L’ALLARME DI VISCO: “REDDITO DI CITTADINANZA E QUOTA 100 NON AIUTANO LA CRESCITAâ€
IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA PREOCCUPATO PER IL DEBITO ITALIANO
La prima uscita post-Def del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, qui a Washington per la sessione primaverile dell’Fmi, guarda all’Italia con preoccupazione.
Sottoposto al fuoco di fila delle domande, in una sorta di intervista collettiva al Council on Foreign Relations, lancia un nuovo allarme sul debito italiano e va in rotta di collisione con la compagine gialloverde spiegando che i due “totem”, reddito di cittadinanza e quota 100, possono frenare la crescita della produttività e dunque del Pil
L’operazione-verità del Tesoro mette a nudo cifre che destano preoccupazione: “Il debito pubblico va tenuto sotto controllo”, ha osservato Ignazio Visco che è a Washington a fianco del ministro dell’Economia Tria, anch’egli giunto nelle ultime ore nella capitale Usa per il primo test di fronte ai partner internazionali, con contorno di incontri bilaterali a partire da quello con il collega del Tesoro Usa Steven Mnuchin.
E la crescita del debito è il vero fianco scoperto del Def: in soli quattro mesi, dall'”aggiornamento” del dicembre scorso ad oggi, le stime del governo sono salite di due punti, dal 130,7 al 132,6 per cento: un obiettivo che dà per scontato anche 1 punto di Pil di privatizzazioni, ad oggi ancora in alto mare.
Senza considerare i problemi di classificazione dell’Eurostat che potrebbe allargare il perimetro dei soggetti all’interno della pubblica amministrazione (addirittura c’è chi dice che nel mirino ci sia anche la Cassa Depositi e Prestiti) facendo salire ancora di più il conto.
Il governatore di Bankitalia non scende nei dettagli e invia ai partecipanti al tavolo Usa anche messaggi rassicuranti: “L’export italiano tiene” e l’Europa “non è vicina alla recessione”. Sulla crescita del Belpaese, ormai al lumicino e le politiche del governo traspare scarsa fiducia. Visco premette con cautela che il problema della crescita “anemica” italiana è un “problema strutturale” tanto che “negli ultimi vent’anni siamo cresciuti di 1 punto in meno rispetto agli altri paesi europei”.
Ma certo le misure del governo, come reddito di cittadinanza e quota 100, non contribuiscono a risolvere il problema: sebbene “aiutino la domanda aggregata”, in fin dei conti freneranno lo sviluppo: infatti, spiega Visco, “potrebbero non aiutare la crescita della produttività “, che del Pil è componente cruciale. Ci vogliono invece “capitale umano e tecnologie”.
Il caso-Italia resta così in primo piano.
Del resto non c’è documento dell’Fmi che non tiri in ballo la Penisola per bassa crescita, debito, legame tra banche e titoli di Stato, rischio spread e incertezza politica. Ieri nella conferenza stampa plenaria della direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, il tema è tornato a galla con un invito esplicito all’Italia di passare dalle parole ai fatti: “Apprezziamo le intenzioni, ma è necessario tradurle in provvedimenti identificabili, misurabili e credibili”, ha avvertito la Lagarde che ha comunque apprezzato la “riduzione” delle sofferenze nel sistema bancario italiano.
Certo in vista dei test delle prossime settimane il governo dovrà spiegare obiettivi di bilancio, costi di misure come quelli del progetto di flat tax che ha trovato spazio nel Def e come opererà sul fronte delle spese. Il clima che troverà a Bruxelles in giugno non è dei migliori e proprio qui negli Usa il vice presidente della Commissione europea Dombrovskis non ha usato mezzi termini sul govern
gialloverde: ha annotato come l’economia italiana oggi cresca “meno degli altri partner europei per colpa della decisione nel dicembre scorso di aumentare il deficit contro l’opinione di tutti”. Ed ha aggiunto: “Se avessero ascoltato prima i consigli della Commissione avrebbero evitato molti danni”.
(da agenzie)
Leave a Reply