LA CASALEGGIO CONTRO RAGGI, RITORNA L’IDEA DI PRIVARLA DEL SIMBOLO
DI MAIO SPACCA IL DIRETTORIO: INSOFFERENTI PER IL SUO PROTAGONISMO
Il no alle Olimpiadi, per ora, lo piazza Beppe Grillo sul suo blog. Chiaro e tondo. In attesa che Virginia Raggi faccia lo stesso, come pattuito nelle frenetiche ore di giovedì, quando la sindaca è stata raggiunta dall’ultimatum dei vertici pentastellati innervositi dal suo temporeggiare: «Devi dire no entro 48 ore».
Detto fatto, ma a metà , cioè attraverso la formula delle indiscrezioni del Campidoglio, per rispettare l’accordo con il presidente del Coni Giovanni Malagò di attendere la fine delle Paraolimpiadi.
A quel punto Raggi si presenterà in conferenza stampa, in un impianto sportivo di periferia, scelta teatrale per motivare in uno spazio impoverito della città il no al grande evento di Roma 2024.
Restano una decina di giorni che nonostante tutto fanno sperare il Coni, anche perchè per cestinare la candidatura serve una delibera di revoca di quella targata Ignazio Marino.
Malagò non ritiene chiusa la faccenda e vuole sentirsi dire in faccia, nell’incontro fissato con Raggi, che dei Giochi Roma ne farà a meno.
Casaleggio infuriato
Al di là di tutto, l’accelerazione della sindaca ha ragioni squisitamente domestiche, dovendo lei offrire qualcosa a Grillo per siglare una parvenza di tregua e trovare, allo stesso tempo, argomenti di resistenza sui fedelissimi Salvatore Romeo e Raffaele Marra, spostato ufficialmente alla direzione Risorse umane.
Uno sgarbo ulteriore per la fronda più arrabbiata del M5S rappresentata nel direttorio da Carla Ruocco, Roberto Fico e Carlo Sibilia che avevano chiesto l’allontanamento del funzionario e spingono per la rottura con la sindaca dopo i disastrosi ultimi dieci giorni.
La sceneggiatura imbottita di colpi di scena non si è risparmiata neanche l’assessore al Bilancio per 24 ore: l’ex procuratore della Corte dei Conti silurato perchè indagato.
Uno status che per Raffaele De Dominicis cozza con i requisiti pentastellati, mentre è legittimo per Paola Muraro, la prima assessora indagata.
Una contraddizione giunta fino a Milano, alla Casaleggio, passando per Bologna dove ha parlato Max Bugani. Il capogruppo M5S al Comune non è un grillino qualsiasi.
Appartiene alla flotta originaria del Movimento, ed è il braccio destro di Casaleggio Jr con cui condivide la guida dell’Associazione Rousseau.
Bugani non ci gira troppo intorno e la sua lettura del caos della Capitale offerto all’agenzia Dire suona come una sentenza: «Non stiamo dando una grande immagine. Se io avessi visto il sindaco di Bologna Virginio Merola togliere deleghe e nomine a dieci o dodici persone nel giro di 40 giorni, sarei molto preoccupato per la mia città ». Raggi è avvisata, e poco importa che dal Campidoglio si affrettino a far sapere che c’è già una lista di 14 candidati per il posto al Bilancio: il tempo per lei sta scadendo. Toglierle il simbolo è un’opzione sempre attuale, nonostante le perplessità di Grillo che ieri ha dovuto nuovamente ribadire la fragile «fiducia in Virginia».
Casaleggio jr è meno clemente, convinto che il danno di immagine comprometta tutto il M5S.
È quello che sostengono anche Roberta Lombardi, Paola Taverna e nel direttorio Ruocco e Fico ormai in ostilità dichiarata verso Luigi Di Maio.
Il futuro del direttorio
Il deputato deve faticare per riprendersi quella leadership che l’affaire della mail e degli sms sul caso Muraro hanno messo in discussione.
Innanzitutto, all’interno dello stesso organo di governo grillino diviso dall’insofferenza per il verticismo isolato di Di Maio.
Malumori crescenti che con molta probabilità porteranno a un allargamento del direttorio come chiesto dai senatori che non si sentono rappresentati tra i cinque che guidano il M5S .
Nella speranza di riportare un po’ di serenità , ieri Di Maio è tornato in piazza, dove si è difeso e ha contrattaccato, prima di dare ai cronisti una risposta che segna una progressiva presa di distanze dalla sindaca: «Io mi sono scusato perchè ho sottovalutato la mail. A Roma c’è un sindaco, chiedete a lei se deve scusarsi, io ho risposto per me».
Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)
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