IN FORZA ITALIA VOLANO STRACCI PER LA MANOVRA: QUATTRO DEPUTATI AZZURRI, MEMBRI DELLA COMMISSIONE BILANCIO, SONO FINITI NEL MIRINO DEI COLLEGHI PER LE TROPPE “MANCETTE” INFILATE ALL’ULTIMO NELLA LEGGE DI BILANCIO
SOTTO ACCUSA TRA GLI ALTRI GIUSEPPE MANGIALAVORI PER I MILIONI DESTINATI ALLA “SUA” CALABRIA E ROBERTO PELLA PER I 7 MILIONI ALLA LEGA DEL CICLISMO PROFESSIONISTICO, DI CUI È PRESIDENTE
Sul banco degli imputati finiscono in quattro. Fanno tutti parte della commissione Bilancio della Camera, lì dove si sono decisi i giochi della manovra. E soprattutto la spartizione delle risorse, è l’accusa rivolta ai deputati di Forza Italia in questione da alcuni colleghi di partito. Il rimprovero: troppa autonomia a danno del gruppo. Scelte solitarie, sbagliate.
I quattro, dunque. Il presidente della quinta commissione di Montecitorio, Giuseppe Mangialavori, insieme a Roberto Pella, Francesco Cannizzaro e Mauro D’Attis, quest’ultimo anche relatore alla Finanziaria.
Nelle ultime ore sono finiti al centro di critiche che corrono sulle chat WhatsApp dei “dissidenti”. «Solo Peppe si è preso cinque milioni per la Calabria», è uno dei messaggi che tirano in ballo Mangialavori. Calabrese, come Cannizzaro, anche lui bersaglio dei rimbrotti per aver destinato dieci milioni alla sua regione.
Altri quattro milioni, in tre anni, andranno all’università di Reggio Calabria per acquistare e ristrutturare immobili da destinare alla realizzazione del progetto «Campus universitario del Mediterraneo». Nella lista ci sono anche 3,8 milioni per la riqualificazione di immobili e il rifacimento di strade nei comuni della Vallata del Gallico (Rc).
A Pella, invece, viene rimproverato di aver destinato 7 milioni alla Lega del ciclismo professionistico, di cui tra l’altro è presidente. Risorse che, come si legge nel testo licenziato dalla Camera, puntano a «valorizzare e promuovere il territorio italiano e le singole regioni».
Lui, Pella, si difende. Ai suoi collaboratori ha ribadito l’importanza di questa misura: le risorse andranno a 70 gare di ciclismo che hanno grande visibilità, non a micro misure come le tante, è il ragionamento, che anche Forza Italia ha chiesto e ottenuto con gli ordini del giorno.
Tutte le misure dei quattro deputati sono entrate dentro la manovra attraverso gli emendamenti approvati in commissione. Ma questo non è bastato a tenerli al riparto dalle critiche.
Per chi non ha gradito questa impostazione è un problema di metodo: le decisioni, è il rilievo, dovevano essere collegiali.
Non è stato gradito neppure il merito della questione: «Facciamo ogni giorno sforzi per parlare con le categorie e dare risposte strutturali e poi per un paio di mancette rischiamo di apparire come il partito che pensa al campanile della chiesa», annota una fonte azzurra lontana dai microfoni. Nessuno esce allo scoperto, ma dentro il partito il gruppetto di 3-4 deputati “contestatori” sono capeggiati da Maurizio Casasco, l’ex presidente di Confapi.
In ogni caso, ragionano i quattro deputati, si è sempre fatto così. Insomma – è il ragionamento – chi siede in commissione Bilancio ha una sua “quota” da spendere, che per questa manovra sarebbe stata pari a 40 milioni, dieci a testa quindi. Ma evidentemente lo schema non regge più.
(da agenzie)
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