IL PROFITTO SENZA IL BENE COMUNE CREA POVERTA’
L’ENCICLICA DEL PAPA “CARITAS IN VERITATE” SUPERA LA DICOTOMIA TRA MERCATO ED ETICA… IL SOCIALE NON DEVE ESSERE VISTO “COME UN MODO PER COLMARE LE CARENZE DELL’ECONOMIA”… ”TRASPARENZA, ONESTA’ E RESPONSABILITA’ NON POSSONO PIU’ ESSERE TRASCURATI”… OCCORRONO AZIONI DI DEMOCRAZIA ECONOMICA E RESPONSABILITA’ SOCIALE
Non deve esistere più un’economia con le sue leggi lontane da un’etica condivisa, e il sociale non deve essere più visto “come un sistema per colmare le carenze dell’economia”.
Nella sua prima e molto attesa enciclica sociale, Benedetto XVI supera le due concezioni e propone la terza via di una “economia di comunione”, un mercato civile, un’etica che sia dentro l’economia di mercato.
La “Caritas in Veritate” appare come l’introduzione teologica alla sintesi sistematica della dottrina sociale degli ultimi decenni.
Nessuna demonizzazione del mercato o del ruolo dello Stato, quanto piuttosto una critica contro gli atteggiamenti culturali che relativizzano la verità .
Al centro dell’attuale crisi economica per il Papa c’è una crisi di verità sull’uomo, sulla storia, sullo sviluppo e sulla tecnica. Lo sviluppo ha bisogno della verità volta alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo.
L’enciclica è un vademecum dove si trovano i grandi temi sociali, dall’immigrazione alla bioetica, al diritto a un lavoro decente, al turismo sessuale, alla tutela dell’ambiente, ai media, ai rischi della tecnocrazia.
“La società sempre più globalizzata ci rende vicini, non ci rende fratelli” – sostiene Benedetto XVI- e propone “una fraternità dei singoli e dei popoli come base di un nuovo modo di fare finanza”. L’esclusivo obiettivo del profitto “senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà , così come un’attività finanziaria per lo più speculativa, i flussi migratori mal gestiti e anche lo sfruttamento delle risorse della Terra”.
Il mercato, precisa il Papa, non è negativo per natura: l’attuale crisi mostra che “i tradizionali principi dell’etica sociale, trasparenza, onestà e responsabilità non possono venire trascurati”.
Il Pontefice rilancia la necessità di una riforma dell’Onu e “dell’architettura economica e finanziaria internazionale” e chiede “una vera Autorità politica mondiale che possa gestire le politiche sociali ed economiche a livello globale”.
Il testo è un messaggio di speranza improntato al realismo.
Un’economia umanista e l’abbandono delle ideologie del secolo scorso permettono di “approfittare dell’occasione offerta dalla crisi mondiale per uscirne insieme”.
Certamente chi non ha il coraggio di intraprendere azioni concrete per una “democrazia economica” e una “responsabilità sociale”, troverà ostico il pensiero del Papa che propone una “etica amica della persona”.
Non è lo strumento ad essere chiamato in causa, ma l’uomo, la sua coscienza morale e sociale. “Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità “, la ricchezza deve raggiungere il maggior numero di Paesi.
I Paesi poveri non devono rimanere subalterni a quelli ricchi. Non hanno bisogno di elemosina, ma “di favorire l’inserimento dei loro prodotti nei mercati internazionali”: bisogna aprirsi a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e di comunione.
Parole che faranno rabbrividire certi ultraliberisti abituati a lucrare anche sulla povertà dei Paesi in via di sviluppo, ma che noi accogliamo invece con favore concordando sul percorso di una economia al servizio dell’uomo e non dell’uomo al servizio dell’economia.
In ogni caso, comunque la si pensi, parole pesanti che inducono alla riflessione sia credenti che laici. Un testo da meditare.
Leave a Reply