INDUSTRIA, RIPARTENZA A MAGGIO PIU’ FORTE DELLE ATTESE, LA PRODUZIONE APPENA IL 20% IN MENO DEL PERIODO PRE-COVID
INDICE DI PRODUZIONE INDUSTRIALE RIMBALZA DEL 42,1% RISPETTO AD APRILE CONTRO PREVISONI DEL 20-25%
Segnale di rimbalzo dalle industrie italiane al riavvio dell’attività con la fase 2 di uscita dall’emergenza sanitaria, superiore a quelle che erano le aspettative condivise dagli analisti delle principali banche italiane
L’Istat ha infatti tracciato un aumento del 42,1% dell’indice della produzione industriale di maggio, rispetto ad aprile. Un dato che si confronta con una previsione del +25% rilasciata in mattinata dagli economisti di Intesa Sanpaolo e del +20% dai colleghi di Unicredit. L’asticella è stata di fatto doppiata dal dato effettivo rilevato dall’Istituto di statistica.
Nel suo commento, Istat ricorda che il confronto è con aprile, “mese caratterizzato dalle chiusure in molti settori produttivi in seguito ai provvedimenti connessi all’emergenza sanitaria”. Per questo “a maggio si assiste ad una significativa ripresa delle attività : tutti i comparti sono in crescita congiunturale, ad eccezione di quello delle industrie alimentari, bevande e tabacco, che registra una leggera flessione”.
Scorrendo la tabella dell’Istituto di statistica, si notano variazioni positive a tre cifre per settori quali le industrie tessili (+142,5% tra maggio e aprile 2020), i mezzi di trasporto (+140,2%) e altri rimbalzi significativi come nella gomma e plastica (+75,9%) o nella metallurgia (+72,7%)
Restano comunque ben visibili le scorie della crisi: “Il livello della produzione – dice ancora l’Istat – risente ancora della situazione generata dall’epidemia di Covid-19: l’indice generale, al netto della stagionalità , presenta una flessione del 20% rispetto al mese di gennaio, ultimo periodo precedente l’emergenza sanitaria”.
E predicano calma anche i consumatori. “Bene, ma non basta”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori aggiungendo: “Se confrontiamo il livello della produzione di oggi con quello del 2009, l’anno più buio della passata recessione, attualmente è inferiore rispetto a maggio 2009 del 15,6%, percentuale che sale al 32,9% per i beni di consumo durevoli”.
La variazione annua della produzione industriale resta ampiamente in negativo: correggendo i dati per il diverso numero di giorni lavorati, nel maggio 2020 l’attività delle fabbriche italiane risulta del 20,3% inferiore a quel che si registrava nello stesso mese del 2019. Anche in questo caso, però, è un dato migliore del previsto: sempre Intesa Sanpaolo metteva in conto un calo del 33 per cento.
In tutti i comparti dell’attività economica, in ogni caso, il saldo annuo è ampiamente deficitario. Le perdite più accentuate, dettaglia l’Istat, “sono quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-37,3%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-34,1%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-24,8%); i cali minori, invece, si osservano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-4,2%) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-5,2%)”. La sola produzione di autoveicoli, a maggio, è scesa del 50,8% rispetto allo stesso mese del 2019 e nei primi cinque mesi dell’anno ha perso il 44,4% nel confronto con l’anno precedente.
(da agenzie)
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