IN ITALIA 1 EURO SU 2 VA IN TASSE E PER PAGARLE UN’IMPRESA PERDE 334 ORE
LA MEDIA UE PER PAGARLE E’ DI 232 ORE, L’ITALIA E’ AL 136° POSTO SU 183 PAESI….E AL 6° POSTO NEL PESO DEGLI ONERI TRIBUTARI E PREVIDENZIALI….DA NOI 15 BALZELLI, CONTRO UNA MEDIA UE DI 11…LA PRESSIONE FISCALE REALE ARRIVA AL 50,6%, SECONDO I COMMERCIALISTI
L’ordine dei commercialisti ci ha recentemente spiegato che per ogni euro guadagnato, la metà se ne va in tasse.
Al contempo la Banca mondiale ci fa sapere che le tasse italiane per le imprese sono tra le più complicate e lunghe da pagare dell’intero pianeta. Secondo il rapporto Payng Taxes, l’Italia è al 136esimo posto su 183 Paesi nel tempo necessario per pagare le tasse.
Per pagarle tutte, un’impresa italiana di medie dimensioni impiega normalmente 334 ore, mentre la media Ue è di 232, in riduzione rispetto alle 257 dell’anno precedente.
Anche la media mondiale di 286 ore è ben più bassa della nostra.
E per gli altri indicatori, le cose non vanno meglio.
L’Italia risulta al 166esimo posto nella classifica del total tax rate, ovvero il peso complessivo degli oneri tributari e previdenziali sul conto economico di un’impresa.
A fronte di una media mondiale del 48,3% ed europea del 44,5%, nel nostro Paese la percentuale è del 68,4%.
Per quanto riguarda il numero dei pagamenti poi, in Italia le imprese devono fare i conti in media con 15 balzelli, contro i 9,5 del resto del mondo e gli 11 della Ue.
I dottori commercialisti denunciano che la pressione fiscale reale in Italia nel 2008 non si è attestata al livello già alto del 42,8%, come da stime ufficiali, ma al 50,6%, scavalcando tutte le classifiche europee.
Secondo i professionisti del fisco, il dato sul peso delle tasse va infatti misurato depurando il dato del Pil dalla quota di economia sommersa che viene inserita nei calcoli ufficiali.
Fisco leggero e sanzioni pesanti, questa la richiesta arrivata in occasione della relazione annuale dell’ordine dei commercialisti, mentre la Confindustria non perde occasione per parlare di “carico fiscale ormai arrivato a limiti insopportabili”.
E tutti ritornano ad auspicare una riduzione dell’Irap che però si scontra con la strategia di Tremonti di contenimento della spesa pubblica.
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