INTERVISTA A CALDEROLI: “IL “MERDINELLUM” FA SCHIFO ANCHE AL PD”
“L’ITALICUM COSI’ COM’E’ NON ARRIVERA’ MAI IN PORTO”
“Vi assicuro che la riforma del Senato non piace nemmeno alla stragrande maggioranza dei senatori del Pd. Ma sono stati costretti a votarla per evidenti motivi”. Roberto Calderoli è uno dei due relatori della riforma costituzionale passata in prima lettura a Palazzo Madama, ma ne è anche uno dei più severi detrattori.
Rivendica, però, il merito di averla migliorata. “All’inizio era una merda. Io l’ho fatta diventare una merdina…”, racconta il senatore leghista inventore del Porcellum.
Ora, dunque, siamo al “merdinellum”.
Senatore Calderoli, gli stessi democrat erano contrari?
Per quello che ho potuto verificare, alla maggioranza dei senatori Pd questa riforma non piace per niente. Ma l’hanno votata da una parte perchè Renzi ha posto la questione come ‘o mangi questa minestra o salti dalla finestra’, minacciando le elezioni. In secondo luogo, non hanno avuto coraggio di mettersi contro il loro segretario.
Alcuni di loro, però, quel coraggio l’hanno avuto: Vannino Chiti e gli altri 15 dissidenti del Pd.
Le rivelerò una cosa. Sull’elezione diretta, Renzi a un certo punto stava per cedere. Era a un passo. Poi, per colpa del documento Chiti, si è irrigidito di nuovo e l’ha posta come dogma. La battaglia di Chiti & C. era assolutamente legittima, ma è stata controproducente. Perchè la questione si è spostata tutta dentro il Pd. E Renzi non poteva tollerare di darla vinta a quella che lui considerava a tutti gli effetti una corrente interna al suo partito.
Lei in cosa l’ha migliorata?
Ho mantenuto le competenze specifiche delle Regioni, che altrimenti avrebbero fatto la fine delle Province. Ho rimesso i costi standard in Costituzione e sono riuscito a portare i ‘sindaci senatori’ da 60 a 21.
Cosa proprio non le va giù di questa riforma?
La non elettività dei senatori, per dirla alla Fantozzi, è una boiata pazzesca. Innanzitutto perchè il risparmio sulle indennità dei senatori non incide più di tanto sulla spesa globale (28 milioni su 500). E i 74 consiglieri regionali a Roma dovranno comunque essere spesati. In secondo luogo, è aberrante che i cittadini non possano scegliere direttamente i propri rappresentanti.
Infine…
Infine… Va ridotto anche il numero dei deputati. Non solo per una questione di risparmio, ma per garantire i giusti pesi e contrappesi nell’elezione dei vari organi. Adesso il partito che vince alla Camera prende tutto: governo, Quirinale, Corte costituzionale, Csm. Prima a bilanciare ci pensava il Senato, ora non è più così. Ma la partita non è ancora chiusa.
Lei dice?
Sì, perchè sull’Italicum Renzi potrà accontentare uno solo tra Berlusconi e Alfano. E lo sconfitto lo perderà sulle riforme. A quel punto in Senato al terzo passaggio non ci sarà più la maggioranza e i 15 voti della Lega diventano determinanti. Noi lo aspettiamo a Canossa: se vorrà portare a casa la riforma dovrà discutere con me. E a quel punto i giochi si riaprono. Su tutto.
Ma lei in Senato con chi parlava?
Non c’è mai stato un interlocutore all’altezza. Boschi zero. Ogni tanto Renzi. Solo alla fine si è fatto vivo Lotti.
Lei ha paragonato Renzi a un venditore di padelle antiaderenti…
È un bravissimo comunicatore. Potrebbe vendere ghiaccioli agli eschimesi. Ma i suoi sono solo spot. Bellissimi slogan, ma non so quanto potrà andare avanti così, specie se i dati economici non migliorano.
Alcuni sostengono che se la situazione precipita Renzi sceglierà la via delle urne.
Non vedo in giro tutta questa voglia di elezioni. Anche questo temporeggiare sull’Italicum mi fa pensare che non si voglia disturbare il manovratore sulle riforme e che le urne si allontanano.
Secondo lei Berlusconi è pronto a dare una mano anche sulle misure economiche?
Se trovano un accordo su alcuni punti, Forza Italia entrerà in maggioranza. Ma senza ministri nella squadra.
Insomma, i detrattori della riforma sono nelle sue mani. Il padre del Porcellum.
Sul Porcellum ho già detto di tutto e di più. Compreso il fatto che io quella legge elettorale l’ho più subita che altro. E poi, mi scusi, l’Italicum così com’è mi sembra molto, ma molto peggio.
Gianluca Roselli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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