LA GIUSTIZIA DEI RICCHI
LO SQUALLIDO CASO DEL PRINCIPE ANDREA
Il principe Andrea, figlio della regina Elisabetta, non andrà a processo perché ha trovato un accordo economico con la donna che lo accusava di abusi sessuali, e farà anche una generosa donazione a un ente che si occupa delle vittime di violenza. Evviva, lo scandalo è rientrato, la legge è stata rispettata e tutti sembrano soddisfatti, compresa l’augusta genitrice.
Eppure, non trovate che ci sia qualcosa di stonato? E non mi riferisco alla scelta della donna riguardo all’indennizzo, che non ho alcun diritto di commentare.
Piuttosto vorrei portare la vostra attenzione su un altro aspetto della vicenda.
I ricchi possono comprarsi tutto quello che vogliono, dalla libertà ai capricci: Jeff Bezos sta facendo smontare un ponte storico in Olanda per consentire al suo yacht di passarci sotto. È sempre stato così, lo so.
Ma la novità, almeno rispetto agli anni della mia giovinezza, è che adesso viene considerato assolutamente normale.
Il sole scalda, la pioggia bagna, il ricco fa ciò che gli pare. E chi si ostina a stupirsene, non dico a indignarsene, passa per invidioso, per moralista o per comunista, quando magari è soltanto un liberale che gradirebbe un minimo di equità in certi campi essenziali del vivere come la sanità e la giustizia.
Infatti, da nessuna parte sta scritto: «Gli yacht e i diamanti sono uguali per tutti», mentre nei tribunali si legge ancora: «La giustizia è uguale per tutti».
Non avevo capito che era una battuta.
(da Il Corriere della Sera)
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