L’ITALIA REALE DEL MALAFFARE
ORA ANCHE I VETERINARI FINISCONO SOTTO SCORTA… PER CONTROLLARE AZIENDE ED ALLEVAMENTI ED EVITARE MINACCE E BASTONATE IN CERTE ZONE DEL PAESE DEVONO FARSI SCORTARE DAI CARABINIERI…
Una volta erano i calci degli asini e dei cavalli ad intimorire i veterinari, insieme alle corna di tori e montoni. In tutto il mondo civile è ancora cosi, ma non in Italia: da noi il vero pericolo viene da allevatori, pastori e proprietari di aziende zootecniche.
Sempre più sovente i veterinari pubblici sono vittime di insulti, minacce, schiaffi e bastonate. Controllare, come previsto dalla legge, allevamenti, macelli, caseifici, industrie alimentari e tutto quanto concerne l’igiene degli animali e alimenti è divenuto un lavoro sempre più rischioso.
Sono già oltre una decina gli esposti presentati dall’inizio dell’anno: lo denuncia il Sivemp, il sindacato dei veterinari pubblici che ha chiesto che i medici vengano scortati dalle forze dell’ordine. Secondo il sindacato si tratta di un provvedimento necessario sia per garantire l’incolumità dei veterinari che compiono il loro lavoro, sia per consentire il corretto svolgimento dei controlli.
Non solo: occorre invertire l’abitudine ormai diffusa di intimidire chi compie le verifiche.
In Campania, ad es., si è riusciti a fare controlli a tappeto sui caseifici, contro i rischi della diossina, solo perchè i medici erano rigorosamente scortati dai Nas dei carabinieri.
Inutile negare che però, soprattutto ( ma non solo) al Sud, le minacce continuano.
Poche settimane fa si è avuta l’aggressione a una veterinaria in Calabria, Maria Giovanna Lamanna, presidente dell’ordine dei veterinari di Crotone, assalita mentre eseguiva alcuni controlli. Ma è solo l’ultimo degli episodi segnalati.
A Ragusa, un mese fa, ignoti hanno dato fuoco alla casa di campagna di un veterinario dell’Asl 7 della cittadina siciliana. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe da ricercarsi nella sua attività professionale e nell’interesse di qualche impresa zootecnica locale a evitare i controlli. Ci sono interessi economici non indifferenti e quando si tocca il portafoglio, molti si innervosiscono.
I veterinari possono fissare multe e sospensioni e, nei casi in cui vengano riscontrate gravi irregolarità , arrivare a disporre la chiusura di un’azienda. Che si tratti di un pastore, di un allevatore o del proprietario di un mattatoio la storia si ripete. Prima le intimidazioni, per dissuadere il veterinario ad effettuare il controllo e a testimoniare che è tutto in regola, poi gli insulti. In alcuni casi si passa anche alle mani, con spintoni, percosse e bastonate.
Le zone dove questo malcostume è più diffuso sono quelle meridionali dove le imprese vivono in realtà di attenuata legalità e in situazioni culturali marginali. In modo particolare riguardano la Calabria, la Sicilia e la Sardegna.
Il sindacato rivendica il ruolo dei veterinari italiani, non certo accondiscendenti a mediazioni illegali, nonostante le minacce, ma reclama anche una presenza non sporadica dello Stato che sappia rappresentare e garantire la legalità .
A dimostrazione che ormai nessuna categoria è esente in Italia dal rischio criminalità e la conseguente esigenza di una risposta decisa da parte del Governo, reale e non mediatica.
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