LA FALSA PARTENZA DI BAYROU, IL NUOVO PREMIER FRANCESE È GIÀ AL TOP DI IMPOPOLARITÀ: UN SONDAGGIO REGISTRA IL 66 PER CENTO DI PARERI SFAVOREVOLI
LA SCOMMESSA È SOPRAVVIVERE, I SOCIALISTI SI SFILANO – “BAYROU E’ SCHIAVO DI LE PEN” …. LA PROFEZIA DI MÉLENCHON: “IL GOVERNO CADRÀ GIÀ A GENNAIO”
Alcuni lo chiamano già «Bayrousina», e l’allusione alla battaglia della Beresina che fu fatale a Napoleone e alla sua armata, non è certo un complimento. François Bayrou ha cominciato male, con l’idea di andare a presiedere il consiglio comunale della sua Pau, la città nei Pirenei, invece di volare a Mayotte, l’arcipelago francese nell’Oceano indiano devastato dal ciclone Chido.
§È proseguita peggio, perché il neo premier ha insistito con l’idea di voler restare sindaco e primo ministro, liquidando quella che da qualche anno è una battaglia contro la «casta» di politici che sommano incarichi. E infine c’è stata la clamorosa gaffe davanti al parlamento quando Bayrou ha provato a dire che non poteva andare a Mayotte perché stava già partendo Emmanuel Macron. «Non è il caso che primo ministro e capo dello Stato siano nello stesso momento fuori dal territorio nazionale» ha spiegato, dimenticando per un attimo che Mayotte è francese, seppure a ottomila chilometri da Parigi.
Una falsa partenza per Bayrou che pure ha fortemente voluto la nomina a premier, tanto da imporsi a Macron in un raro braccio di ferro all’Eliseo.
Alla fine, non avendo la garanzia sulla non sfiducia da parte del partito socialista, il premier ha dovuto coprirsi sui deputati dell’estrema destra, tenendo conto dei veti di Le Pen.
Con un Parlamento paralizzato da tre blocchi antagonisti, il leader centrista è apparso a dicembre, nel mezzo di una crisi politica inedita e inaspettata, come il navigato uomo di stampo democristiano forse capace di tessere sofisticati accordi di desistenza. La sua esperienza quarantennale in politica lasciava presagire un ritorno alle sofisticazioni del «vecchio mondo», quello di una politica più paludata ma più resiliente, che il giovane presidente Macron prometteva di archiviare con la sua elezione sette anni fa.
È ancora presto per dire se le prime gaffe e polemiche siano solo un incidente di percorso nell’obiettivo di scalare «l’Himalaya», come Bayrou ha definito la difficile missione che ha davanti. Di sicuro, Bayrou non ha avuto neppure un accenno di luna di miele con i francesi. Un sondaggio Ifop registra il 66 per cento di pareri sfavorevoli, record di impopolarità rispetto ai suoi ultimi predecessori.
Quando è stato nominato a settembre Michel Barnier era al 55 per cento di insoddisfatti, mentre i due premier prima dello scioglimento del parlamento – Gabriel Attal e Elisabeth Borne – erano al 46 e al 43 per cento. Intanto, la durata dei governi si è clamorosamente accorciata nell’ultimo anno. Barnier ha tenuto tre mesi, record negativo nella Quinta Repubblica. Il nuovo premier deve sperare di non battere un nuovo primato.
«Non è un governo, è una provocazione», commenta il segretario del Ps, Olivier Faure. «È la destra al potere sotto la sorveglianza dell’estrema destra», ha aggiunto.
Sulla carta, il premier non è riuscito ad allargare la base parlamentare rispetto a quella del precedente governo. Bayrou è atteso il 14 gennaio per il suo discorso di politica generale davanti ai deputati. La France Insoumise ha già promesso una mozione di sfiducia immediata. «Bayrou cadrà a gennaio», ha profetizzato Mélenchon. L’ipotesi che socialisti, Verdi e comunisti non seguano più Mélenchon nel voto sembra ormai sfumata ieri nei commenti dei vari leader del Nuovo fronte popolare, tutti contrari al nuovo governo.
L’arbitro quindi rimane Le Pen, con i suoi 140 deputati che, se sommati alla gauche, possono far cadere il governo. La leader di estrema destra gioca su una ambiguità strategica. Al momento non minaccia la sfiducia ma – come ha scoperto Barnier – è capace di cambiare idea molto rapidamente.
(da agenzie)
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