IL SEGNO DELLA GIUSTIZIA
E’ ORA CHE LE BIG TECH AMERICANE PAGHINO LE TASSE
Ognuno di noi ha un lato oscuro, in ciascuno di noi alberga un ultrà, un rissante, un facinoroso. La civilizzazione serve a tenerlo a bada, ma ci sono momenti nei quali l’ultrà che è in noi sente di potere ululare liberamente. Quel momento, per me, verrà se per davvero l’Unione Europea deciderà di far pagare le tasse a Big Tech, i colossi americani della comunicazione e dei servizi. I giornali la chiamano “rappresaglia” contro i dazi di Trump, ma no, non sarebbe rappresaglia, sarebbe giustizia. Molto tardiva: ma giustizia.
Come scrivo da una vita, in proporzione uno come me (appartengo al famoso popolo delle partite Iva) o un lavoratore dipendente, paga due, tre, dieci volte più tasse di Bezos, Musk, Zuckerberg. Incredibile ma vero.
La distruzione del ceto medio – che coincide, in parte rilevante, con la distruzione della democrazia – discende anche da questa mostruosa eccezione al principio dell’equità fiscale. E le folli, grottesche ricchezze da Ancien Régime accumulate da pochissimi ai danni di moltissimi sono un capo d’accusa tremendo, implacabile, nei confronti del neocapitalismo.
Capita, quasi occasionalmente, che l’avvento di Trump abbia reso urgente occuparsi di cose delle quali nessuno ha inteso occuparsi, sebbene fossero urgenti ben prima di Trump. Tassare Big Tech – tassarla almeno quanto un operaio, una gelateria, un’impiegata – è una di queste cose. Poi ci sarebbe, volendo, la riscoperta del concetto di antitrust, che fu uno degli archetipi della democrazia americana. Ricordarsene almeno in Europa non sarebbe male.
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