IL ROSATELLUM E’ UNA NUOVA PORCATA: 399 NOMINATI E VOTO INCATENATO
POCA LIBERTA’ DI SCELTA PER L’ELETTORE E RESTANO LE PLURICANDIDATURE
Lo chiamano ancora Rosatellum, ma è la terza — forse quarta — versione della riforma elettorale proposta dal Pd. Ora resta solo da scoprire se invano o con qualche speranza. L’ultimo Rosatellum — che da oggi inizia il suo percorso in commissione a Montecitorio — pochi giorni fa era stato chiamato Mattarellum rovesciato per farlo capire meglio (figurarsi se volevano farlo capire un po’ meno), ma in realtà è pensato sulla base del Fianum.
Il Fianum era il disegno di legge che in teoria doveva essere approvato a una velocità superiore all’abbattimento del muro del suono perchè fingevano di essere tutti d’accordo (dal Pd al M5s fino alla Lega) e in pratica invece venne fatto fuori a giugno al primo giorno di votazioni, dopo una manciata di voti segreti, sul sistema elettorale altoatesino, improvvisamente diventato alfa e omega della vita civica del Paese.
Poichè l’anagrafe dei nomignoli dati ai sistemi elettorali neanche nati (Rosatellum, Fianum, Mattarellum rovesciato) aggiunge confusione al caos primordiale che già contraddistingue temi così popolari come la riforma elettorale, è forse utile ricominciare da zero.
Per esempio: quello in discussione viene chiamato Rosatellum, ma è l’ennesima opzione che porta questo nome che deriva da quello di Ettore Rosato, capogruppo del Partito democratico alla Camera.
Il Rosatellum 3 il ritorno ricorda il Mattarellum perchè è un sistema misto maggioritario-proporzionale, ma le percentuali con cui si compone il Parlamento sono ribaltate: per quasi due terzi (64 per cento dei seggi) si userà il proporzionale, per il restante numero di seggi (36 per cento) il maggioritario.
Il Mattarellum funzionava al contrario, come qualcuno forse ricorda: tre quarti delle Camere derivavano dai collegi uninominali (cioè quelli dove chi arriva primo, diventa parlamentare), mentre gli altri deputati e senatori venivano eletti con il proporzionale anche per tutelare la rappresentanza dei partiti più piccoli.
Insieme alle coalizioni, è questo l’unico punto di novità della proposta del Pd è identica a quella bocciata a giugno dalla Camera.
Tutto gira intorno al Trentino-Alto Adige
Perchè quella proporzione, 64-36? Perchè per fare presto bisogna ripartire dall’emendamento che ha soppresso l’accordo Pd-M5s, a giugno.
Era firmato dai deputati di Forza Italia e M5s Micaela Biancofiore e Riccardo Fraccaro, la prima bolzanina, il secondo trentino.
Dice che per il Trentino-Alto Adige vale lo stesso sistema di tutto il resto d’Italia. Con lo scrutinio segreto, passa con le vele spiegate tipo la Vespucci: non solo con i voti dei Cinquestelle, ma anche con diversi franchi tiratori e con numerose assenze nel Pd.
Con quella mossa il Trentino-Alto Adige ha 6 seggi con collegi uninominali e altri 5 con il proporzionale.
Per cristallizzare questo schema in modo da non far ripartire l’iter parlamentare daccapo e proseguire con la calendarizzazione già decisa per il ddl precedente, il Partito Democratico ha cucito in sostanza il nuovo sistema addosso al risultato dell’emendamento Biancofiore-Fraccaro.
Un secondo effetto virtuoso — secondo la visione del Pd — è che verrebbero ripristinati i collegi uninominali in Trentino Alto Adige, una fissa dell’Svp nel Tirolo del Sud e del Patt in Trentino, storici alleati del centrosinistra.
Quindi, per concludere, 231 seggi saranno uninominali maggioritari (chi vince nel collegio, prende il posto) e gli altri 399 proporzionali (12 dei quali nelle circoscrizioni estere).
Tutto questo si gioca naturalmente sul numero dei collegi perchè per portarsi dentro l’accordo Forza Italia servono le liste bloccate e la Corte Costituzionale, bocciando il Porcellum, ha detto che le liste quando sono bloccate devono essere brevi.
Quindi serviranno collegi grandi più o meno come il territorio di una provincia e quindi potrebbero tornare utili i 100 collegi disegnati per l’Italicum, pace all’anima sua.
Un’altra opzione potrebbero essere collegi uninominali con distribuzione proporzionale, come accadeva per il Senato fino al 1992.
Brevi o non brevi, resta il concetto dei “nominati” dalle segreterie, sia pure riconoscibili come vuole la Consulta.
Tanto più che resistono in modo valoroso le pluricandidature: ci si potrà presentare in tre listini proporzionali diversi, quindi se un candidato è bocciato qui, potrebbe passare là , specie se davanti ha un leader di partito che fa da traino.
Lo potrà fare anche un candidato di collegio che così potrà contare su 4 possibili tentativi di essere eletto.
Sono garantite come sempre le quote di genere. In ogni coalizione nessuno dei due generi può superare la quota del 60 per cento nei collegi uninominali a livello nazionale e lo steso vale per i listini proporzionali.
Le coalizioni così così e la soglia del 3 per cent
La soglia di sbarramento è al 3 per cento e quindi sono sul filo partiti come Mdp, Sinistra Italiana, Alternativa Popolare anche se trovassero posto in una coalizione.
Sono previste le coalizioni (cosa che fa imbestialire il M5s) ma dovranno superare la soglia del 10 per cento per accedere al riparto dei seggi.
Ma non sono coalizioni autentiche: sembrano piuttosto cartelli elettorali.
Il motivo è questo: non c’è un simbolo unico per la coalizione al quale è collegato il candidato del collegio. In realtà ogni simbolo di partito ha il suo candidato al collegio, il cui nome quindi si ripeterà sulla scheda al fianco di ogni partito che lo sostiene.
Niente disgiunto, resta il voto “incatenato”
Non esiste voto disgiunto, cosa che invece accadeva con il Mattarellum. All’epoca le schede erano due, a questo giro — ancora una volta — si sceglie la scheda unica.
Il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono.
Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Il massimo della libertà dell’elettore sarà barrare solo il candidato del collegio.
Perchè per il resto non ci saranno preferenze: scegliendo il simbolo, l’elettore sarà costretto a prendersi tutto il listino dei nomi, a partire dal capolista.
(da “NextQuotidiano“)
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