IN VENETO E LOMBARDIA LA LEGA NON TIRA PIU’
ADDIO SOGNI DI GLORIA, ADDIO “CASTELLI” IN ARIA.…. ALTRO CHE SORPASSO AL PDL: AUMENTA DA 8.000 A 26.000 VOTI IL DIVARIO IN VENETO… A PADOVA 7% DI DISTACCO, A VENEZIA E ROVIGO LA LEGA ADDIRITTURA E’ IL TERZO PARTITO… E IN LOMBARDIA IL DISTACCO E’ DELL’11% E LA LEGA SI FERMA AL 22,7%
A qualcuno serve evidentemente continuare a parlare di “successo” elettorale della Lega per ragioni giornalistiche e di “favori” locali che il Carroccio sa ben distribuire a livello clientelare, ma l’aumento dell’1,9% rispetto alle ultime elezioni politiche, conseguito dalla Lega, ha una semplice spiegazione.
Mentre un anno fa la Lega non si era presentata nell’Italia centrale, meridionale e insulare e aveva pertanto raccolto solo l’8,3% di consensi, il fatto di presentarsi per le Europee anche negli altri 2/3 dell’Italia dove ha raccolto qua e là percentuali dallo 0,5% al 3%, aumentando ovviamente il numero di voti numerici, gli ha permesso di raggiungere il 10,2%.
Una normale strategia studiata dal Caroccio che in realtà aspirava a ben altro, almeno il 12%, perchè il 10% era già scritto con questa semplice operazione.
A parte il lieve incremento in Emilia Romagna, a tradire le aspettative della Lega sono invece state proprio le Regioni del Nord, in particolare il Veneto e La Lombardia, ma questo non fa comodo dirlo evidentemente.
Prima delle votazioni in via Bellerio si dava per scontata la vittoria della Lega sul Pdl in entrambe le Regioni, pronti a rivendicarne le presidenze il giorno dopo. Berlusconi stesso le aveva già “promesse” alla Lega, convinto che il sorpasso ci sarebbe stato.
Ma andiamo a vedere la situazione del Veneto.
Un anno fa Pdl e Lega erano divisi da 8.046 voti. Nel collegio Veneto 1 (Verona, Vicenza, Padova, Rovigo), il Carroccio aveva superato il Pdl di ben 20.000 voti ed era la prima forza a Treviso.
Il sorpasso in pratica c’era già stato allora ed era noto che il Veneto fosse la Regione più leghista d’Italia.
Ora andava verificato se la Lega avrebbe mantenuto e incrementato quel primato parziale, estendendolo dalle zone di montagne a città meno recettive come quelle di pianura ( Padova, Rovigo e Venezia, in particolare).
E la Lega non ha preso un voto in più: in provincia di Padova il Pdl è al 31,8% e la Lega al 23,7%; nelle province di Venezia e Rovigo il Carroccio è addirittura il terzo partito anche dopo il Pd.
Ma il dato più significativo è numerico: il divario tra Pdl e Lega è aumentato, passando da 8.046 a 25.742 voti in tutto il Veneto.
E considerate che per il Pdl non sono state certo elezioni vittoriose…
Qualche giornalista comincia ora a chiedersi: “Se nemmeno il decreto sicurezza e le ronde tanto decantate valgono a farne il primo partito della Regione, allora significa che la Lega in Veneto o ha raggiunto il top o comincia ad avere qualche problema, finora ben mascherato.
Da qui l’interesse a compensare un futuro calo con “nuovi mercati” confinanti, come l’Emilia Romagna. Molto meno recettiva la Toscana.
E che il fenomeno non riguardi solo il Veneto lo dimostra la seconda Regione dove avrebbe dovuto esserci il sorpasso, la Lombardia, dove il divario tra Pdl ( 33,9%) e Lega ( 22,7%) va invece oltre l’11% dei consensi.
E basta leggere i risultati elettorali del collegio alla Camera di Lombardia 3 di un anno fa ( 27,8%) per comprendere che la flessione riguarda anche il Carroccio.
Lunga vita all’Emilia Romagna insomma…
Non ha salvato Prodi, ma forse riesce a nascondere per ora le crepe in via Bellerio.
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