IN TUNISIA LO SCIOPERO DELLA FAME DEGLI OPPOSITORI IN CARCERE
“OGGI QUESTO PAESE E’ GOVERNATO DAL MANGANELLO DELLA POLIZIA E DALL’INTIMIDAZIONE DELLA GIUSTIZIA”
Il Memorandum firmato tra Tunisia e Ue sulla questione migranti sembra sempre più distante. L’ulteriore frenata è arrivata dal presidente della Tunisia, Kais Saied: «Abbiamo la nostra sovranità e non cederemo a pressioni», ha detto il leader tunisino, ricevendo il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, al Palazzo di Cartagine. Per Saied, infatti, la «sovranità statale ha la precedenza su ogni altra considerazione».
Se in campo internazionale i rapporti sembrano essere tesi, all’interno del Paese la situazione è tutt’altro che stabile.
Una ventina di detenuti politici, attivisti, giornalisti – che dalla settimana scorsa sono in sciopero della fame – hanno inviato una lettera tramite il loro avvocato Dalila Ben Mbarek Msaddek.
«Non troviamo le parole per esprimere il nostro orgoglio, la nostra gratitudine e il nostro amore per la vostra unità e la vostra condanna di questa pagliacciata giudiziaria e politica che ha portato via tutte le conquiste della rivoluzione e tutto ciò che le generazioni successive hanno costruito per costruire una Tunisia moderna», si legge.
E poi ancora: «Questo Paese oggi è governato dal manganello della polizia e dall’intimidazione della giustizia. Non ci restano che i nostri corpi per difendere il nostro diritto alla piena cittadinanza, il nostro diritto a contribuire alla cosa pubblica, il nostro diritto alla lotta pacifica e civile per costruire una Tunisia libera, giusta e democratica».
La lotta dei detenuti oggi è «la lotta a stomaco vuoto contro l’ingiustizia, contro la tirannia, contro la detenzione arbitraria, contro lo stato di eccezione, contro il governo autoritario, contro un sistema giudiziario sottomesso e contro l’accettazione dello status quo. Combatteremo questa battaglia con onore, proprio come abbiamo combattuto molte battaglie precedenti. La lotta politica non ci è estranea, siamo cresciuti con essa e continueremo, finché i nostri cuori batteranno e la vita scorrerà nelle nostre vene. Grazie a tutti gli attivisti, a tutti i partiti politici e alle organizzazioni. Per il vostro sostegno e per la vostra solidarietà. Vi promettiamo una vittoria certa, perché la patria è nostra, i principi sono radicati in noi e la nostra fiducia in un futuro migliore non vacilla, non importa quanto dura sia la repressione. Viva la Tunisia e gloria ai martiri», conclude la lettera.
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