IL VIMINALE BLOCCA I TASER: NON HANNO SUPERATO LE PROVE BALISTICHE
NON SAREBBERO PRECISE, METTENDO A RISCHIO PERSONE E AGENTI… “POSSONO ESSERE USATE CON ECCESSO DI DISINVOLTURA”… I PISTOLERI SOVRANISTI POSSONO RIFARSI CON LE PISTOLE AD ACQUA
Stop al taser, almeno per il momento. Il Ministero dell’Interno ha emanato una circolare lo scorso 21 luglio per comunicare la “non aggiudicazione” della fornitura delle pistole ad impulso elettrico della Axon Public Safety Germany — ex Taser International, che aveva vinto la gara indetta l’anno scorso per la fornitura del modello TX2 – e il ritiro dei dispositivi già in dotazione alle forze dell’ordine.
Alcune caserme stavano portando avanti la sperimentazione delle pistole, grazie alla fornitura, a titolo gratuito, dei dispositivi da parte dell’azienda. Si tratta di 32 taser, che ora verranno riposti nelle armerie delle questure.
Per implementarle mancava solo un passaggio: le prove balistiche. Che non sono andate a buon fine, anzi. Proprio per questo, il Viminale ha chiesto ai questori di Milano, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Catania, Brindisi e Genova di “dar corso all’immediato ritiro e alla custodia, presso le rispettive armerie, dei dispositivi”.
Si tratta delle città in cui era stata avviata la sperimentazione delle pistole ad elettroshock, partita a marzo 2018. “La Direzione centrale dei servizi tecnico logistici — si legge nella circolare – “ha determinato la non aggiudicazione della procedura ad evidenza pubblica diretta all’acquisizione delle pistole ad impulsi elettrici da destinare alle forze di Polizia”. Insomma, tutto rinviato a data da destinarsi. Un iter che era iniziato nel 2014, e che è stato accelerato quando Matteo Salvini era a capo del Viminale.
Ma cos’è andato storto di preciso? Le prove balistiche avvenute al centro di tiro della Polizia di Nettuno, il luogo in cui di solito si fanno i collaudi per i dispositivi in dotazione alle forze dell’ordine, hanno rivelato — alla presenza degli istruttori di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza – delle lacune molto gravi, potenzialmente pericolose per i cittadini e per gli stessi agenti.
In primis – racconta un articolo di Francesco Grignetti su La Stampa – la mancanza di precisione dei dardi. Inoltre, in alcune occasioni il dardo si è staccato dal cavo elettrico: “In merito alla prova di sparo fuori bersaglio, sono state riscontrate delle criticità relative alla fuoriuscita dei dardi, che hanno dato risultanze non conformi alle previsioni del Capitolato tecnico”, scrive il Dipartimento della Polizia di Stato.
Adesso bisognerà vedere come risolvere la questione della gara d’appalto. La società , scrive ancora La Stampa, si è opposta alla decisione, manifestando “grande stupore”: “Nel corso delle precedenti prove balistiche, i dispositivi della società avevano dimostrato piena aderenza alle specifiche tecniche previste dal Bando di gara in oggetto”. Probabilmente si passerà per vie legali, allungando ancora di più i tempi. Axon ha chiesto la ripetizione in contraddittorio dei test balistici.
In queste condizioni, la rinuncia alle pistole elettriche di Axon si è rivelato un atto dovuto. Infatti, questo grosso inconveniente probabilmente non cambia l’indirizzo del Ministero dell’Interno, che vorrebbe dotare le forze dell’ordine dei Taser.
Così come sono gli stessi agenti a chiedere con forza la loro implementazione, per bocca dei sindacati di categoria. Fonti di polizia riferiscono ad HuffPost di essere favorevoli al taser di per sè, ma che alla luce dei problemi emersi non lo userebbero, visti i problemi per la sicurezza
La pistola ad impulsi elettrici, comunque, rimane un argomento controverso. Per la legislazione italiana rientra nella categoria delle “armi proprie”: può essere venduta a un singolo con il porto d’armi, tramite uno specifico permesso, ma non può essere portata in giro.
Inoltre, non può essere prodotta in Italia. Nonostante la sua diffusione nel mondo — le forze dell’ordine di più di 107 paesi ce l’hanno a disposizione – nel 2007 l’Onu ha etichettato l’arma come uno “strumento di tortura”.
Inoltre, è noto che alcune categorie di persone sono particolarmente esposte all’elettroshock, come i cardiopatici o chi fa uso di droghe o ha fatto sforzi fisici prolungati (ad esempio chi sfugge ad un inseguimento). Nel 2019, Reuters aveva stimato che 1.081 persone sono morte negli Stati Uniti dai primi anni 2000 in seguito a colpi ricevuti da un taser.
In Italia è stata Amnesty International a lanciare un allarme sui pericoli del Taser. Lo ha fatto nel 2018, quando era stata ufficializzata la sperimentazione. Come spiega ad HuffPost Riccardo Noury, portavoce della ong, “Proprio per la sua minore letalità può essere usata con eccesso di disinvoltura”. L’organizzazione “non è pregiudizievolmente contraria all’uso del taser”, ma “siamo preoccupati” dall’implementazione delle pistole senza degli studi accurati sui rischi.
Noury racconta l’esempio dell’Olanda: “Lì la sperimentazione è partita nel 2017, ed è stata fallimentare. Quello che è emerso è che nella metà dei casi le persone colpite dal taser erano già ammanettate, o dentro un veicolo, o in una cella di polizia o di un ospedale psichiatrico. In tutti questi casi il loro comportamento non consisteva in una immediata minaccia alla vita. Quindi, nella metà dei casi questa sperimentazione ha mostrato un uso illegale e non necessario della pistola”. L’uso del taser sarebbe regolamentato da un protocollo rigido, ma la categoria di soggetti fragili è ampia: “Le persone non possono mostrarti il certificato medico in quel momento”.
(da “NextQuotidiano”)
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