LA CALATA DI BRAGHE DEL GOVERNO: DEFICIT AL 2%, QUOTA 100 UNA TANTUM SENZA CAMBIARE LA FORNERO E REDDITO DI CITTADINANZA RIDOTTO
SONO LE IPOTESI CHE CONTE INTENDE PORTARE ALLA UE PER EVITARE LA PROCEDURA DI INFRAZIONE… LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO
Un nuovo impegno per l’Ue entro dieci giorni: un documento di bilancio rivisto e corretto dopo la bocciatura della Commissione europea o forse una lettera.
Comunque un’inversione di rotta da consegnare all’Europa prima del consiglio europeo del 13 e 14 dicembre, segnalano fonti di governo ad Huffpost.
Il tempo stringe, i toni tra Roma e Bruxelles sono passati dagli insulti alla trattativa, il governo Conte tratta e vuole chiudere.
Obiettivo: evitare la procedura di infrazione sul deficit legata al debito che potrebbe scattare il 19 dicembre, se tutti gli sforzi andassero a monte.
I dettagli dell’accordo sono ancora da definire, mentre a Bruxelles si svolge una riunione dell’Eurogruppo che, nelle sue conclusioni finali, conferma ancora la bocciatura della Commissione: “Sosteniamo la valutazione della Commissione Ue e raccomandiamo all’Italia di prendere le misure necessarie a rispettare le regole del Patto di stabilità “.
Ma – dettaglio non da poco – nelle conclusioni della riunione dei ministri della zona euro non c’è accenno esplicito alla procedura di infrazione contro l’Italia. E’ un altro segnale della trattativa in corso.
Secondo quanto riferiscono all’Huffpost fonti di governo, l’idea che si fa strada è di ridurre il deficit previsto al 2,4 per cento nel 2019.
Le previsioni più ottimistiche dell’ala più incline al dialogo nell’esecutivo Conte puntano al 2 per cento, che è quanto chiede al minimo la Commissione per evitare la procedura di infrazione di fatto già ‘apparecchiata’ e che, senza correzioni, “va avanti”, avverte Pierre Moscovici.
Quota cento, il provvedimento sulle pensioni caro a Matteo Salvini, diventerebbe una ‘una tantum’ che risolva i problemi legati alla riforma Fornero (esodati), ma che di fatto salvaguardi quella riforma in quanto è l’unica riforma strutturale italiana apprezzata a livello europeo.
Scomporla – fanno notare gli interlocutori europei – vorrebbe dire rimettere a rischio il sistema.
Il reddito di cittadinanza, meno inviso a Bruxelles, invece verrebbe ristretto al massimo, ad una platea ridotta.
Il diavolo sta sempre nei dettagli e nessuno al governo si dice certo dell’accordo fatto. Tanto più che Salvini sta ancora chiedendo che ‘quota cento’ mantenga almeno una parte strutturale, altrimenti gli sarebbe difficile difendere la manovra di fronte agli elettori. Però anche i toni di Salvini sono diventati decisamente più morbidi.
Salvini si mantiene alla larga dalle polemiche, accuratamente. Non si scalda nemmeno quando gli fanno notare che i commissari europei possono andare in pensione con soli dieci anni di attività . In altri tempi avrebbe approfittato per attaccare. Oggi no.
Ora la trattativa è nelle mani del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come hanno messo nero su bianco ieri i due vicepremier Salvini e Di Maio in una nota congiunta.
Ed è per questo che il nuovo impegno per Bruxelles arriverà qui in Europa in tempo per il consiglio europeo di metà dicembre. Dovrà essere una “correzione credibile della manovra e un impegno chiaro e indiscutibile del governo”: è questo che chiedono da Bruxelles a Roma.
Per il capo del governo, il consiglio europeo di fine anno sarà l’occasione per dimostrare ai partner europei gli sforzi fatti: ad Angela Merkel ed Emmanuel Macron, i più aperti al dialogo, e agli olandesi, i finlandesi, gli austriaci, insomma i più arrabbiati per le spese italiane in deficit.
In questo modo, al termine di settimane di lavoro con una triangolazione di sforzi insieme al ministro dell’Economia Giovanni Tria sul lato dei conti e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sul lato della diplomazia, Conte si prefigge di suggellare l’accordo in modo che il 19 dicembre la Commissione non scriva le sue raccomandazioni per l’Italia, propedeutiche all’apertura formale della procedura all’Ecofin del 22 gennaio.
Insomma entro la metà dicembre, suggeriscono fonti di governo al lavoro sulla trattativa, deve essere tutto fatto.
Perchè altrimenti il caso Italia finisce nel collegio dei Commissari del 19 dicembre (secondo l’ordine del giorno che decideranno i capi di gabinetto di Palazzo Berlaymont il 17 dicembre) e a quel punto sarebbe troppo tardi.
Oggi a metà giornata, Tria e il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis si fanno fotografare insieme. Sorridenti, si stringono la mano al termine di un colloquio. “Comune volontà di trovare al più presto una soluzione al contenzioso sulla manovra tra Roma e Bruxelles”, è quanto emerge dall’incontro. Certo, il ‘falco’ Dombrovskis non si lascia sfuggire l’occasione per rimarcare che “non basta solo il cambio dei toni, serve una correzione consistente”.
Ma si intuisce anche alla riunione dell’Eurogruppo che l’Italia non è più nella condizione di tirare la corda ancora: i dati parlano di recessione in arrivo, cosa che sconfesserà le previsioni di crescita del governo.
E poi oggi la levata di scudi di Confindustria ha fatto suonare l’allarme proprio al cuore dell’esecutivo: soprattutto nella Lega, nel mirino delle critiche del suo elettorato al nord.
Un’atmosfera diversa, insomma. Moscovici già annusa la vittoria. “La Commissione – dice placido il commissario agli Affari Economici – è la signora del tempo”.
E’ una citazione di Macron, che oggi non se la passa bene con le proteste dei ‘gilet gialli’ in Francia. Ma Moscovici cita il Macron che vinse le presidenziali due anni fa e parlava così: “Io resterò il ‘padrone dell’orologio’: bisognerà che i media si abituino. Non mi agiterò per andare davanti alle telecamere solo perchè la signora Le Pen va in tv”.
(da “Huffingtonpost”)
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