LA COMMISSIONE UE SI PREPARA A BOCCIARE L’ITALIA NELL’EDIFICIO DEDICATO A CHURCHILL DELL’EUROPARLAMENTO
DOPO CHE IL GOVERNO ITALIANO HA CONFERMATO LA SUA FINANZIARIA. LA SQUADRA DI JUNCKER NON PUO’ FARE ALTRO
L’ora più buia per l’Italia si consumerà domattina nell’edificio intitolato allo statista britannico Winston Churchill, al Parlamento Europeo.
E’ lì che Jean Claude Juncker riunirà il collegio dei commissari che viene convocato ogni settimana. Di solito il collegio si tiene a Bruxelles negli uffici della Commissione a Palazzo Berlaymont.
Si trasferisce invece a Strasburgo quando l’Europarlamento è riunito in plenaria, come in questi giorni. Ma la riunione di domani non sarà routine: potrebbe essere quella in cui per la prima volta la Commissione europea decide di respingere al mittente un documento programmatico di bilancio di uno Stato membro. Prima volta dall’entrata in vigore delle regole del Fiscal compact nel 2012. Prima volta: ed è l’Italia a tagliare questo ‘traguardo’.
Domani il collegio dei commissari discuterà del caso Italia, dopo aver ricevuto la risposta italiana alle perplessità europee sulla manovra economica.
Tutto si è consumato in pochi giorni.
Giovedì scorso, in pieno Consiglio europeo, Palazzo Berlaymont ha deciso di recapitare a Roma la prima lettera con richiesta di chiarimenti su un deficit programmato al rialzo al 2,4 per cento del pil.
Il commissario Pierre Moscovici è andato a Roma apposta per parlare con il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Oggi la risposta del governo, firmata da Tria, ministro ormai ‘commissariato’ dai colleghi: sabato scorso si è battuto in consiglio dei ministri per diminuire il deficit/pil al 2,1 per cento. E’ stato zittito.
Oggi ha dovuto confermare il documento italiano tal quale, nessuna variazione, nessun cedimento. Solo la promessa che è l’ultima volta che l’Italia chiede di spendere in deficit al 2,4 per cento, nessun aumento per il futuro e se deficit e debito dovessero salire oltre le stime, l’esecutivo, il governo sarà pronto a intervenire “adottando tutte le necessarie misure affinchè gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati”.
Poco per accontentare la Commissione. Da domani inizia un’altra fase.
Da quanto trapela dagli uffici di Berlaymont, a quanto risulta anche qui nell’Europarlamento, la squadra di Juncker non ha margini di manovra per evitare la bocciatura dell’Italia.
Perchè, come si è visto già a margine del consiglio europeo della scorsa settimana, gli altri Stati membri sono compatti a chiedere che questa ulteriore richiesta di flessibilità da parte di Roma venga punita dall’Ue.
Uno su tutti, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, presidente di turno dell’Unione. L’Europa deve dimostrare di aver imparato dalla crisi della Grecia, è stato il suo ragionamento stamattina, “la Commissione europea deve respingere la manovra” italiana.
Moscovici gioca un po’ con le parole per cercare di mantenere un filo di dialogo con Roma. “Non mi piace l’espressione bocciare. Le parole contano. Il massimo che possiamo fare, è una possibilità e ne dibatteremo, è di chiedere all’Italia di ri-sottomettere un altro documento di bilancio che tenga conto delle osservazioni, delle questioni e delle regole europee”, dice il commissario agli Affari economici.
Ma il senso è questo: bocciatura, l’Italia deve presentare un nuovo documento. Visto che Roma ha confermato quello iniziale, la Commissione non può che riaffermare le sue critiche.
Da domani partono tre settimane di trattative tra Roma e Bruxelles. Tre settimane in cui il governo Conte deve decidere se riconfermare tutto o se sedersi al negoziato con la Commissione.
Il presidente del Consiglio oggi non si è sbilanciato, parlando alla stampa estera a Roma: “Se arriverà una bocciatura, ci siederemo intorno a un tavolo e valuteremo insieme”.
Non è escluso che torni a Bruxelles per incontrare Juncker, anche se per ora nulla è fissato in agenda. Matteo Salvini apre ad uno slittamento dei tempi per l’entrata in vigore del superamento della legge Fornero che manderà un po’ di gente in pensione, “ma i capisaldi della manovra non si toccano”, sottolinea.
Ancora più rigido Luigi Di Maio, preoccupato che tutta questa incertezza porti a sacrificare la bandiera dei cinquestelle: il reddito di cittadinanza.
Non sfugge la cornice: di sostanza. Domani la scelta della Commissione si consumerà in un Europarlamento affollato per la plenaria e non nel chiuso delle stanze di Berlaymont. Caso Italia sotto i riflettori, dunque, come è successo anche la scorsa settimana quando si è saputo della lettera europea per Roma proprio mentre a Bruxelles Conte provava a spiegare la sua manovra ai suoi partner europei.
Insomma, anche la Commissione cerca l’effetto mediatico sull’Italia, tessera importante nella battaglia di campagna elettorale tra europeisti e populisti in vista delle europee di maggio.
Certo, nessun populista europeo tra sostenendo Salvini e il governo italiano nella richiesta di flessibilità . I sovranisti non italiani sono tutti filo-austerity.
Ma per ora la loro alleanza si regge sulla comune rivendicazione di una Europa fatta di Stati sovrani: ognuno si sceglie la sua economia, ognuno si controlla le proprie frontiere. Di fatto, la fine dell’Unione Europea, anche se questo obiettivo per ora non viene dichiarato per non agitare ulteriormente i mercati.
E’ il loro giudizio quello più temuto dal governo Conte: oggi la borsa di Milano ha chiuso in calo dello 0,6 per cento dopo il declassamento del rating italiano deciso da Moody’s venerdì scorso.
Per venerdì prossimo è atteso il giudizio di Standard & Poor’s. Un ulteriore declassamento chiuderebbe il cerchio, per ora: cartellino giallo di Moody’s, bocciatura della Commissione europea, giudizio di Standard & Poor’s.
La battaglia è solo iniziata.
(da “Huffingtonpost”)
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