IL VENETO RISCHIA DI SPAZZARE VIA SALVINI E IL “CAPITONE” TENTA LA CONTROMOSSA DISPERATA
IL PIANO B DEL LEADER DELLA LEGA: “SE NON PASSA IL TERZO MANDATO PER I GOVERNATORI, IL CENTRODESTRA DOVRÀ PUNTARE SU UN LEGHISTA”… MA ZAIA E I SUOI FEDELISSIMI NON ARRETRANO: “SE A ROMA NON CI CONCEDONO IL TERZO MANDATO SIAMO PRONTI A QUALUNQUE CORSA”… ANCHE LA DUCETTA NON È BEN DISPOSTA: VUOLE PRENDERSI LA RICCA REGIONE CON IL TRUZZU VENETO, LUCA DE CARLO
Dalla regola del governatore uscente a quella del partito uscente. Zaia non può ricandidarsi perché il limite di due mandati non si tocca? Al suo posto la coalizione dovrà comunque puntare su un leghista.
Il piano B della Lega per tenersi stretto il Veneto è stato presentato al tavolo del centrodestra mercoledì sera, durante le trattative finali sui candidati per Basilicata, Umbria e Piemonte. La proposta, formalizzata mentre Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si leccavano le ferite della sconfitta sarda, eviterebbe di arrivare a uno scontro frontale al Senato sul terzo mandato. Che non sarebbe certo un bel segnale di unità.
Eppure, ad oggi, una spaccatura è ancora molto concreta: il Carroccio insiste nel voler presentare in Aula durante l’imminente voto sulla conversione del decreto legge sull’Election Day l’emendamento sul terzo mandato per i governatori già bocciato in commissione Affari costituzionali, Fratelli d’Italia e Forza Italia ribadiscono la loro contrarietà.
Senza contare che Giorgia Meloni potrebbe disinnescare la situazione mettendo la fiducia sul provvedimento, facendo decadere automaticamente tutti gli emendamenti e dando ancora più forza al suo no.
Il piano B della Lega nasce in questo scenario e consentirebbe a Matteo Salvini di potersi presentare davanti ai “lighisti veneti”, più in subbuglio che mai, con qualcosa in mano. Del resto Alberto Villanova, capogruppo del Carroccio al consiglio regionale Veneto, e fedelissimo del governatore Luca Zaia, non si sposta di un millimetro. «Dalla linea del Piave non si può arretrare – dice –. I veneti devono avere la possibilità di decidere liberamente da chi farsi governare anche per il prossimo mandato. Se a Roma decideranno di non concederci questa libertà siamo pronti a qualunque corsa».
Che Meloni accetti di discutere la proposta di Salvini, però, sembra molto complicato. Sia perché la regola del partito uscente rischia di congelare lo status quo non solo in Veneto, ma nel lungo periodo ad esempio anche in Lombardia, sia perché la premier deve tenere conto anche delle richieste «dal basso» del suo partito. Che spera di crescere ancora e, ovviamente, di contare di più. Lo ha ribadito ieri, intercettato nella sala Garibaldi del Senato, Luca De Carlo.
È presidente della Commissione agricoltura di Fratelli d’Italia, ma parla nelle vesti di aspirante successore di Luca Zaia: «Credo che la Lega andrà avanti sul terzo mandato fino alle Europee – dice con una certa rassegnazione – ma noi abbiamo deciso». I
l Carroccio insiste: «Il candidato lo scegliamo qui» e De Carlo risponde: «Anche Zaia a suo tempo fu scelto, come successore di Galan, con un accordo romano, quindi non mi sembra un argomento valido». Il senatore bellunese fissa anche una soglia per le Europee: «Prenderemo il 30%, come alle politiche».
In ogni caso non sono solo il Veneto, Luca Zaia e il terzo mandato a impensierire via Bellerio. Il risultato sardo, con la «Lega per Salvini premier» passata in cinque anni dall’11,4% del 2019 al 3,8% di domenica scorsa, avrebbe fatto cambiare idea a Matteo Salvini anche su un altro progetto: un congresso federale blitzkrieg, pensato per rinsaldare la sua leadership prima delle Europee. Una sorta di assicurazione preventiva, qualora i risultati del 9 giugno segnassero un nuovo arretramento nei consensi.
La suggestione, fra quadri e militanti, circola da qualche tempo, come circola anche la voce che Roberto Calderoli abbia cercato di dissuadere fin dall’inizio i più stretti collaboratori di Salvini.
La Sardegna lo avrebbe aiutato in questa moral suasion. La questione tra l’altro, oltre che politica, sarebbe anche tecnica. Prima di procedere con un congresso nazionale, infatti, il Carroccio dovrebbe innanzitutto portare a termine il processo dei congressi regionali celebrando quello lombardo. Congresso in stand-by da mesi. Anche perché in campo ci sarebbero due nomi di peso: quello dell’attuale commissario Fabrizio Cecchetti, fedelissimo di Salvini, e quello di Massimiliano Romeo, capogruppo del partito al Senato.
A detta di molti, però, nelle prossime settimane anche su questo fronte si starebbe valutando un’accelerata. C’è chi è convinto, ad esempio, che l’assemblea potrebbe essere convocata già ad aprile.
(da La Stampa)
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