IL SINDACO DI RIACE: “NELLA CALABRIA DELLE ECOMAFIE ARRESTANO ME”
“MAI RUBATO UN EURO, MIO PADRE MI AIUTA AD ARRIVARE A FINE MESE”
“Non mi sono pentito per niente”. Non si arrende il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. È ancora ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perchè coinvolto nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla Procura di Locri.
Non ci sta, però, a passare per delinquente, per un sindaco che ha sfruttato l’accoglienza per fare business.
Nel giorno in cui fuori dalla sua abitazione si sono ritrovate oltre 5mila persone per manifestargli solidarietà , Mimmo “u Curdu” reagisce.
Saluta tutti con il pugno chiuso dalla finestra della sua cucina e risponde alle accuse dei suoi detrattori.
Tutto è partito da una relazione negativa della prefettura che, subito dopo ha portato a “una denigrazione del modello Riace soprattutto da parte di una stampa legata a un’idea politica che da lì a poco avrebbe rappresentato l’idea politica del governo italiano. Veniva scossa tutta una comunità che aveva immaginato un futuro possibile a Riace”.
“Uno degli obiettivi — aggiunge Lucano — era quello di indebolire e dimostrare che Riace era come tutti gli altri. Il gip ci ha messo 20 secondi a capire che non c’è la frode allo Stato. Ormai non ho più nulla da perdere, cosa mi rimane? Ma se io dovevo approfittare dei soldi, non potevo aiutare i miei familiari che vivono in condizioni di indigenza. Mia moglie è iscritta nell’elenco delle famiglie povere di Siena, i miei figli hanno bisogno di aiuto e a me mi aiuta mio papà ad arrivare alla fine del mese?. Gliel’ho detto anche al gip: mi state arrestato per questo in una Regione controllata dalle mafie e diventata la pattumiera d’Europa che qui scarica i rifiuti tossici? Devo pagare io che ho cercato di costruire un’opportunità per il mio territorio”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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