LA DECADENZA DI DE LUCA IN MANO A RENZI E ALFANO
SE IL SINDACO VINCERA’, PALAZZO CHIGI DAVANTI A DUE OPZIONI: SALVARE LA VITTORIA OPPURE NO
Saranno Matteo Renzi e Angelino Alfano gli arbitri del caso De Luca.
A loro, in quanto premier e ministro dell’Interno, l’onere di decidere sulla governabilità della regione Campania.
Il diavolo continua a metterci lo zampino in questa vigilia elettorale degna di un capitolo di “House of cards”.
C’è il pasticcio degli impresentabili su cui la commissione Antimafia fatica a dire l’ultima parola.
C’è l’inchiesta sul voto di scambio in Sicilia, regione che porta al voto due comuni importanti come Enna e Agrigento.
E c’è la Cassazione le cui Sezioni Unite civili hanno anticipato un verdetto che pesa come un macigno sul voto di domenica.
La Suprema Corte ha deciso infatti che il giudice competente sull’applicabilità della legge Severino (ineleggibilità , incandidabilità , decadenza) non è il Tribunale amministrativo che in questi mesi ha riconosciuto la sospensiva della sospensione (scusate il pasticcio di parole) al sindaco De Magistris e all’ex sindaco di Salerno, ora candidato governatore in Campania per il Pd, Vincenzo De Luca.
La giurisdizione in questi casi deve essere esercitata solo dal giudice ordinario.
Cioè il giudice civile del distretto. La decisione, che ha scatenato l’ira di De Magistris (“c’è stata una fuga di notizie”), produce effetti che non sono collaterali ma attori pieni della scena politica.
Primo effetto: decade subito il ricorso alla Corte Costituzionale che era stata investita per decidere sulla costituzionalità della legge Severino.
Questo produce due risultati: Silvio Berlusconi non avrà quel verdetto favorevole che era convinto di avere entro l’autunno.
Potrà , eventualmente, essere presentato un nuovo ricorso una volta che la questione sarà sollevata davanti al giudice ordinario. Ma i tempi si allungano.
Dovrà a questo punto essere il Parlamento a farsi carico di discutere nuovamente sulla Severino, impegno a cui aveva volentieri rinunciato confidando nell’intervento della Consulta.
Secondo effetto: è forte il rischio di vuoto istituzionale qualora Vincenzo De Luca dovesse essere eletto governatore in Campania.
Da quando è uscita la sentenza, avvocati amministrativisti sono alle prese con l’analisi delle conseguenze del verdetto.
Prima tra tutti quel Gianluca Pellegrino che, davanti alla Cassazione, ha sostenuto il ricorso presentato dal Movimento per la difesa del cittadino.
La faccenda è molto tecnica e deve fare i conti con molti “se”.
Cercando di semplificare e simulando che De Luca vinca la Campania, immaginiamo di essere al 31 maggio sera e che De Luca sia eletto.
Come è noto, il candidato ha una condanna in primo grado per abuso d’ufficio la qual cosa lo rende candidabile (diritto acquisito), non “impresentabile” (l’abuso di ufficio non è inserito nella lista dei reati del codice etico dell’antimafia) ma immediatamente sospeso dall’incarico ai sensi della legge Severino.
Finora De Luca ha sostenuto che non ci sarebbero stati problemi. “Mi eleggono, mi sospendono ma io faccio subito ricorso al Tar che mi reintegra in mezza giornata”.
Lo dice perchè è già successo, dalla sua la volontà popolare e l’interesse pubblico di dare una guida al territorio.
Ma la sentenza della Cassazione cambia tutto perchè il giudice ordinario avrà tempi certo più lunghi di quelli del Tar.
E magari convinzioni diverse.
“De Luca – spiega Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia – farà ricorso al giudice ordinario civile azionando l’articolo 700, cioè la procedura d’urgenza giustificata dal danno irreparabile come conseguenza della sospensione. Anche il giudice ordinario potrà valutare in prima battuta la sospensione e solo dopo affrontare il merito. Ma non c’è dubbio che i tempi del giudice ordinario saranno più lunghi di quelli del Tribunale amministrativo”.
Dunque ecco che occorre fare i conti con il seguente sconvolgente scenario: il 31 maggio sera De Luca eletto governatore, il giorno dopo sospeso ai sensi della Severino, almeno un mese di vuoto istituzionale prima che arrivi la decisione del giudice ordinario civile.
Si tratta di un assoluto inedito. E quindi è probabile che vengano da qui a domenica scovate altre soluzioni.
La più probabile, già sottoposta all’attenzione di Palazzo Chigi, vede protagonista, suo malgrado, il premier Renzi.
Il decreto di sospensione deve portare la firma del prefetto, in questo caso di Salerno, vistata dal ministro dell’Interno per conto del presidente del Consiglio.
Ora, è chiaro che se il decreto arriva subito, nel giro di un paio di ore, diciamo la mattina del primo giugno, nella Campania del supposto governatore De Luca sarà il caos.
In poche ore, infatti, il neo governatore non potrà aver nominato la giunta e quindi un vice presidente che ne possa garantire le funzioni in attesa della eventuale sospensione delle sospensiva che, essendo cambiato giudice, non è detto tra l’altro che arrivi. Diverso lo scenario se invece prefetto, ministro dell’Interno e presidenza del Consiglio firmeranno il decreto di sospensione con calma.
Magari in una settimana, dando così tutto il tempo al governatore di nominare giunta e vice.
Gli sceneggiatori di “House of cards” dovrebbero fare uno stage in Italia dove c’è sempre qualcosa da imparare.
(da “Huffingtonpost”)
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