INTERVISTA A GIOVANNINI: “SOGLIA AL 3% SENZA SENSO, TUTTA LA LEGGE VA RITIRATA”
IL TRIBUTARISTA: “CERTEZZA DEL DIRITTO A RISCHIO”
«Per come è formulata la norma vale senz’altro il principio del “favor rei” e quindi le norme del codice di procedura penale sulla retroattività delle misura più favorevole», spiega Alessandro Giovannini, ordinario di diritto tributario a Siena e presidente dell’Associazione italiana professori di diritto tributario.
Quindi Berlusconi potrebbe certamente avvantaggiarsene e vedersi annullare la condanna penale per frode fiscale, con tutto quello che ne consegue.
«Il problema — aggiunge però Giovannini — è che non si capisce perchè sia stata inserita questa nuova soglia del 3% perchè nella vecchia legge le soglie già c’erano».
I difensori di Berlusconi però sembrano divisi: uno sostiene che lo sconto si può applicare anche al l’ex Cavaliere ed un altro no. Lei cosa ne pensa?
«La nuova norma si inserisce in una legge già esistente che riguarda tutti i tipi di reati in materia tributaria, sia quelli di fatto minori come la dichiarazione infedele, sia quelli di maggiore antigiuridicità , come la frode. E non specificando consente una applicazione all’intero complesso dei reati»
Per correggere il pasticcio dunque basta specificare che la soglia del 3% non riguarda la frode, come pare sia intenzionato a fare Renzi?
«Personalmente credo che questa legge vada ritirata e rimeditata complessivamente»
Solo per questo «incidente» o anche per altre ragioni?
«I punti critici sono tanti. Ad esempio la norma sull’abuso del diritto finisce per creare un meccanismo ancora più macchinoso di quello attuale visto che rimette completamente tutto in mano alla giurisprudenza. In pratica lo slogan con cui è stata presentata la legge, ovvero la “certezza del diritto”, risulta vanificato dalla legge stessa».
Eppure l’intenzione era questa: semplificare, dare certezze alle imprese, alleggerire i tribunali…
«Peccato che il prodotto finale sia un altro. Ma poi ci sono altri aspetti che non funzionano, come la norma sul patteggiamento che di fatto viene impedito, visto che chi patteggia va incontro alla confisca dei beni, mentre se si va al dibattimento e si sana la posizione debitoria con il Fisco la confisca non c’è più. In questo modo nessuno seguirà più questa strada creando un effetto a valanga negativo sul processo penale, ingolfando ulteriormente la macchina giudiziaria».
Torniamo alla questione del 3%. A parte il «regalo» a Berlusconi, questa norma risponde a pieno alla filosofia delle delega che puntava a semplificare e ad alleggerire il carico giudiziario nell’interesse generale non di uno solo.
«Il problema non è tanto il fatto del 3, del 2 o dell’1%: il problema è che in questo modo si è aggiunta una soglia ad un sistema che già prevedeva delle soglie all’interno dei singoli reati sotto le quali non scattava la sanzione penale. Per cui mi chiedo: perchè è stata aggiunta?».
Paolo Baroni
(da “La Stampa“)
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