LA FAIDA DEI TRUMPIANI NEL PARTITO REPUBBLICANO: KEVIN MCCARTHY È DIVENTATO IL PRIMO SPEAKER DELLA CAMERA A ESSERE DESTITUITO. HA VOTATO CONTRO DI LUI UN GRUPPETTO DI “RIBELLI” DELL’ULTRADESTRA DEL SUO STESSO PARTITO
MCCARTHY REPLICA: “SI TRATTA DI UN ATTACCO PERSONALE. LORO NON SONO VERI REPUBBLICANI”… LO SPEAKER È ACCUSATO DI AVERE ACCORDI SEGRETI CON BIDEN PER FAR APPROVARE NUOVI FINANZIAMENTI ALL’UCRAINA E IL NON AVER ASSICURATO TAGLI PIÙ CONSISTENTI ALLA SPESA FEDERALE…ORA LA CAMERA È PARALIZZATA
“Se dovessi dare un consiglio al prossimo speaker della Camera gli direi di cambiare le regole”. Lo ha detto con ironia Kevin McCarthy in una conferenza stampa dopo il suo siluramento. Quanto all’operazione messa in moto dal repubblicano trumpiano Matt Gaentz, l’ex speaker ha detto che “si tratta di un attacco personale. Loro non sono veri repubblicani. Non sono del partito di Reagan”.
Nella lunga conferenza stampa dopo il suo siluramento da speaker della Camera Usa, Kevin McCarthy ha raccontato qualche aneddoto sulla sua infanzia e le sue origini modeste. Figlio di un pompiere e di una casalinga di origini italiane, entrambi democratici, il repubblicano nato in California ha iniziato lavorando in un chiosco di panini per potersi pagare gli studi.
Lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, 58 anni, figlio di un pompiere di Bakersfield, in California, è il personaggio della vita reale a cui si ispirò Kevin Spacey quando si preparava al suo ruolo in «House of Cards». Ispirerà senz’altro nuovi film e serie tv, poiché ieri è entrato nella Storia: è il primo speaker della Camera ad essere destituito. Non era mai successo negli Stati Uniti.
Repubblicani contro repubblicani, in un momento storico e surreale. Con 216 voti a favore e 210 contrari, McCarthy ha perso la poltrona per iniziativa di un manipolo di «ribelli» dell’ultradestra del suo stesso partito, capeggiati dal deputato della Florida Matt Gaetz, che ha presentato domenica la mozione per destituirlo.
Data la risicata maggioranza repubblicana alla Camera (221 contro 212), sono bastati a segnare la sua fine appena otto voti repubblicani, uniti a quelli dei democratici (c’erano alcuni assenti), che in blocco hanno rifiutato di difenderlo.
Adesso Patrick McHenry, alleato di McCarthy, è speaker ad interim, ruolo puramente cerimoniale che consiste nell’indire il voto per il successore. La Camera è paralizzata, mentre il Congresso deve ancora passare la legge per finanziare il governo dopo metà novembre se si vuole evitare lo «shutdown». Ma non è chiaro chi potrà sostituire McCarthy e governare l’ultradestra. Non è chiaro se McCarthy proverà a ricandidarsi.
Tra le accuse allo speaker da parte dei ribelli: l’approvazione dei finanziamenti al governo fino al 17 novembre con l’aiuto dei democratici; rabbia perché non ha assicurato tagli più consistenti alla spesa federale; sospetti che abbia accordi segreti con Biden per finanziare Kiev; ma anche vanità e vendette personali. Gaetz è un fedelissimo di Trump ma altri trumpiani sono rimasti al fianco di McCarthy.
Trump ha scritto sui social: «Perché i repubblicani lottano sempre tra loro anziché contro l’estrema sinistra?». Ma stavolta non è intervenuto nella faida, a differenza di gennaio, quando telefonò ad alcuni deputati per convincerli a votare per «il mio Kevin». Ci vollero 15 votazioni, e vinse solo dopo aver accettato un cambio di regole, che permetteva che un singolo deputato potesse presentare una mozione per destituirlo: è ciò che ha fatto Gaetz.
Il dilemma dei democratici, che certo non nutrono simpatia per Gaetz, era se appoggiare o meno McCarthy. Alla fine il loro leader alla Camera, Hakeem Jeffrey, li ha istruiti a non opporsi alla sua destituzione affermando che ha fallito «nel prendere le distanze dall’estremismo». I democratici dicono che molteplici vicende, inclusa la sua opposizione alla Commissione sul 6 gennaio, mostrano che di lui non ci si può fidare.
(da agenzie)
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