INTERVISTA A CONTE: “QUESTO GOVERNO DELEGITTIMA I MAGISTRATI E FA LA GUERRA ALL’ANTIMAFIA”
“MELONI STA INDEBOLENDO LE NORME ANTICORRUZIONE E SPUNTANDO LE ARMI DI INQUIRENTI E GIUDICI”
Presidente Conte, il pentimento di Francesco “Sandokan” Schiavone potrebbe aprire una nuova pagina nella lotta alla camorra e squarci inediti sulle collusioni ai più alti livelli. Eppure, non ha la sensazione che la parola mafia sia uscita dall’agenda politica, a ridosso delle amministrative e delle Europee?
«Il governo Meloni sta indebolendo le norme anticorruzione e spuntando le armi della magistratura, un pezzo alla volta. Solo un esempio: il partito di Meloni voleva una norma per dare incarichi negli enti locali ai condannati per corruzione, noi li abbiamo fermati. Noi nelle istituzioni portiamo campioni dell’antimafia come De Raho — oggi oggetto di ignobili attacchi — e Scarpinato, tra gli artefici di indagini e condanne contro Cosa nostra e Casalesi. Candidiamo in Europa Giuseppe Antoci, ideatore di un protocollo contro le frodi mafiose sui fondi europei, perché non possiamo permettere che i 209 miliardi conquistati a Bruxelles vadano nelle mani dei comitati di affari e della malavita. La verità è che interi settori della maggioranza sono più concentrati a far la guerra all’antimafia che a mettere all’angolo mafiosi e corrotti».
Nel frattempo il tandem Meloni-Nordio l’ha spuntata laddove i predecessori Berlusconi-Castelli non erano riusciti: l’introduzione per legge dei test psicoattitudinali per i magistrati. Non si rischia la delegittimazione di chi è impegnato in prima linea sul fronte della legalità?
«Questo esecutivo mira ad assoggettare il potere giudiziario, secondo una logica di subordinazione perseguita da tutti coloro che, da Gelli in giù, hanno lavorato per condizionare obliquamente i processi decisionali democratici. Questa maggioranza vuole scardinare il nostro ordinamento costituzionale e, in particolare, i principi dell’autonomia della magistratura e della legge “uguale per tutti”. Quanto ai test psico-attitudinali, ho qui davanti l’appello che gli esponenti della società scientifiche di psicoanalisi e psicoterapia firmarono contro la riforma Castelli nel 2004. È più attuale che mai. Si contestava già allora il fatto che, non avendo il test “alcun vero ancoraggio scientifico”, gli esaminatori “si troverebbero, nella migliore delle ipotesi, in balia di suggestioni intuitive ed empatiche”. Il rischio, ancora peggio, sarebbe quello di una “subordinazione all’ordinamento politico del momento”. Non c’è da aggiungere altro».
Il governo cancella quel che resta del Superbonus edilizio. La considera un’ulteriore vendetta politica verso il suo Movimento, padre di quel bonus?
«Ormai “tutta colpa del Superbonus” è diventata la foglia di fico dietro la quale Meloni e il suo governo nascondono i loro fallimenti. Le polemiche attuali e il discorso sui costi sta oscurando completamente i grandi vantaggi prodotti dalla misura: un extra-gettito record confermato ancora nel 2023, prezioso soprattutto adesso che con Meloni abbiamo il record di povertà e 12 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale. Anche il Financial Times ha riconosciuto che il Superbonus ha rilanciato l’economia italiana: in 3 anni il rapporto debito/Pil si è ridotto di 17,6 punti, per Nomisma e Censis ha creato quasi 1 milione di posti di lavoro fra diretti e indotti».
Insomma, il suo governo non ha responsabilità?
