LA GRANDE RAPINA DEL TFR: IL PARLAMENTO TACE SUI 15,6 MILIARDI USATI DAL TESORO
I LAVORATORI CHE NEL 2007 DECISERO DI NON DESTINARE IL PROPRIO TFR ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE DIEDERO MANDATO ALL’AZIENDA DI VERSARE LA SOMMA IN UN CONTO A DISPOSIZIONE DEL TESORO…LA CORTE DEI CONTI HA SCOPERTO CHE QUEL FONDO E’ STATO USATO PER SPESE IMPROPRIE: IL TESORO HA PRELEVATO 15,6 MILIARDI, SVUOTANDOLO DI FATTO
L’indagine della Corte dei Conti con cui è stato scoperto “l’esproprio” ai danni dei TTfr dei lavoratori passa sotto silenzio in Parlamento.
Le opposizioni sembrano rassegnate ai meccanismi di “finanza creativa” del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, anche se i trucchi vengono scoperti e denunciati, come ha fatto la Corte dei Conti con la sua relazione alle Camere.
Per i magistrati contabili quella effettuata dal governo è “un’operazione di natura espropriativa senza indennizzo o comunque di prelievo fiscale indiretto nei confronti di categorie interessate a versamenti finalizzati a scopi ben diversi dal sostegno alla finanza pubblica”.
Con la legge finanziaria del 2007 approvata dal governo Prodi fu deciso che le aziende sopra i 50 dipendenti, i quali avessero deciso, alla data del 30 giugno 2007, di non destinare alla previdenza complementare il proprio tfr — vedi scheda a fianco — avrebbero dovuto versare quei fondi all’Inps in un conto a disposizione del Tesoro per interventi infrastrutturali e investimenti pubblici.
La Corte dei conti ha invece scoperto che quel fondo è stato utilizzato per spese improprie: ammortamento mutui per gli enti locali, gratuità dei libri di testo, lavoratori socialmente utili nel comune di Napoli.
Fondi considerevoli: nel 2009 il tfr annuo dei lavoratori dipendenti italiani ha superato i 20 miliardi di euro di cui 5,9 versati al fondo tesoreria dell’Inps, 5,1 miliardi alla previdenza complementare mentre 12,7 miliardi sono rimasti nelle casse delle imprese (quelle sotto i 50 dipendenti non sono obbligate a versarlo all’Inps).
Finora il Tesoro ha prevelato 15,6 miliardi da un Fondo istituito solo quattro anni fa che dunque è stato quasi svuotato.
Il Tesoro, rispondendo alle osservazioni della Corte dei Conti, ha affermato che non c’è “alcun nocumento” per i lavoratori perchè l’afflusso costante di nuove risorse, prelevate sempre dai Tfr, garantirà il pagamento delle liquidazioni in uscita a chi andrà in pensione.
Il ragionamento del ministero non convince perchè il tasso di sostituzione [cioè la differenza tra quanto versato e quanto prevelato, ndr.] è negativo.
La trattenuta del tfr, infatti, si rivaluta annualmente secondo un tasso stabilito per legge e quindi alla fine l’importo è più alto.
Questo governo è un maestro di finanza creativa visto che per finanziare la Cassa integrazione in deroga, sono stati utilizzati i fondi per le aree sottoutilizzate e il Fondo sociale europeo, oppure il fondo per i malati oncologici per finanziare le quote latte.
La Corte dei Conti avverte che allo scadere dei 10 anni dall’introduzione del nuovo meccanismo, il prelievo improprio “arriverà a 30 miliardi”.
Il paradosso è che “l’esproprio” è avvenuto carpendo la fiducia dei lavoratori e la diffidenza nei verso i fondi pensioni integrativi.
I lavoratori nel 2007 si sono fidati dell’azienda chiedendo che il loro tfr restasse a portata di mano.
Oggi vedono i loro soldi utilizzati soprattutto per interventi tampone.
Senza sapere se e come torneranno indietro.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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