IL WELFARE DI RENZI: LAVORARE GRATIS, MA PER LA PATRIA
IL SERVIZIO CIVILE PER GARANTIRE ASSISTENZA IN REALTA’ GIA ESISTE DAL 2006, RENZI NON INVENTA UN BEL NULLA
Una “difesa della Patria”: una leva di giovani per un Servizio civile universale fino a un massimo di 100 mila giovani l’anno tra i 18 e i 29 anni”.
Come spesso accade con Matteo Renzi, anche in questo caso, la forza dell’annuncio precede i fatti e in parte li oscura.
L’ultima proposta del presidente del Consiglio, infatti, si rivolge al mondo del volontariato e a quello della disoccupazione giovanile, prospettando un impegno civile ammantato di orgoglio nazionale.
La proposta è rivolta “ai giovani che lo richiedono”, quindi è volontaria, punta a offrire “una esperienza significativa” che non duri troppo, 8 mesi prorogabili di 4, è aperta agli stranieri e prevede anche dei “benefit”: “crediti formativi universitari, tirocini universitari e professionali, riconoscimento delle competenze acquisite” .
Non si parla di denaro ma il Servizio civile attualmente è remunerato con circa 400 euro mensili
“Strano perchè il Servizio civile in Italia esiste già ” ricorda Giulio Marcon, deputato di Sel ma già docente di Terzo settore e politiche sociali e autore di studi sull’argomento.
“La legge risale al 2001, ma è nel 2006 che il servizio diventa esclusivamente volontario per effetto della soppressione della leva obbligatoria e la gestione viene trasferita a Regioni e Province. Da quell’anno, in effetti, si verifica il boom di iscrizioni con oltre 40 mila giovani che, però, dopo il 2008, con i tagli di Berlusconi e Tremonti, si riducono fino ai circa 15-16 mila all’anno. Prodi stanziò 300 milioni, aggiunge Marcon, ma poi sono stati portati a 70. Perchè, invece di fare annunci, Renzi non aumenta quella cifra?”.
L’idea della “difesa della Patria”, in realtà , è contenuta in un documento chiamato Linee guida per una Riforma del Terzo settore che costituisce la sostanza del progetto. Renzi l’aveva promesso a Lucca, lo scorso aprile, al Centro nazionale per il volontariato presieduto dal deputato Pd Edoardo Patriarca, vera autorità del settore. Così come ne fa parte il sottosegretario al Lavoro, con deleghe alle politiche sociali e al Terzo settore, Luigi Bobba, a lungo presidente delle Acli che parla di un “Civil act”: “Il futuro welfare — chiarisce — non potrà essere quasi esclusivamente pubblico nè vogliamo una deriva di tipo privatistico. L’idea è di dar vita a un welfare di tipo partecipativo”.
“Un giovane su tre impegnato nel servizio civile — rincara Giuseppe Guerini, portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Sociali — trova lavoro”.
A tutti costoro, Renzi assicura che il Terzo settore è in realtà “il primo”.
E quindi si farà una riforma con un Testo unico per costruire un intervento “complementare” a quello dello Stato in materia di diritti sociali, valorizzando “l’autonoma iniziativa dei cittadini” con “nuovi modelli di assistenza in cui l’azione pubblica possa essere affiancata dai soggetti operanti nel privato sociale”.
Per dirla con Renzi: “Pubblica amministrazione e Terzo settore sono le due gambe su cui fondare una nuova welfare society”.
E in cui si possa anche far profitto. Uno strumento individuato, già esistente, è il rafforzamento del “voucher universale” a disposizione delle famiglie e “speso” in strutture pubbliche o private. Proposta già avanzata dal centrodestra in versione ciellina, leggi Formigoni o Lupi
In questa chiave Renzi propone di rivedere il Libro I Titolo II del Codice civile, l’aggiornamento della legge sul Volontariato, la riesumazione dell’Authority del Terzo settore (abolita da Monti), la riforma del 5Xmille con il suo “potenziamento” ma soprattutto la sussidarietà , “verticale” — Stato-Regioni-Enti locali — e “orizzontale”: Enti locali-associazioni private.
Per questo si propone di “far decollare l’impresa sociale” anche “remunerando il capitale”. È questo lo schema in cui, ultimo tassello, si inserisce la proposta della “leva di giovani per la ‘difesa della Patria’”.
“Come spesso capita — conclude Marcon — ci sono cose positive e altre che costituiscono degli annunci. Il rischio principale, però, è che si utilizzi il Servizio civile per sostituire il welfare pubblico”.
Salvatore Cannavò
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