ISRAELE, SCIOPERO GENERALE PER IL RITIRO DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, L’ESTREMA DESTRA ISRAELIANA MINACCIA IL RITIRO SE NETANYAHU CEDE
AEROPORTI E OSPEDALI IN TILT, MIGLIAIA DI MANIFESTANTI VERSO LA KNESSET
Il governo israeliano è in subbuglio all’indomani di una notte storica in Israele, dove centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in in tutte le principali città in manifestazioni spontanee convocate via WhatsApp.
A scatenare l’ira di parte della popolazione è stata l’ennesima mossa azzardata del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant dopo che questi aveva rotto l’unità all’interno del governo, chiedendo di ritirare la contrastatissima riforma della giustizia.
Dopo una notte di proteste in tutto il Paese, con la polizia impegnata a disperdere i manifestanti che avevano bloccato l’autostrada Hayalon, nelle prime ore del mattino il presidente della Repubblica Herzog ha chiesto al premier di fermare l’iter della riforma – il cui passaggio finale in Parlamento sarebbe previsto per questa settimana – perché questa «indebolisce il sistema giudiziario».
Un pressing che sembrava aver avuto successo: Netahyahu ha infatti annunciato che avrebbe parlato alle ore 10.30 italiane, e la stampa israeliana ha scritto che era pronto ad annunciare lo stop alla riforma. Ma il discorso è stato rinnovato dopo che l’ala destra della maggioranza si è rivoltata contro il possibile ritiro della legge.
In particolare Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la sicurezza nazionale, ha minacciato di dimettersi e far cadere il governo se il premier procederà con l’annuncio. Ben Gvir, riportano i media israeliani, ha affermato che il significato di un arresto della riforma sarebbe «una resa di fronte alle violenze nelle strade».
Senza il suo partito, Netanyahu perderebbe la fragile maggioranza su cui può contare alla Knesset. Fonti vicine al premier citate dall’agenzia di stampa Agi riferiscono che la decisione di ritirare la riforma è stata già presa. Ma fervono in queste ore contatti e negoziati.
Paese in fermento
La “corrente elettrica” democratica ha però ormai contagiato interi settori del Paese. Il leader del principale sindacato israeliano, Arnon Bar David, ha annunciato infatti lo sciopero generale sino a quando il provvedimento non sarà ritirato. «Questo è il Paese dei cittadini, di tutti i cittadini. Non lasceremo che sprofondi nell’abisso», ha dichiarato Bar-David. Messaggio immediatamente recepito dai lavoratori dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, il principale del Paese.
Il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani Pinchas Idan ha annunciato infatti lo stop immediato di tutti i decolli. E a seguire anche il sindacato che rappresenta i medici del Paese ha annunciato di aver aderito allo sciopero, avvertendo che il sistema sanitario è «congelato con effetto immediato» sino a quando la riforma non sarà ritirata. Manifestanti stanno ora convergendo anche di fronte alla Knesset, il Parlamento israeliano, per aumentare al massimo livello la pressione sulla maggioranza di governo.
(da Open)
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