LA FOLLIA, LA PAURA E LA MALVAGITA
QUELLO CHE NON COMPRENDIAMO LO CATALOGHIAMO COME FOLLIA, MA L’UOMO E’ ANCHE MALVAGIO
Ora che i corpi sono stati pietosamente raccolti dalle rocce impietose della montagna, ora che i familiari stanno portando a casa ciò che rimane di una vita, ora che sappiamo che non è stato sabotaggio, nè guasto, e nemmeno errore umano, non ci rimane che arrenderci ad un’evidenza scomoda, che tendiamo a rifiutare.
Viviamo nel mito razionalistico dove tutto deve essere prevedibile e controllabile dall’uomo e dalle sue diaboliche tecnologie: dover ammettere che tutto ciò ha un limite enorme, quello del mistero della mente, per molti è inaccettabile.
Non è bastato un secolo e mezzo di psichiatria e di psicoanalisi per capire chi siamo davvero.
Ci abbiamo provato con tutti gli strumenti possibili: diagnosi, chimica, analisi, test. Ma non ci siamo riusciti, per fortuna.
Che mondo sarebbe se tutti i cittadini fossero prevedibili, conoscibili, classificabili, curabili, modificabili.
Sarebbe la vera follia: quella della razionalità .
Invece la mente resiste e ci sorprende ogni volta che vogliamo catalogarla, racchiuderla in una definizione prevista dalla norma.
Non esiste la normalità , ma questo per molti è un incubo.
E allora tutti alla ricerca di una categoria dove rinchiudere la mente di un pilota che, come Sansone, vuole uccidere tutti i Filistei.
Tutti a perlustrare la sua anima a ritroso, come in un’improbabile autopsia psicologica. Per scoprire un indizio, un “vulnus”, un neo che ci tranquillizzi: perchè tutto deve avere una spiegazione, perchè solo così salviamo la nostra amata normalità .
Tutto quello che esula da ciò che riusciamo a comprendere deve essere catalogato nel grande libro della follia.
Come se l’uomo fosse o normale o folle. E non anche cattivo, malvagio.
Ci rifiutiamo di ammettere che la malvagità sia ben più diffusa della depressione o della psicosi.
E non lo facciamo solo perchè essa, la cattiveria umana, alligna dentro ognuno in qualche misura.
Questo ci spaventa davvero. E allora, per dormire sonni tranquilli, dobbiamo pensare che quel pilota era depresso, che dobbiamo solo migliorare l’efficienza dei test per scongiurare altre catastrofi.
Perchè la follia è sempre stata usata come il luogo ove rinchiudere ciò che non vogliamo comprendere e accettare: che anche l’uomo più orrendamente malvagio è umano.
Fino alla prossima “incomprensibile” folle tragedia.
Paolo Crepet
Psichiatra e scrittore
(da “Huffingtonpost”)
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