«Il mio governo ha ideato la misura in un periodo di emergenza per rilanciare l’economia, ma poi ha l’ha gestita solo per pochi mesi. Se io sono il genitore 1, Draghi e Meloni sono i genitori 2 e 3, con Giorgetti a far da “compare” onnipresente. Perché il governo, anziché cercare capri espiatori alla propria incapacità, parla solo di costi e non fornisce i dati puntuali sui ritorni diretti, indiretti e indotti del Superbonus?».
Nei prossimi giorni, in aula, sarà discussa la mozione di sfiducia per Daniela Santanchè. Perché la ministra secondo lei dovrà lasciare?
«La ministra ha mentito al Parlamento e vi è anche l’accusa circostanziata di truffa aggravata sui fondi Covid che il mio governo stanziò in pandemia. Nei mesi più difficili di quella crisi, Meloni urlava a squarciagola contro le nostre misure e adesso di fronte a queste gravi accuse fa finta di niente? Tolga la testa da sotto la giacca e smetta di proteggere gli “amichetti” di partito. Non è solo il premier libanese a non riconoscerla più, Meloni appare sempre più irriconoscibile anche ai suoi elettori».
Alla ripresa sarà discussa anche la legge sul conflitto d’interessi da voi proposta. Un compromesso con la maggioranza è possibile?
«Sarebbe un grave autogol affossarla come avvenuto col salario minimo. Evidentemente non vogliono spezzare il legame fra politica e affari e impedire a chi rappresenta lo Stato italiano di essere al libro paga di governi stranieri. Stiamo assistendo al ritorno dei privilegi di casta, dei vitalizi al Senato, delle norme di favore alle lobby e ai potentati economici. Si rinuncia a tassare gli extraprofitti di banche che fanno 28 miliardi di utili, mentre i cittadini rischiano di perdere la casa all’asta per i mutui alle stelle».
Quale soglia ritiene accettabile per il M5S alle Europee? I sondaggi vi danno oltre il 15-16 ma con un distacco dal Pd.
«Non è qualche punto in più o in meno che cambia la nostra strategia politica. La nostra sfida è dare risposte chiare ai cittadini che chiedono un’Europa giusta e solidale, che ripudia la guerra e che non lascia indietro nessuno».
Però la sensazione che si ha è che il Movimento, non trainato dal suo leader — lei ha rinunciato alla candidatura — faccia fatica a schierare figure dotate di appeal elettorale.
«Il M5S ha l’obiettivo di cambiare la politica, non di adeguarsi alle sue pratiche più viziose. Mettere il mio nome su una scheda sapendo che non andrò all’Europarlamento, può certo portare nell’immediato qualche voto in più al Movimento, ma alla fine finisce per assimilarlo a un certo modo di far politica miope e ingannevole. I cittadini devono sapere che, in base ai nostri principi e valori, non apriamo a candidature di comodo, che servono solo per attrarre voti. Anche i pochi, mirati innesti dalla società civile, nascono da progetti politici ben precisi, come le candidature già annunciate di Tridico e di Antoci, che rafforzeranno le nostre capacità e competenze europee in materia di politiche del lavoro e di lotta alla mafia e alla corruzione».
Sarà una Pasqua sferzata dai venti di guerra che lambiscono l’Europa e il Mediterraneo, dall’Ucraina ai confini Nato alla striscia di Gaza. Lei ha da sempre sostenuto posizioni pacifiste. Ma non pensa che un passo indietro di Putin sia decisivo per riconquistare la sicurezza perduta?
«I cittadini italiani ed europei non vogliono la Terza guerra mondiale: la strategia delle armi a oltranza ci sta portando lì. Altro che “deterrenza” come predica fuor di luogo la Meloni. A far la pace bisogna essere in due, certo. Ma è un fatto che sul fronte occidentale non si registra la volontà di investire in un negoziato, preferendo cullare ancora l’illusione di una vittoria militare sulla Russia. I nostri governanti non hanno il coraggio di ammettere che la strategia militare e tutte le previsioni sin qui fatte si stanno rivelando fallimentari e che conveniva da subito investire in un più faticoso, ma proficuo, processo negoziale».
(da repubblica.it)
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