INSEGUENDO TRUMP: NELLA SUA GIORNATA AMERICANA, GIORGIA MELONI HA TENTATO DISPERATAMENTE DI AVVICINARE IL TYCOON: C’È RIUSCITA SOLO UN ATTIMO DURANTE LA MESSA ALLA CHIESA DI ST. JOHN’S, PRIMA DEL GIURAMENTO
POI, DURANTE LA CERIMONIA, SE L’È SPASSATA CON IL PRESIDENTE ARGENTINO, JAVIER MILEI, IN ULTIMA FILA… L’IRRITAZIONE EUROPEA DI CUI SI È FATTO PORTAVOCE IL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ: “BISOGNA RESTARE UNITI”
La funzione in chiesa, poco dopo le otto del mattino. Poi lo spostamento alla Rotonda di Capitol Hill, per assistere di persona, fra i 600 o poco più selezionati ospiti, al secondo giuramento di Donald Trump
Ci teneva così tanto a esserci la premier Giorgia Meloni, a segnare la propria presenza e accaparrarsi uno di quei pochissimi posti a sedere al cospetto del nuovo capo della Casa Bianca che per la seconda volta nel giro di poche settimane si decide all’ultimo minuto e organizza un’andata e ritorno dell’Atlantico in ventiquattr’ore: atterraggio domenica sera alle 23.30, ripartenza ieri pomeriggio dopo la cerimonia.
Un modo per provare ad accreditarsi come il ponte ideale tra l’Europa e il nuovo corso statunitense, e forse anche evitare che provi a prendere spazio nel cuore di Trump il suo vicepremier, Matteo Salvini.
Alla fine, come prevedibile in una giornata così intensa per Trump, al presidente rieletto riesce a strappare solo un breve saluto al momento della messa.
Alla vigilia della partenza, aveva chiamato la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, non invitata alla cerimonia, per condividere con lei il senso di una visita quantomeno irrituale: solitamente, sono i diplomatici dei vari Paesi a essere invitati, non i capi di Stato o di governo.
E infatti, ieri, gli unici altri presenti erano il presidente argentino Javier Milei, che le siede accanto e con cui le telecamere accreditate la riprendono chiacchierare nell’attesa, e il vicepresidente cinese Han Zheng.
Un’irritualità, questa presenza di Meloni come unica leader europea, che aveva irritato anche qualche alleato, a sentire il candidato cancelliere della Cdu Friedrich Merz che nei giorni scorsi aveva raccomandato ai Paesi della Ue di «restare uniti» per riuscire a «essere rispettati nel mondo e negli Stati Uniti». Mentre ieri il cancelliere uscente Olaf Scholz raccomandava a tutti di «tenere sempre la schiena dritta» nel rapporto con gli Usa.
Nell’attesa dell’inizio della cerimonia, mentre poco a poco la Rotonda si riempiva fino all’entrata finale del nuovo inquilino della Casa Bianca, la premier, sistemata a poche file di distanza dagli ex presidenti, ha cercato di tessere qualche rapporto: una chiacchiera con il segretario di Stato designato, Marco Rubio; un’altra con il nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz.
Oltre a un saluto caloroso con Elon Musk, il plurimiliardario che dovrà sforbiciare le spese pubbliche nel governo Trump, con l’acronimo di Doge. L’esponente della nuova amministrazione a cui è forse più vicina, già da tempo: ospite due anni fa ad Atreju, la sua festa di partito, fu lui a consegnarle il premio dell’Atlantic council qualche mese fa a New York.
Il pranzo successivo è dedicato ai rappresentanti del Congresso americano. Lei va in un caffè del centro della città, una breve sosta e la ripartenza per l’Italia.
(da La Stampa)
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