IL PROCURATORE DI ROMA FRANCESCO LO VOI NON È AFFATTO UNA TOGA ROSSA, ANZI È UN PESO MASSIMO DELLA CORRENTE DI DESTRA DELL’ANM, MAGISTRATURA INDIPENDENTE
CINQUE ANNI FA, A UN EVENTO, LO VOI STRINGEVA LA MANO A UN SORRIDENTISSIMO MATTEO SALVINI, CHE POI AVREBBE INDAGATO NEL CASO OPEN ARMS (FACENDO IL SUO DOVERE)
Di certo, tutto è Francesco Lo Voi tranne che una toga rossa. Alla Procura di Palermo prima e a quella di Roma poi è arrivato come peso massimo della corrente di destra dell’Anm, Magistratura indipendente, capace di aggregare i consensi di Area e Unicost. Eppure è riuscito ad entrare nel mirino della premier Giorgia Meloni che ieri lo ha sostanzialmente additato come un nemico del governo.
L’ormai famosa foto che a gennaio di cinque anni fa immortalò ad una cena organizzata a Roma dalla giornalista Annalisa Chirico la cordialissima stretta di mano tra l’allora procuratore di Palermo e Matteo Salvini, da pochi mesi suo indagato nell’inchiesta Open Arms, è finita nel dimenticatoio.
Per Giorgia Meloni, Francesco Lo Voi è «lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona». Parole che arrivano in un momento di già elevata tensione tra Palazzo Chigi e la Procura per l’indagine che ha portato l’Aisi, il Servizio di sicurezza interno, ad effettuare accessi alle banche date societarie e fiscali su Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Giorgia Meloni.
Con una relazione firmata dal direttore dell’Aisi Valensise messa agli atti e finita negli atti a disposizione della difesa degli indagati di quell’inchiesta, quattro giornalisti de Il Domani, autori di un’inchiesta su Caputi.
E ora quello che Giorgia Meloni ha evidentemente scambiato come un atto di ostilità nei suoi confronti e che erroneamente rende pubblico come avviso di garanzia ma che invece è una comunicazione di iscrizione della premier, del suo sottosegretario Mantovano e dei ministri Nordio e Piantedosi nel registro degli indagati con conseguente ( e immediato) passaggio degli atti al tribunale dei ministri.
Un cosiddetto atto dovuto che Lo Voi firma concludendo con un “Porgo distinti ossequi”. Tirandosi comunque addosso una valanga di accuse di esponenti del centrodestra ( e non solo) per un «uso politico della giustizia».
Feroci ( e ironiche) poi le critiche per l’esito del processo a Matteo Salvini di cui ( erroneamente) Lo Voi è considerato la mente. In pochi ricordano infatti che ad iscrivere l’allora già ex ministro dell’Interno sul registro degli indagati a novembre 2019 con l’ipotesi di reato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio nei confronti dei migranti bloccati da settimane a bordo della Open Arms non fu Francesco Lo Voi, ma Luigi Patronaggio, allora procuratore di Agrigento.
A quel punto, la procedura impose il passaggio degli atti alla Procura distrettuale competente, quella di Palermo. E Lo Voi si ritrovò sul tavolo il fascicolo con iscritti i nomi di Salvini e del suo allora capo di gabinetto Matteo Piantedosi. Lo Voi chiese al tribunale dei ministri di procedere. Il dibattimento, finito solo a dicembre scorso, si conclude per ora con l’assoluzione di Salvini in primo grado: così Lo Voi, nel frattempo diventato procuratore di Roma, per la destra si è trasformato in un nemico,
(da La Repubblica)
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