INTERVISTA A STEFANO RODOTA’: “NON BASTA L’UOMO NUOVO, SERVE UN PROGETTO”
“LA DISCONTINUITA’ NON PUO’ ESSERE RAPPRESENTATA DAL SINGOLO, FATICO A CAPIRE IL PD”… “GRILLO? UN ERRORE NON ANDARE AL COLLE”
Professor Stefano Rodotà , dall’ipotesi di Letta bis al Renzi Uno in venti giorni. Che momento politico stiamo vivendo?
«Un momento di estrema difficoltà che condizionerà molto il futuro. Questo modo di proporre una soluzione potrebbe rivelarsi piuttosto un altro elemento del problema».
La sua critica alla cosiddetta staffetta tra Letta e Renzi riguarda il metodo?
«Non solo. Lo considero un fattore, oltre che problematico, negativo. Non si esce dalla crisi nel modo aggressivo in cui è stato trattato Letta. Gli si possono muovere molte critiche politiche, lo ho fatto anche io, ma in una situazione difficile si è comportato in modo dignitoso ».
L’obiezione diffusa è che servisse un’azione di governo più incisiva e che Letta non fosse più nella condizione di intraprenderla
«Guardi, non si tratta di una staffetta. La maggioranza resta più o meno la stessa. Del programma non si sa nulla. È il traghettamento della vecchia compagine affidandola sulle spalle di una sola persona. Era inadeguato Letta e andava sostituito da un premier con più vitalità e capacità mediatiche? Non mi convince»
Eppure, gran parte dell’Italia pensa che Renzi possa far ripartire il Paese. Un’illusione ottica?
«Senza fare la contabilità delle dichiarazioni, un po’ non dico di coerenza ma almeno di linearità oggi è più necessaria che in passato. Il discredito dei politici passa anche per la loro inaffidabilità nei confronti dell’opinione pubblica. La sensazione è di una partita che si gioca all’interno di un’oligarchia: cambiano le posizioni su convenienze del brevissimo periodo»
Che cosa rappresenta, allora, questa fase per il Paese?
«La mia opinione è che siamo alla fine di un ciclo. Un progetto cominciato con Monti e poi con Letta, le larghe intese, non ha dato i suoi frutti. Sul logoramento di questa formula non si spende una parola. Non basta un’aggressione personale. Servono una valutazione politica e un nuovo progetto»
Che tipo di progetto servirebbe?
«Una discontinuità che non può essere solo su base personale».
Per il Pd, già provato dalle vicende successive alle elezioni, è l’ennesimo avvitamento. Nella base c’è molta perplessità . C’è il rischio, secondo lei, che il partito non sopravviva?
«Il Pd ha deciso di uscire così dal conflitto personale tra premier e segretario, che non era necessariamente nella natura delle cose. Francamente, capisco poco il Pd in questo periodo. Renzi aveva promesso: mai più larghe intese. Ora indica il 2018 come scadenza. Più che una scommessa è un azzardo. Mi chiedo come farà visto che la distanza teorica tra Pd e Ncd è enorme su un’infinità di temi».
È rimasto stupito dalla rapidità con cui il Pd ha seguito la linea di Renzi?
«Prima di quest’ultima accelerazione, mi ero già espresso sulla chiusura oligarchica del Pd e sul legame sempre più debole con la società , che non può essere colmato con le primarie. Renzi ha vinto senza bisogno di combattere. Una vittoria frutto del suo successo ma anche dell’estrema debolezza del Pd, che si è riflessa anche nelle ultime decisioni. Ma tutto ciò potrà portare contraccolpi ».
Quali contraccolpi teme?
«Come reagirà il partito nel suo insieme? Io sono affezionato alla parola sinistra. So che c’è una disinvoltura liquidatoria degli schemi destra e sinistra, ma è un modo per non occuparsi dei problemi. Abbiamo diseguaglianze enormi, milioni di poveri. Elkann dice che in sostanza i giovani non vogliono lavorare negli alberghi, e dai vertici Pd non c’è una dichiarazione. Non è folklore, è gravissimo. Mi sarei aspettato una reazione forte da Renzi».
Tra pochi giorni, ci sarà lui a Palazzo Chigi. Che politica servirebbe all’Italia?
«Riprendere una politica costituzionale, l’unica che consente ai cittadini di riconoscersi in un governo. Ho apprezzato che Renzi abbia messo sul tappeto ius soli e unioni civili. Non perchè siamo maniaci del tema, ma perchè riaprire quella partita dopo 30 anni è importante. Ora leggo che c’è il veto di Formigoni. Ma si tratta di ricostruire la civiltà dei diritti e riportare la società italiana all’avanguardia. Nel 1970, in un anno, ci furono divorzio, referendum, statuto dei lavoratori e regioni ordinarie».
La crisi economica che viviamo non ha invertito le priorità ?
«Disegnare questo orizzonte politico, non utopico, consentirebbe di sottrarsi alla subordinazione alla tirannia di finanza ed economia. Poi, Napolitano ha detto basta all’austerity. Renzi e il Pd con che linea arriveranno alle Europee? Per ora non vedo traccia di nulla. Se c’è una straordinaria novità , io cerco il nuovo non soltanto in una persona ».
Grillo ha fatto bene o male a non andare alla consultazioni al Quirinale?
«Alle istituzioni si deve rispetto: è sbagliato coinvolgerle in polemiche che riguardano le persone. Se esistono procedure consolidate nella storia repubblicana, vi si entra con rispetto».
Federica Fantozzi
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