INTERVISTA ALL’IMAN DI NIZZA: “L’AUTORE DELLA STRAGE PEGGIO DI UN ANIMALE, ANCHE I MUSULMANI SONO MINACCIATI”
“CHI UCCIDE NEL NOME DELL’ISLAM E’ UN IGNORANTE, NON C’E’ NESSUNA RELAZIONE TRA RELIGIONE E TERRORISMO”
«Io non c’ero sulla Promenade des Anglais ieri sera, ero in moschea. Ma c’erano dei fedeli». Mahmoud Benzamia è l’imam della moschea En Nour di Nizza, appena aperta dopo roventi polemiche con l’ex sindaco della città Christian Estrosi (oggi presidente della Regione), fortemente contrario.
«Una persona che prende un camion e uccide così le persone è un animale selvaggio, nemmeno un animale, perchè spesso gli animali hanno misericordia verso i più deboli. I musulmani ne hanno abbastanza di dover dire ogni volta “non abbiamo nulla a che fare”: siamo tutti minacciati, i miei figli ieri sera erano là , volevano uscire, grazie a Dio sono rimasti a casa».
Il nome diffuso dai media è di un 31enne franco-tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel: l’ha mai sentito?
«Non lo conosco. Secondo le informazioni è una persona conosciuta per episodi di delinquenza, nemmeno era radicalizzato, non era conosciuto dai servizi».
Un problema di radicalizzazione in Francia però in altri casi c’è stato.
«Io non cesso di distinguere e precisare che questi atti di terrorismo e radicalizzazione non hanno niente a che vedere con l’islam, che è una religione di pace, tolleranza e misericordia. Noi nel nostro istituto lavoriamo in collaborazione con la prefettura per combattere la radicalizzazione. Sappiamo bene che ci sono persone che ci cascano: la nostra priorità è sulla deradicalizzazione».
Cosa dirà lei nella sua prossima predica?
«Io oggi parlo della posizione dell’islam in rapporto alla radicalizzazione e al terrorismo: è evidente che l’islam è contrario, non ha alcuna relazione con alcun atto di terrorismo».
La farà in arabo o in francese?
«Per il 90 per cento in francese».
Perchè ci sono persone che pensano di uccidere in nome dell’islam?
«Sono persone ignoranti che non conoscono l’islam, che non sono nutrite spiritualmente. Ma sono una minoranza: non bisogna generalizzare a tutti i musulmani, questo lo devono capire anche i media. Non siamo qui ogni volta per giustificarci, per dire che non abbiamo niente a che fare».
Se incontrasse qualcuno che si sta radicalizzando lo denuncerebbe?
«E’ nostra responsabilità davanti a Dio e alla nostra religione correggere e andare ai servizi di sicurezza per denunciare una persona così, perchè è una minaccia contro la società , contro noi tutti. E’ responsabilità dei musulmani fermare qualcuno che abbia intenzione di fare qualcosa del genere».
Le è mai capitato di incontrare qualcuno che si stava radicalizzando?
«Ci sono casi. Non di persone pronte all’atto, ma nelle discussioni: qualcuno che vuole fare una cosa simile non lo viene a dire. Nel nostro luogo di culto non ci sono casi diretti, perchè sanno di trovare un imam che va a rettificare il loro cammino».
Come fa un 31enne cresciuto presumibilmente in Francia a odiare così il suo Paese?
«Non si può descrivere tutto questo in termini esterni. Io credo ci siano molti fattori: come ha vissuto, come è stato nel proprio ambiente… Io come imam posso dire che un musulmano non può fare un atto simile, non c’è ragione per avere questo odio perchè l’Islam combatte l’odio interiore. E tutti dobbiamo lavorare per combatterlo: non è un problema dei musulmani o un problema dello stato o delle autorità , ma di tutti. Perchè siamo tutti minacciati».
Francesca Schianchi
(da “La Stampa”)
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