LA CAMPAGNA ESTIVA DI ALFANO PER DIMOSTRARE IL QUID DEL NCD
TRA VU CUMPRA’, ART. 18, STADI E SPIAGGE
Con mossa da pugile ferito, il Nuovo centro destra prova ad uscire dall’angolo dell’irrilevanza politica e dell’abbraccio mortale con il Pd renziano.
E con il segretario ministro Angelino Alfano infila due, tre mosse nel giro di pochi giorni che sanno di propaganda ma sembrano azzeccate.
Venerdì scorso l’operazione stadi sicuri con misure choc come il Daspo fino a 8 anni che mettono gli ultras più o meno sullo stesso piano dei boss di mafia (del resto Jenny la carogna non è certo un damerino da compagnia).
Nel lunedì della settimana di Farragosto annuncia l’operazione spiagge sicure e la stretta sui “vu cumprà ” in spiaggia.
È certamente tardiva e contiene una insopportabile gaffe lessicale ma si guadagna un ideale “mi piace” da parte della lobby dei commercianti.
Infine la battaglia per l’abolizione dell’articolo 18 del codice del lavoro: è una questione più di forma che di sostanza ma, per quanto abbia il gusto della strumentalità , riesce a bucare e ad imporre l’agenda del dibattito politico.
Il Nuovo centrodestra ci prova. Deve farlo.
“Dobbiamo essere noi i riformatori della destra al governo sui temi economici e il lavoro, noi la calamita per Forza Italia” detta la linea il coordinatore Gaetano Quagliariello.
Alfano esegue, diligente, forte anche di un dicastero che gli può consentire ampia operatività e quindi visibilità .
Non sono da meno gli altri ministri: Lupi, alla guida di Infrastrutture e Trasporti, si pregia di aver concluso la trattativa Alitalia-Eithiad “salvando non solo migliaia di posti di lavoro ma anche potenziando lo scalo di Malpensa ridotto ad uno scalo quasi residuale”; Beatrice Lorenzin ha qualche problema in più sull’eterologa ma può rivendicare, come ministro della Sanità , di aver evitato un micidiale taglio delle spese.
Ncd batte più colpi per ricordare al premier che “prima di Forza Italia ci siamo noi che siamo già al governo per tirare fuori il Paese da questo pantano economico ed istituzionale”.
E anche, suggeriscono gli stessi parlamentari del gruppo, “per mettere in chiaro che i nostri posti non sono disponibili qualora si creino le condizioni per un rimpasto di governo”.
Quello di Alfano, soprattutto.
Il gruppo parlamentare dei Popolari ancora non si è creato. Difficilmente nascerà in autunno perchè non conviene a nessuno: un gruppo solo prende meno soldi di tre diversi (Udc, Scelta civica e Popolari) e anche per i capigruppo sarebbero sacrifici.
Ma, un altro messaggio veicolato in queste ore a Renzi è proprio quello dei numeri: se il premier dice di fare a meno di Forza Italia, sappia che al senato il secondo gruppo siamo proprio noi, i centristi”.
Lo scalpo di giornata per Alfano e Ncd è l’articolo 18.
Individuato già come tema durante la direzione del partito a fine luglio, torna utile in questi giorni per spiazzare Forza Italia e alzare la posta nella maggioranza e nel governo di Renzi che dice di “fare da solo” e di “non dipendere da Berlusconi” ma che ha bisogno di alleati.
Il ministro dell’Interno e presidente di Ncd ne pretende l’abolizione “entro fine agosto per i nuovi assunti inserendolo nel testo del decreto sblocca-Italia”.
Scimmiotta Renzi è detta “tre scadenze in tre mesi”: la restituzione di 15 miliardi di debiti della pubblica amministrazione alle imprese; la “centralità di famiglie e imprese nel testo della delega fiscale”.
Un fuoco pirotecnico che ha il risultato di agitare il Pd.
Se il ministro Madia aveva gelato la proposta con un categorico “l’abolizione dell’articolo 18 non crea posti di lavoro, non è quindi una priorità ed è solo divisivo”, il vice segretario Lorenzo Guerini è costretto invece ad aprire uno spiraglio.
“La questione sarà affrontata con la delega che in questo momento è in discussione al Senato. In quest’ambito affronteremo senza chiusure pregiudiziali le proposte che verranno messe in campo. Anticipare quella discussione a strumenti che non sono propri credo sia sbagliato”.
Goal, meta, la prima messa a segno da Angelino.
Forza Italia si divide: il capogruppo Renato Brunetta arranca e già si sente scippato di un tema; la vicepresidente della commissione Lavoro Polverini rispolvera le radici sindacali e avverte: “Giù le mani dai diritti”.
Anche il Pd si divide: la sinistra del partito con Cesare Damiano insorge e si porta dietro sindacati, Cgil e Cisl, e Sel (“è solo una battaglia ideologica”).
Quando in giornata entra in pista Sacconi, capogruppo Ncd al Senato e soprattutto presidente della Commissione lavoro dove è fermo il pacchetto di norme sul lavoro, è un trionfo.
“Bene Guerini: ci dice che dell’art. 18 si può e si deve parlare senza pregiudizi nel contesto della legge delega sul lavoro considerandolo alla luce del rafforzamento delle politiche di tutela dei disoccupati. È la nostra tesi, finora negata dai parlamentari del Pd che non hanno accettato come criterio di delega nemmeno quel riferimento alla riforma del contratto a tempo determinato che era stato già votato quale premessa del decreto legge”.
Ora, se poi tutto questo servirà non tanto ad abolire l’articolo 18 ma a portare a casa “quelle misure che sbloccano la propensione delle aziende ad intraprendere e ad assumere se vengono superate le rigidità su licenziamenti e mansioni e che sono la stella polare di Ncd”, Alfano e soci potranno cantare vittoria.
E non è detto che al Pd renziano questo possa dispiacere.
(da “Huffingtonpost“)
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