JOBS ACT: DALLA CGIL 4 MILIONI DI FIRME PER CANCELLARE LA LEGGE
LE RICHIESTE DI REFERENDUM ABROGATIVO CONSEGNATE IN CASSAZIONE… E DA DOMANI AL VIA I BANCHETTI CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Contro il Jobs act la Cgil ha raccolto 4 milioni di firme. E questa mattina una delegazione del sindacato, guidata dal segretario generale Maurizio Landini, le ha depositate presso la Corte di Cassazione dopo averle trasportate con tre furgoni raccolte in 1.036 scatoloni.
«Quattro milioni di firme raccolte. Firme di cittadini che chiedono di poter votare e cambiare le leggi sbagliate, affermare la libertà nel lavoro e nella vita, la libertà di non essere precari, sfruttati e di non morire sul lavoro» ha commentato Landini. «La Cgil – ha poi aggiunto – si è messa a loro disposizione, e oggi si apre una fase nuova: portare a votare 25 milioni di persone per cambiare questo Paese e per rimettere al centro il lavoro, i diritti e la libertà delle persone».
La campagna referendaria, partita il 25 aprile scorso, ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone che per vivere devono lavorare. «Il lavoro deve essere tutelato, in quanto diritto costituzionale – ha spiegato Landini -. Deve essere sicuro, perché di lavoro si deve vivere e non morire. Deve essere dignitoso e perciò ben retribuito. Deve essere stabile, perché la precarietà è una perdita di libertà».
I 4 quesiti
In tutto sono quattro quesiti i referendari promossi dalla Confederazione per un lavoro tutelato, sicuro, dignitoso, stabile.
Il primo quesito punta ad abrogare le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi. In particolare si interviene a ripristinare per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori operanti in unità produttive con più di 15 dipendenti la normativa dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori come modificato dalla legge n. 92 2012, ossia la regola della reintegrazione nel posto di lavoro nei casi più gravi di licenziamento (perché del tutto privi di giusta causa o giustificato motivo, oggettivo o soggettivo).
Il quesito numero 2 riguarda l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. Si interviene a tutela dei dipendenti di datori di lavoro con meno di 15 addetti eliminando il tetto massimo di indennizzo in caso di licenziamento illegittimo. L’abrogazione del tetto massimo all’indennizzo consentirebbe al giudice, qualora considerasse il licenziamento illegittimo, di riconoscere una tutela adeguata alla lavoratrice e al lavoratore in considerazione di diversi parametri (età; carichi familiari; capacità economica dell’azienda) senza una preventiva limitazione del quantum.
Quindi, col terzo quesito, la Cgil vuole abrogare le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine. L’effetto del quesito è il ripristino dell’obbligo di causale per il ricorso al contratto di lavoro a termine. Si prevede inoltre l’abrogazione della possibilità che la causale possa essere individuata dalle parti individuali del contratto di lavoro, che nei fatti apre la strada ad assunzioni a termine senza alcun controllo.
Infine col quesito numero 4 si vogliono abrogare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. L’utilizzo della responsabilità solidale – che il referendum mira a ripristinare nella sua totalità – è la regola di base generale volta a impedire che le diverse forme di decentramento produttivo si risolvano nella limitazione delle tutele del lavoro, facendo sì che il committente si rivolga ad appaltatori solidi finanziariamente e in regola con le norme antinfortunistiche.
La campagna contro l’autonomia
Chiusa una campagna ne parte subito un’altra, quella per abrogare la legge sull’Autonomia differenziata. Questa volta, sul fronte sindacale, assieme alla Cgil c’è anche la Uil che in questa battaglia sono al fianco dei partiti di opposizione. A partire da domani sono previsti banchetti in tutta Italia per raccogliere le firme a favore del referendum abrogativo della “legge Calderoli” a cura del Comitato promotore formato dalle due confederazioni, partiti politici di opposizione e associazioni della società civile.
«Si tratta di una legge che divide il Paese e che segnerà ulteriori solchi nei divari territoriali, non solo tra il Nord e il Sud, ma anche tra aree urbane e aree interne, aumentando ancor di più le disuguaglianze sociali” segnala la Uil in una nota. «Ci sono diritti, come quelli al lavoro, alla salute e cura, all’istruzione, che non possono e non devono essere oggetto di devoluzione completa alle Regioni – spiega il sindacato guidato da Pierpaolo Bombardieri -. Anche la Uil, dunque, chiede una firma per fermare una legge iniqua e sbagliata e per salvare l’indivisibilità dell’Italia; tutelare la sanità pubblica e universale; proteggere la scuola e l’unitarietà dell’insegnamento; difendere i contratti nazionali di lavoro; sostenere la competitività dei sistemi produttivi e industriali; garantire l’uniformità dei Lep su tutto il territorio nazionale; assicurare un robusto sistema di perequazione».
In particolare la Uil domani sarà a Roma in piazza Gimma dalle 9.30 alle 13, mentre la Cgil alla stessa ora presidierà l’Ospedale San Filippo Neri, presente anche Landini che alle 18 sarà poi a Ostia inn piazza Anco Marzio.
(da Il Corriere della Sera)
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