LA DEPORTAZIONE IN ALBANIA NON E’ SOLO UNO SPRECO DI SOLDI PUBBLICI, NON SERVE A NULLA PERCHE’ I RIMPATRI SONO FERMI: SOLO 3 MIGRANTI SU 100 CHIUSI NEI CPR TORNANO A CASA
PERCHE’ MELONI NON DICE LA VERITA’ AGLI ITALIANI SUI RIMPATRI REALI? NEL 2023 158.000 MIGRANTI ARRIVATI, EMESSI 28.000 ORDINI DI ALLONTANAMENTO, ESEGUITI 4.267… UN MIGRANTE CHIUSO IN UN CPR COSTA 71.000 EURO L’ANNO… DAL BENGLADESH 11.000 ARRIVI, RIMPRATRIATI 40… LA TUNISIA NE ACCETTA 320 AL MESE MA NON SIAMO RIUSCITI NEANCHE A RISPETTARE QUELLA CIFRA… E CON ALTRI PAESI MANCANO ACCORDI PER I RIMPATRI
In Albania siamo partiti male. Solo 16 migranti trasferiti, quattro portati in Italia il giorno stesso e così gli altri 12, liberati appena tre giorni dopo dai giudici di Roma. Da allora non si parla d’altro che dei costi esorbitanti e del conflitto tra politica e magistratura, dimenticando che l’obiettivo dichiarato del Protocollo Italia-Albania era rimandare nel loro Paese quante più persone possibili.
Il progetto di Meloni e soci rimane un azzardo. Perché se è tutto da dimostrare che l’accordo avrà un effetto deterrente sulle partenze, sull’efficacia dei rimpatri ci sono già dati ufficiali e nessuno a favore del governo.
Secondo il nuovo rapporto 2024 “Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri” di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, l’efficacia dei Cpr italiani è al minimo storico.
Nel 2023 – su un totale di 158 mila migranti arrivati via mare – sono stati emessi 28 mila ordini di allontanamento di cui 4.267 eseguiti e solo 2.900 per persone passate da uno dei dieci centri attualmente operativi. Anche la percentuale di rimpatri sulle persone entrate nei centri è la più bassa degli ultimi cinque anni, il 44,5%. Numeri che non possono stupire, non quanto i governi che perseverano nonostante costi – per tenere un migrante nel Cpr di Brindisi arriviamo a spendere fino a 71 mila euro l’anno – e risultati.
Che dipendono soprattutto dagli accordi di riammissione con i Paesi d’origine. Come gli altri Stati europei, l’Italia ne ha stretti alcuni ma sono pochi quelli che funzionano davvero. Prima dello scadere della scorsa legislatura, la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson aveva spiegato che “ogni anno in Ue ci sono 300 mila decisioni di rimpatrio, ma solo 70 mila persone ritornano effettivamente nei Paesi terzi”.
Lo stesso concetto che la nuova Commissione ha ribadito di recente. Non a caso, la macchina dei Cpr italiani funziona solo per i rimpatri accelerati dei tunisini, che nel 2023 costituiscono meno dell’11% degli arrivi e il 13% quest’anno. Ma neanche l’accordo con la Tunisia , che prevederebbe due voli settimanali per un totale di 80 persone, viene rispettato.
Per essere trasferiti in Albania, gli uomini adulti soccorsi o intercettati nel Mediterraneo devono venire da Paesi d’origine sicuri. Sempre che le ambizioni sopravvivano alla querelle giuridica, oltre ai tunisini si tratta di bangladesi, egiziani e gambiani. Nei primi dieci mesi del 2024 ne sono arrivati 23 mila in tutto, dai quali escludere persone vulnerabili, donne e minori, compresi quelli non accompagnati che da soli rappresentano il 13% degli arrivi.
Attualmente l’85% dei rimpatri dai Cpr più “efficaci” riguarda i tunisini, che però rappresentano appena il 13% degli sbarchi totali (7200 persone). Più numerosi sono i bangladesi, più di 11 mila solo quest’anno. Ma il loro tasso di rimpatrio è così basso che l’anno scorso non ne abbiamo rimpatriati che poche decine. Anche ipotizzando di negare l’asilo a tutti i richiedenti trasferiti in Albania, difficilmente si riuscirebbe a rimpatriare più di 10 mila persone l’anno. Un traguardo per il quale il governo è pronto a spendere 800 milioni di euro
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply