IL SINDACO PDL: “DOPO L’ALLUVIONE ABBANDONATI DAL PARTITO”
ANNA LAZZARIN, PRIMO CITTADINO DI VEGGIANO, IN VENETO: “SIAMO IN TANTI A DOVER GESTIRE L’EMERGENZA DA SOLI”… E ZAIA NON SA NEANCHE DI COSA SI PARLA
“Davanti alle scelte difficili siamo stati lasciati soli dai partiti, dobbiamo studiarci le ordinanze e applicarle seguendo l’istinto e le necessità del territorio, nessuno ci dice come”.
È la solitudine dei primi cittadini, dei tanti sindaci di piccoli paesi che si sentono lontani dal partito e abbandonati dai politici regionali e nazionali del loro stesso schieramento.
Accade per esempio ad Anna Lazzarin, sindaco di Veggiano, un concentrato di campi arati e villette lungo la statale che collega Padova a Vicenza , e di asili nido ricavati in austere ville venete in mezzo a parchi potati di fresco.
A Veggiano abitano molti agricoltori, ma anche famiglie giovani con bambini. Persone piene di progetti rimasti impigliati sotto la piena che i primi di novembre ha danneggiato case, campi, ristoranti e negozi, in un filotto di paesi rovesciati dal fango e dall’acqua.
“Prima ero un sindaco come tanti, avevo la mia privacy, poi la mia alluvione ha cambiato tutto”.
Lazzarin la chiama “la mia alluvione”, che le fa suonare il cellulare ogni momento, per cui riceve cittadini ogni minuto della giornata.
“Vengono a suonare a casa mia, mi chiedono aiuto; io capisco, ma non ho più pace”.
Dopo l’alluvione uno staff di psicologi dell’Ulss ha preso postazione in municipio per fronteggiare le ansie di cittadini (e anche del sindaco ).
“Io ho una farmacia: le persone vengono a chiedere tranquillanti per calmare l’ansia, qualcuno cova un esaurimento nervoso”.
Sì perchè Anna Lazzarin, 46 anni e tre figlie da crescere (l’ultima ha 7 anni) è anche la farmacista del paese, un’attività che gestisce in società col fratello. Una signora laureata e benestante, con un impegno nella vecchia Dc confluita poi nel Pdl: “Non mi sono mai tesserata, oggi non mi riconosco più in questo partito e in un governo che non mi rappresenta, nè come piccola imprenditrice nè come amministratrice pubblica”.
La sindachessa è stata eletta nel 2007 grazie a una strana alleanza Pdl-Pd contro la Lega, un sodalizio che tuttora dura.
“I leghisti in consiglio comunale mi votano sempre contro, anche se sono direttive dalla Regione e quindi provenienti dai vertici della Lega”.
Dopo l’alluvione la sindachessa manda a memoria le ordinanze del governo sugli aiuti. “Zaia mi prende in giro, dice: allora sindaco so che è un’esperta di ordinanze di Berlusconi è vero?”.
Una dedizione da cui invece Zaia è lontano, almeno secondo Lazzarin, che ha messo in piedi una squadra di sindaci arrabbiati e agguerriti quanto lei, uniti dallo stesso sentimento di abbandono e solitudine.
Sono i primi cittadini dei luoghi più colpiti dall’alluvione, i sindaci di Bovolenta, Casalserugo, Ponte San Nicolò e Saletto.
Il primo aprile dopo molte insistenze sono stati ricevuti da Zaia. “Si è presentato con il super dirigente incaricato dell’alluvione Mariano Carraro, l’assessore alla protezione civile, quello all’ambiente e 12 tecnici. Quando li abbiamo visti ci siamo detti: allora gli abbiamo davvero fatto paura”.
E quindi? “Mi sono chiesta: c’è qualcosa di peggio dell’alluvione? Si, è trovarsi davanti a un presidente di Regione impreparato e confuso, che non sa nulla e non si è informato per niente di quello che noi e tutti gli altri paesi colpiti abbiamo dovuto sopportare”.
La sindachessa ha chiesto 13 milioni di danni, ne sono già arrivati 3,9.
“Non voglio gli altri soldi subito, vorrei sapere quanti me ne daranno e soprattutto quando”.
Invece dalla riunione non è uscita nessuna certezza, anzi: “Io esponevo i fatti e Zaia continuava a chiedere ai suoi se era vero quello che dicevo perchè non ne sapeva nulla”.
Alla fine Zaia ha pregato i sindaci di non informare dell’incontro la stampa e Carraro di andare a Roma a chiedere altri soldi.
Ha assicurato che sui tempi dei lavori pubblici e sulle erogazioni per quelli privati avrebbe informato i sindaci entro Pasqua.
“Siamo a maggio e ancora non sappiamo nulla”.
Erminia della Frattin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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