LA BRUTTA FIGURA DEL SINDACO LEGHISTA DI GENOVA, COSTRETTO ALLA RETROMARCIA SUL PONTE DEDICATO A FABRIZIO QUATTROCCHI, UCCISO IN IRAQ NEL 2004
LA SORELLA DI FABRIZIO: “NON HA SENSO SOSTITUIRE LA DEDICA DEL PONTE INTITOLATO ALL’EROE PARTIGIANO PER ASSEGNARLA A FABRIZIO, CREANDO CONTRASTI, SI TROVI UN’ALTRA VIA”
Quello che è accaduto nelle ultime 48 ore a Genova è uno specchio tristemente fedele di quello che è diventato questo Paese
È il caso di Genova, guidata dal sindaco Marco Bucci, il manager che ha trionfato nel 2017 con il sostegno dell’intera coalizione di centrodestra.
Accade, così, che il Consiglio comunale a trazione leghista approvi a colpi di maggioranza una mozione per intitolare un luogo della città alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, il contractor rapito e ucciso in Iraq nel 2004 famoso per l’atto di eroismo e coraggio con cui ha affrontato la morte: “Vi faccio vedere come muore un italiano”.
Il problema è che la scelta per l’intitolazione ricade su un ponte sul Bisagno noto come “passerella Firpo”, che ricorda — con tanto di targa — Attilio Firpo, il celebre e celebrato partigiano “Attila” trucidato a colpi di fucile a due passi da lì dalle Brigate nere il 14 gennaio del 1945.
Il comunicato della famiglia Firpo è durissimo. “La storia — scrivono gli eredi — dovrebbe essere maestra. Ma, se ne distruggiamo la memoria, rischiamo di ripetere gli stessi errori. I simboli servono a mantenere memoria e attenzione”.
L’Anpi provinciale suggerisce al sindaco di trovare un altro luogo per celebrare Quattrocchi. Ma, invece delle scuse, dall’amministrazione arrivano goffe e pallide scuse legate alla topografia della città . La polemica non si placa, i social si infiammano. Per un giorno a Genova non si parla d’altro.
Il clima del dibattito si fa talmente rovente che, alla fine, persino la famiglia Quattrocchi è costretta a intervenire.
Lo ha fatto ieri sera, per bocca della sorella Graziella (già candidata locale con AN, una decina d’anni fa), con un garbo, una dignità e una compostezza da cui l’intera destra genovese e ligure avrebbe solo da imparare.
“Chiedo al Consiglio comunale e al sindaco Bucci di riconsiderare la propria posizione, scegliendo eventualmente un altro luogo da dedicare alla memoria di Fabrizio — ha scritto Graziella -. Io e la mia famiglia non desideriamo che il ponte sia intitolato a Fabrizio, poichè si prospetta sin dalla sua origine come fonte di sofferenza e contrasti non voluti sia per noi che per la famiglia Firpo”.
A quel punto il sindaco Bucci e i suoi non hanno potuto far altro che prendere atto e cercare una nuova destinazione.
Ci voleva una donna, ci voleva una sorella per fare quello che un’intera parte politica non è riuscita a fare.
Ci voleva una come Graziella, le cui parole oggi sono una boccata d’ossigeno nel clima inquinato dalla propaganda.
(da Tpi)
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