LA CINA FA PULIZIA ETNICA IN TIBET
IN ITALIA D’ALEMA SI PROSTITUISCE AL LIBERALCOMUNISMO DELLA CINA E TACE…NON VOGLIAMO ATLETI ITALIANI NELLA FOGNA CINESE
Chiamiamo le cose con il loro nome: la Cina sta attuando in Tibet, con l’arroganza tipica dei Paesi comunisti e totalitari una pulizia etnica, quella stessa che mobilita solitamente Stati Uniti ed Occidente in difesa dei valori condivisi della democrazia, laddove essa è in pericolo. Stranamente il discorso non vale per il regime comunista cinese…paura, convenienza, globalizzazione dei mercati, import export da salvaguardare… e i diritti umani non contano più per nessuno. La Cina invade i mercati mondiali grazie al fatto che viola sistematicamente le regole di tutela ambientale ( ma i Verdi tacciono), quelle sul lavoro minorile ( ma i sindacati stanno zitti), quelle sulla sicurezza sul lavoro ( ma la sinistra non insorge), quelle sull’igiene e la sicurezza dei prodotti che fabbrica ( ma nessuno obietta nulla), quelle sulle sovvenzioni statali alle imprese che danneggiano il mercato ( ma i liberisti nostrani fanno finta di nulla).
La Cina fa parte del Wto, l’organizzazione mondiale del Commercio, ma non rispetta le regole dettate dall’organismo internazionale. Essa è la dimostrazione vivente di come esista ancora un regime comunista liberticida e sanguinario, convertitasi al mercato, la raffigurazione vivente di quanto sia sciocco il dogma liberista che più mercato voglia automaticamente dire maggiore democrazia. In Occidente ci si indigna per le condanne a morte eseguite negli Stati Uniti, ma quasi nessuno dice che in Cina vengono eseguite migliaia di esecuzioni ogni anno contro i dissidenti e le minoranze. In Europa ci si indigna perchè gli Stati Uniti non hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto, ma i Verdi tacciono sul fatto che in Cina non vi sia alcuna regola di rispetto ambientale e l’inquinamento abbia valori altissimi. In Italia si parla di piaga dell’aborto ma in Cina si è arrivati all’incentivo pubblico ad abortire per regole demografiche e sociali, vengono ammazzate decine di migliaia di bambine per garantire “equilibrio”, e poi stiamo a parlare ancora dei genocidi di 60 anni fa, facendo finta che oggi non esistano più.
L’Occidente è preda del capitalismo senza scrupoli? Tutto intento a fatturare sulla pelle dei lavoratori? E che si dovrebbe dire della Cina allora, dove tutto si mercifica senza scrupoli, si stracciano i prezzi e anche la dignità umana dei lavoratori? Uno Stato canaglia, comunista e mercantile, repressivo e liberista, che compie genocidi culturali e deportazioni nei campi di concentramento dove in condizioni disumane vengono fatti lavorare 12 ore al giorno due milioni di detenuti per “dissidenza”.
Non diamo numeri a caso, sono quelli forniti dalle associazioni umanitarie che da anni denunciano quanto avviene nella “civile” Repubblica popolare Cinese, nella indifferenza degli Usa, dell’Occidente e dei nostri ministri degli Esteri.
A livello politico la nostrana Sinistra tace, parole di condanna per l’ignobile repressione in Tibet sono venuti solo da Calderoli, dalla Santanchè, dai radicali e da settori del Popolo della Libertà . Per gli altri vale il principio del silenzio assenso, in nome degli interessi commerciali. Nei primi undici mesi del 2007 l’Italia ha importato dalla Cina per 20,5 miliardi di euro, terzo Paese dopo Germania e Francia. In tre anni il nostro import con la Cina è triplicato, mentre l’export è passato in tre anni da 4,5 miliardi a 5,5 miliardi del 2007, con uno sbilancio commerciale evidente a nostro sfavore, grazie alla violazione delle regole internazionali che rendono la Cina favorita.
Persino quel vecchio leader sessantottino ormai rincoglionito che risponde al nome di Andrè Glucksmann, vecchio maoista, esorta a non boicottare le Olimpiadi nel nome del “realismo”, proprio lui, vecchia prostituta che aveva esortato a boicottare le Olimpiadi di Mosca a seguito della invasione dell’Afghanistan…il realismo sì, quello di sfruttare i bambini di 9 anni che lavorano 12 ore al giorno, di non avere tutele sindacali, di essere sfruttati peggio che nel peggiore capitalismo di inizio ottocento.
Si assegnano le sedi Olimpiche senza tenere neanche conto del rispetto dei diritti umani e ora dovremmo mandare i nostri atleti in quella fogna di Paese, in nome del realismo o meglio degli squallidi interessi economici di pochi che lucrano, persino impiantando aziende italiane in Cina. Piccole proteste sottovoce, altrimenti si offendono, “auspici” blandi di rispetto delle minoranze, appelli formali che lasciano il tempo che trovano: questa è la politica estera dell’Occidente nei confronti della Cina comunista e liberista.
Non è la nostra politica, noi stiamo con il popolo cinese e quello birmano, coi monaci tibetani che si immolano per la Libertà vera, quella delle coscienze, non quella del mercato, in nome di una democrazia vera, della dignità dei popoli, del rispetto delle radici spirituali e culturali delle minoranze, del diritto alla vita per le donne.
Non vogliamo i nostri atleti alle Olimpiadi in questa fogna di Stato: stiamocene a casa che per respirare puzza di decomposizione ci bastano i rifiuti di Napoli della premiata ditta Bassolino e Compagni vari.
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