“IN ITALIA STUDIARE NON CONVIENE E NON PAGA, IL GOVERNO INVESTA DI PIU’ NELL’ISTRUZIONE”
ISTITUTO CATTANEO: I LAUREATI IN ITALIA GUADAGNANO MENO DEI LORO COLLEGHI DI ALTRI PAESI… UN GIOVANE SU QUATTRO CON DIPLOMA O LAUREA NON TROVA LAVORO
In Italia si studia di meno rispetto agli altri Paesi europei, e ancor meno rispetto agli stati Ocse. Non solo: chi ha una laurea guadagna, in proporzione di meno rispetto ai laureati degli altri Paesi. A laurearsi, poi, in generale, sono i figli dei laureati.
Segno, questo, di una scarsa mobilità sociale.
Ma a cosa è dovuto tutto ciò? L’istituto Cattaneo ha analizzato i dati e provato a tirare le somme, lanciando poi un monito al governo: per invertire la tendenza è necessario investire di più nell’istruzione. A sentire la discussione sulla manovra, però, pare che l’esecutivo sia orientato a privilegiare altri temi.
In media gli italiani studiano o hanno studiato meno dei loro coetanei europei. E, stando a quanto emerge dall’analisi dei numeri, istruirsi non conviene, almeno in termini di occupazione e remunerazione.
In percentuale, infatti, i disoccupati con una laurea in Italia sono il doppio rispetto a quelli degli altri Paesi europei.
Altrettanto preoccupante è il numero di chi, nonostante la laurea, non cerca neanche più un lavoro: un giovane su quattro, in Italia, anche se ha un diploma superiore o una laurea, non ha e non cerca un’occupazione.
Si legge nel report:
In Italia, mentre chi ha solo una licenza elementare o media guadagna in media il 23% in meno di un diplomato di scuola superiore (percentuale calcolata sull’intera popolazione di età compresa tra 25 e 64 anni di età , in linea con la media europea), chi ha una laurea o più riceve uno stipendio pari al 141%, in media, di quello di un diplomato, contro una media europea del 153%. Ovvero, i nostri laureati sono pagati meno dei loro colleghi europei, rispetto ai diplomati. A questo riguardo, è interessante notare che le donne non solo guadagnano meno degli uomini, ma più sono istruite e meno guadagnano (in proporzione). Le laureate italiane, infatti, hanno una retribuzione che si aggira attorno al 71% di quella degli uomini, mentre per le diplomate il valore sale attorno all’81% (le medie europee sono 75% e 79%, rispettivamente). E questo vale anche per le più giovani.
A tutto ciò si accompagna uno scarso investimento nell’istruzione da parte del governo: l’Italia spende per scuola e università solo il 7,1% del Pil. Negli ultimi anni, peraltro, l’investimento è diminuito in maniera costante.
Tale spesa, se è generalmente calata per molti paesi tra il 2010 e il 2014, per alcuni, tra cui Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna, è diminuita di più dell’11% in 4 anni, a fronte di un calo della spesa per servizi complessiva molto più modesto.
Per quanto riguarda il grado di istruzione, tra i dati della ricerca che saltano di più all’occhio c’è la percentuale di giovani tra i 25 e i 35 anni che ha frequentato solo la scuola dell’obbligo. Certamente molto è cambiato negli ultimi anni, ma in Italia ci sono – in proporzione – molti meno giovani laureati e diplomati rispetto alla media europea e Ocse.
Si legge nel report dell’istituto Cattaneo:
Il tasso di istruzione primaria e media inferiore — ovvero la quota di popolazione che ha solo frequentato la scuola dell’obbligo — resta altissimo per il nostro paese. Dal 2000 ad oggi, esso è infatti passato dal 43,6% della popolazione di riferimento al 26,1%, contro una media europea scesa dal 23,1% al 14,8% e una media OCSE di poco superiore. La quota di possessori di titolo di studio secondario superiore — nella classe di età — è invece passata dal 46% al 48,3% nel periodo, contro una media europea scesa dal 53,2% al 44,7%. Parimenti, i giovani con titolo universitario sono passati dal 10,4% del totale dell’anno 2000 al 20,7% del 2010, per poi attestarsi al 25,6% attuale. I loro colleghi europei, che erano il 20% del totale nel 2000, sono oggi più del 40,4%.
Se si guarda all’istruzione terziaria i dati sono particolarmente sconfortanti: facendo riferimento alla popolazione che ha un’età compresa tra i 25 e i 64 anni si nota come le persone che hanno proseguito i loro studi fino alla laurea o che hanno conseguito anche un master o un dottorato sono circa la metà rispetto alla media degli stati europei. Il paragone con la media Ocse è ancora più sconfortante:
L’istruzione terziaria (laurea universitaria, master o dottorato), al contrario, resta un obiettivo raggiunto da appena il 17,7% della popolazione adulta (25-64) totale in Italia, contro una media europea del 33,4% e una media OCSE del 36,7%. Non solo, ma se poi guardiamo a come la popolazione più istruita si distribuisce per regione, abbiamo una ragione in più per allarmarci. La figura sotto ci mostra come è variata la percentuale di laureati per regione negli ultimi 3 anni: come si può vedere, le regioni meridionali, con l’aggiunta di Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte e Valle d’Aosta sono sotto la media nazionale e la regione con le quote più alte — il Lazio — è ben lontana dai livelli europei.
Analizzati anche i dati sulla mobilità sociale che spiegano, in sostanza, che a laurearsi sono generalmente i figli dei laureati, mentre i figli dei diplomati scelgono spesso di fermarsi al diploma, l’istituto Cattaneo lancia una raccomandazione al governo: curarsi della scuola e dell’università , investire nell’istruzione è un’urgenza. Fare di più per rendere le persone più preparate aiuterebbe non solo il mondo dell’istruzione ma anche, e soprattutto, l’economia, la società e i conti pubblici futuri
Tutto questo quindi, è motivo di urgenza e dovrebbe essere messo ben in evidenza sul cruscotto di guida del governo.
L’Italia è un paese che studia poco, dove chi studia più a lungo fa più fatica a trovare lavoro, dove le remunerazioni per chi studia non li ricompensa a sufficienza dello sforzo fatto.
Certo, molto dipende dalla famiglia di origine ma anche dal fatto, forse, che non si fa abbastanza per favorire l’accesso agli studi superiori e universitari (nella spesa pubblica per istruzione sono infatti inclusi i trasferimenti alle famiglie per lo studio e il diritto allo studio per gli studenti).
Un altro avviso ai governanti, quindi: fate di più perchè il nostro paese investa nella cultura, nelle conoscenze e nelle competenze dei suoi figli. Ne trarrà vantaggio la società , l’economia e in ultima istanza anche i conti pubblici futuri
(da “NextQuotidiano”)
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