IL VOTO A SORPRESA DEGLI OPERAI DELLA FIAT
TRA GLI ISCRITTI ALLA FIOM IL 25% HA VOTATO SI’, TRA I SINDACATI CHE APPOGGIAVANO IL SI’ IL 33% HA VOTATO NO….E TRA I NON ISCRITTI AI SINDACATI IL 60% HA VOTATO NO… MAGGIORANZA PRAGMATICA E MINORANZA RISSOSA O SOLO TANTI INCAZZATI?
Il voto dei lavoratori Fiat delle Carrozzerie di Mirafiori impone alcune riflessioni, fermo restando che il risultato è a favore del Sì all’accordo sulla futura organizzazione del lavoro.
La prima considerazione da fare è che nessuno aveva previsto che la linea del No sostenuta dalla Fiom avrebbe raccolto tanto consenso.
La seconda riguarda la quantità di operai che hanno votato no all’accordo, facendo una scelta considerata alla vigilia, da tutti gli osservatori e da quasi tutti gli stessi protagonisti della contesa, irrazionale e autolesionista.
Solo dieci giorni prima dell’apertura delle urne i sindacati firmatari dell’accordo con Marchionne (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl), titolari del 70 per cento delle tessere sindacali delle Carrozzerie di Mirafiori, si dicevano certi di raggiungere con il Sì l’80 per cento dei consensi.
Un ottimismo che ha contagiato tutte le forze politiche e forse la stessa Cgil. L’ultimatum di Marchionne (“se vince il No sbaracco tutto”) sembrava efficace. Tutto il ceto politico si è immaginato un ceto operaio realisticamente proteso alla difesa del posto di lavoro prima di tutto.
I risultati hanno sorpreso la stessa Fiom, che prima dell’apertura delle urne considerava un buon successo stare con il Sì sopra il 30 per cento.
L’esito dello spoglio dice che i Sì sono stati 2.735, i No 2.325.
Se si sottraggono i voti degli impiegati (421 Sì, 20 No), si scopre che tra gli operai i Sì (2.314) prevalgono sui No (2305) di soli 9 voti.
Politicamente è un pareggio…
Un exit poll su 500 votanti realizzato dal sito Internet Termometro Politico fornisce indicazioni curiose.
Tra gli iscritti della Fiom, uno su quattro avrebbe votato Sì.
Tra gli iscritti alle quattro sigle del fronte del Sì, uno su tre avrebbe votato No, cioè senza stare a sentire il proprio sindacato.
E tra i non iscritti al sindacato (considerati da tutti orientati al tacito consenso per la linea aziendale) il No avrebbe sfiorato il 60 per cento.
Viene fuori un quadro frastagliato del voto.
A chi ha rappresentato la sfida di Mirafiori come un confronto tra una maggioranza modernamente pragmatica e una minoranza rissosa e ideologizzata bisognerebbe ora ricordare come molti iscritti alla Fiom votino Lega Nord e Pdl.
Sicuramente il No era una scelta che non dava grande prospettiva, e infatti quasi tutti coloro che hanno votato così hanno detto ai rilevatori di Termometro Politico di aver voluto dire No a un ricatto.
Sicuramente la metà degli operai di Mirafiori non sono pragmatici come si credeva.
Ma adesso dobbiamo definirli ideologizzati o più semplicemente esasperati fino all’eventuale autolesionismo…?
Questa è la discussione che nelle prossime settimane potrebbero utilmente condurre tutti quei politici e sindacalisti che di questo umore operaio non hanno avuto nè un sentore nè un sospetto…
Rimane un problema: il Rinascimento automobilistico di Marchionne partirà , tra un anno e mezzo almeno, con l’assemblaggio del nuovo Suv marchiato Jeep e Alfa Romeo affidato a una catena di montaggio in cui un addetto su due, grosso modo, avendo votato No è stato ieri salutato dallo stesso Marchionne come “legato al passato e restio al cambiamento”, preso dalla “rassegnazione del declino”, che per sua natura “parla soltanto o aspetta che le cose succedano”.
Agli operai del No, alla metà degli operai di Mirafiori Carrozzerie, Marchionne chiede di mettere da parte “ideologie e preconcetti”.
Come se fossero preda della propaganda estremista della Fiom.
E invece sono preda di una sorda incazzatura che supera la stessa paura e che neppure gli uomini Fiom hanno colto in pieno.
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