LA EX SINDACALISTA A CAPALBIO CON LA SCORTA
LA POLVERINI DOPO LA GITA A RIETI IN ELICOTTERO STAVOLTA VOLEVA SFONDARE SUL BAGNASCIUGA… ARRIVARE IN AUTO SULLA BATTIGIA SA DI CAFONAL: TANTO VALEVA ARRIVASSE SU UNA MOTOVEDETTA DELLA CAPITANERIA DI PORTO
Aridaje. Renata Polverini l’ha fatto ancora.
Lunedì di ferragosto a Capalbio, simbolica enclave di sinistra, gita al mare con la deputata Melania Rizzoli (Pdl) e il marito Angelo.
La governatrice del Lazio, un tempo finiana e per un attimo berlusconiana, frantuma un mito: sfila tra i granelli di sabbia che ispirarono gloriose entrate in campo e meste uscite di scena per politici, scrittori e intellettuali rossi.
Con il suo stile, inconfondibile.
Il lido “Ultima Spiaggia” di Capalbio ha un viottolo che trasforma il deputato in grisaglia in bagnante con il costume.
Qui il parcheggio, lì l’ombrellone.
Duecento metri, trecento per esagerare.
Durante quei passi rilassanti il potere sveste l’abito di casta.
Soltanto i fornitori del ristorante e i disabili con l’accompagnatore possono superare la catena all’ingresso.
Angelo Rizzoli fatica a camminare, e prosegue a bordo con la moglie Melania e l’ospite Polverini.
Un’auto di scorta del presidente inchioda davanti ai parcheggiatori — racconta il sito dell’Espresso — sorpresi perchè la catena sia attaccata al paletto.
Loro devono seguire la Polverini persino sul bagnasciuga con le ruote di una berlina, non a piedi: “Chi devo chiamare? Io ho l’obbligo di stare con il vigilato”.
E poi parole appuntite, un po’ di tensione.
Un bel battibecco con chi riceve da anni magistrati e ministri e indica un pertugio per il posteggio.
La Polverini è già al tavolo vista mare per un pranzo con amici e colleghi.
Forse ignora, forse dimentica: “Il presidente ha saputo. Non vuole commentare, però”, dice la portavoce.
Tutto normale.
Come per l’elicottero che la Protezione civile usa per spegnere gli incendi, ma che la Polverini ha noleggiato un mese fa per inaugurare la fiera del peperoncino di Rieti.
Nemmeno per la traversata sul lago di Bracciano aveva un risposta, doveva correre dall’amico Guglielmo Rositani a Rieti e poi rientrare per una cena con la Coldiretti.
L’ex sindacalista ha un mantra del tipo: “Io sono io, e voi…”.
E dunque disse: “Non c’è nulla da chiarire e mi meraviglia la vostra enfasi. Io sono il presidente regionale, se ritengo di utilizzare un mezzo veloce, per due situazioni diverse, posso farlo. Non gravo sul denaro pubblico”.
A scuola di politica nel salottino cartonato di Ballarò, in teoria la Polverini predica benissimo.
In una recente intervista, annunciando di aver rinunciato a un paio di fuoriserie tedesche per una modesta monovolume Fiat, la governatrice soffriva il peso di avere una scorta: “Quattro agenti, due per turno che salgono in macchina con me. Me li hanno assegnati dopo la vertenza Alitalia e qualche minaccia ricevuta. Non mi piace il codazzo”.
Con un’analisi da sinistrorsi proprio da “Ultima Spiaggia”, l’episodio di Capalbio spiega il significato di “codazzo”: un amministratore al mare, pur con la legittima scorta, evita di praticare l’essere casta.
Dieci giorni fa, tanto per pensare a un vizio, ecco la governatrice che circumnaviga l’isola di Ponza con un gommone e due uomini di scorta.
Una scena che gli americani potrebbero ambientare nella baia di New York per l’ennesimo film di azione, ma la Polverini era a Ponza, tremila abitanti a largo di Latina.
La questione politica, seria, è il presidente del Lazio in trasferta.
Appena lascia l’ufficio in Regione e inforca la Fiat Ulysse verso il raccordo che circonda la capitale, la Polverini colleziona figure memorabili: in campagna elettorale a Genzano, sfoggiando la sua dialettica istituzionale, cercò il confronto pacifico con un gruppo di contestatori.
Così: “Nun me faccio mette paura da una zecca come te” .
Eppure con il piglio di chi conosce le congiunture economiche e politiche, mentre la sanità laziale stramazza tagliando i posti letto negli ospedali, la Regione Lazio butta via 15 milioni di euro per la pubblicità aerea dei “prodotti di origine controllata e garantita” locali.
Tra elicotteri, gommoni e Fiat Ulysse non è facile tenere la bussola.
E succede.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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