LA CERCHIA DELL’EXPO: “INCARICHI SOLO A NOI”
UNA MAIL SVELA CHE FORMIGONI E I SUOI SAPEVANO… E MARONI SCONSIGLIATO DA PISAPIA VOLEVA COME SUBCOMMISSARIO PROPRIO ROGNONI, ORA ARRESTATO
Infrastrutture Lombarde: un appaltificio da 240 milioni a disposizione degli amici.
La spa nasce nel 2003 per agevolare l’interventismo pubblico dei governi regionali guidati da Roberto Formigoni, il quale, secondo il tribunale di Milano, assieme ai suoi fedelissimi era a conoscenza del malaffare.
Secondo il giudice, che giovedì ha firmato otto arresti, uno come Pierangelo Daccò, amico e pagatore dell’ex presidente, aveva “un certo ascendente” sulla società .
Formigoni e formigoniani, dunque.
La nascita di Ilspa, infatti, è tutta farina del Celeste che piazza sulla poltrona di direttore generale Antonio Rognoni.
Carriere intrecciate, con il dg che mette in fila investimenti per 11 miliardi e il presidente che inciampa negli scandali fino al rinvio a giudizio approdando in Senato.
Nel gennaio scorso, poi, Rognoni lascia.
Pochi giorni dopo diventano pubbliche le indagine della Corte dei Conti sulle spese pazze dell’Ilspa.
Ai piani alti c’è Bobo Maroni. Si ipotizza una discontinuità . Capita il contrario, perchè il neo-governatore propone la candidatura dell’ex dg a sub commissario per Expo.
E questo nonostante sia stato sconsigliato dal sindaco di Milano.
Con Giuliano Pisapia, l’incontro, riservatissimo, avviene prima della bufera giudiziaria. In quel frangente il primo cittadino sconsiglia Maroni nel proseguire sulla strada di Rognoni, perchè, ragiona Pisapia, con lui in Expo aumenterebbe il rischio di infiltrazioni mafiose.
Ipotesi concreta visto che l’esposto dal quale parte l’indagine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo arriva da una società su cui pesano sospetti di collusioni con la ‘ndrangheta.
Questo, dunque, il clamoroso dietro le quinte dell’affare Infrastrutture Lombarde sul quale ieri è intervenuto lo stesso Maroni smentendo di aver proposto la candidatura dell’ex dg.
Il caso della holding promette dunque futuri sviluppi soprattutto su Expo. Con buona pace del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che ieri ha invitato “a non perdersi in nuove iniziative giudiziarie per concentrarsi sull’esecuzione dei lavori”.
L’inchiesta, però, c’è e mette sul piatto un dato clamoroso.
Lo scrive il gip Andrea Ghinetti nella sua ordinanza quando, a proposito del sistema Rognoni, sostiene “la consapevolezza di tutte le parti in causa di agire in un ambito di diffusa illegalità , compresi i vertici della Regione”.
Tutti sapevano delle gare Expo addomesticate e delle consulenze milionarie riservate alla“cerchia”.
Il ragionamento del giudice nasce da una mail inviata dal legale Carmen Leo a Rognoni. Nel documento l’avvocato, arrestato giovedì, riferisce di un incontro in Regione proprio sulle consulenze legali dell’Ilspa.
“Caro Antonio — scrive Leo — alla riunione erano presenti: Zucaro, Vivone, Colosimo, Sala”. I primi due erano all’epoca avvocati dell’ufficio legale del Pirellone. Mentre Sala era “dirigente dell’Unità Organizzativa Normativa e Amministrativa della Regione”. Insomma , il ruolo di controllore sulle consulenze era interno al Pirellone.
Il dato conferma il passaggio dell’ordinanza dal quale emerge la consapevolezza del malaffare da parte di Paolo Alli, ex sottosegretario alla presidenza.
Una consapevolezza che emerge, nettissima, dalle intercettazioni.
L’avvocato Salvatore Primerano, anche lui ai domiciliari , descrive il sistema. “Le persone di cui (Rognoni) si contorna poi lo seguono in questo percorso”. E dunque “chi è troppo rigido trova difficoltà ”.
Il motivo lo si ascolta in un’altra telefonata tra Pierpaolo Perez, responsabile dell’Ufficio gare e contratti di Ilspa, e un avvocato.
Dice il legale: “Non si possono mai dare incarichi fuori dalla cerchia”.
Il dato, tassativo, sottende una regola ferrea che si apprende dalla voce di Rognoni: “Io pretendo che la gente lavori con la mia testa”.
Tutti lo seguono, nonostante dubbi e paure. Come quelle dell’avvocato Maurizio Malandra (ai domiciliari). “Siamo deboli — dice — , se viene la Corte dei Conti pensi che scavalliamo tanto?”.
Più esplicita Carmen Leo: “Questi sono tutti abusi”. Il legale si riferisce ai “ricatti” che Rognoni fa alle imprese chiedendo “garanzie non dovute” in cambio dell’appalto. Un modo di agire che, spiega Perez, “serve a fare in modo che la Regione vinca 2 a 0 e che loro siano i più fighi del mondo”.
Insomma, Rognoni tira dritto dando consulenze anche a chi non le vorrebbe più come nel caso della Leo che confessa: “È per rischiare meno, io prendo già tanti soldi”.
Netta la risposta del dg: “Gli importi li decido io”.
Nomi, fatti, accuse. Da questi emerge un personaggio (non indagato) definito “molto potente” che può “essere di aiuto”.
Ex carabiniere, vicino ai servizi segreti, campione di incarichi, potrebbe essere la chiave per accedere ai santuari su cui indaga l’antimafia.
Davide Milosa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply