INTERVISTA A TARADASH: “QUANDO PANNELLA MI DISSE ‘NOI CON LO STATO CONTRO LE BR'”
“AL PRIMO PROCESSO ALLE BRIGATE ROSSE MARCO FU INFLESSIBILE, DOVEVAMO STARE DALLA PARTE DELLE ISTITUZIONI
Marco Taradash, classe 1950, giornalista e politico, si definisce un “radicale della seconda ora”. E anche se nel 1994 passò a Forza Italia dopo quasi vent’anni di militanza nel Partito Radicale, si è sempre sentito vicino alle battaglie politiche liberali di Marco Pannella.
Taradash, che cosa ricorda dell’impegno politico di Pannella?
“Con lui ho condiviso molte lotte per i diritti civili. Aveva un’energia straordinaria: il suo impegno durava dalle sette di mattina a mezzanotte, perchè vita e politica per lui erano la stessa cosa. La politica non era la ricerca del potere ma di soluzioni per affermare le libertà individuali e attraverso queste creare una società più aperta e vivibile per tutti. Si identificava con una cultura politica che pretendeva dalle istituzioni quello che dicevano di essere e le criticava perchè non lo erano. E il filo conduttore di tutta la sua azione è stata un’incrollabile speranza nel cambiamento”.
E che cosa l’ha più colpita della sua personalità ?
“Era una persona con la quale era molto facile scontrarsi. Pretendeva molto da se stesso e dagli altri, non era mai soddisfatto. Però era un uomo generoso. Quando sono uscito dal Parlamento, poco dopo mi ha offerto di tornare a fare la rassegna stampa per Radio Radicale anche se avevo rotto con il partito passando a Forza Italia. Credo che abbia apprezzato le persone che si sono poste nei suoi confronti senza infingimenti, cioè quelli che non hanno mai finto di essere diversi da quello che erano”
Ci può raccontare un episodio emblematico?
“Pannella non era tipo da aneddoti. Ma c’è un fatto che mi colpì molto. Nel ’78 ero arrivato a Roma da pochi mesi e fui ammesso a una discussione sull’atteggiamento da tenere in merito al primo processo intentato in Italia ai capi storici delle Brigate Rosse. Adelaide Aglietta, all’epoca militante dei radicali, era stata infatti sorteggiata, dopo il rifiuto di quasi cento cittadini, quale giurato popolare. Nel partito si discuteva se l’Aglietta dovesse accettare. Ma Pannella fu chiaro e inflessibile: disse che la questione non si poneva neppure e il nostro dovere era di stare dalla parte delle Stato e delle istituzioni anche se noi ne denunciavamo continuamente gli abusi e a volte gli orrori. Però bisognava sostenere la possibilità che queste istituzioni si riscattassero dai loro errori e quindi non c’era nessun dubbio sul fatto che l’Aglietta dovesse partecipare al processo. Questa fu una testimonianza del suo altissimo senso delle istituzioni e dello Stato di diritto che non dimenticherò mai”.
Monica Rubino
(da “La Repubblica”)
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