LA GROENLANDIA SFANCULA I TRUMPIANI : LA MOGLIE DEL VICEPRESIDENTE AMERICANO JD VANCE, USHA, VISITERÀ L’ISOLA INSIEME AL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE MIKE WALTZ, MA IL PRIMO MINISTRO USCENTE DELL’ISOLA MÚTE BOURUP EGEDE BOLLA LA VISITA COME “UN’AGGRESSIONE AMERICANA”, VISTA LA VOLONTÀ DI TRUMP DI VOLER ANNETTERE LA GROENLANDIA
“FINO A POCO TEMPO FA POTEVAMO FIDARCI DEGLI AMERICANI, MA QUEL TEMPO E’ FINITO”
La Groenlandia si prepara a nuove visite dagli Stati Uniti, ma stavolta c’è meno entusiasmo. L’annunciato arrivo questa settimana di Usha Vance, moglie del vicepresidente J. D. Vance, che sbarcherà assieme al figlio, al consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Mike Waltz e al segretario all’Energia Chris Wright, ha provocato un nuovo sussulto nella crisi tra gli Stati Uniti, la vasta isola artica popolata da 57 mila abitanti e il Regno di Danimarca, a cui la Groenlandia appartiene come governo autonomo.
Il primo ministro uscente dell’isola, Múte Bourup Egede, ha bollato la visita come una «aggressione americana», mentre Vance ha accusato la Danimarca di «non fare il proprio lavoro» e «non essere un buon alleato». La moglie del vicepresidente, attesa per una visita di tre giorni, assisterà nel weekend all’Avannaata Qimussersua, la corsa di cani da slitta più famosa al mondo.
Ma la presenza nella delegazione di Waltz, falco dell’amministrazione americana, secondo Egede fa apparire chiaro come questa «non possa essere considerata solo una visita privata». Simile la reazione della premier danese Mette Frederiksen: «Non può essere vista in modo isolato rispetto alle dichiarazioni pubbliche fatte. È qualcosa che prendiamo seriamente».
Immediata la controreplica di Donald Trump: «Questa visita non è una provocazione ma un segno di pura amicizia». Da due mesi lo stesso presidente promette l’annessione, «in un modo o nell’altro», della Groenlandia: Trump vuole mettere le mani sul patrimonio minerario groenlandese, prezioso per le nuove tecnologie, e sfruttare la posizione strategica di controllo delle rotte artiche.
Trump ripete che la gente dell’isola sarebbe entusiasta di essere annessa all’America. A gennaio il presidente aveva mandato in avanscoperta il figlio maggiore, Donald Jr, tornato a casa convinto che l’acquisto dell’isola fosse possibile coprendo di dollari gli abitanti. Ma alle elezioni dell’11 marzo ha vinto a sorpresa il partito indipendentista Demokraatit, il cui leader, Jens Frederik Nielsen, ha detto: «Non vogliamo essere danesi né americani».
In un’intervista al quotidiano locale Sermitsiaq ha criticato l’arrivo di Waltz: «Cosa sta facendo il consigliere per la Sicurezza in Groenlandia? L’unico scopo è
dimostrare potere su di noi. La pressione aumenterà». E ancora: «Fino a poco tempo fa, potevamo fidarci degli americani, che erano nostri alleati e amici, e con i quali ci piaceva lavorare a stretto contatto. Ma quel tempo è finito».
È utile un ripassino di storia. Nell’aprile 1940, dopo l’occupazione nazista della Danimarca, i governatori della Groenlandia dichiararono l’isola temporaneamente indipendente e chiesero agli Usa di assicurarne rifornimenti e protezione. Un anno dopo fu siglato l’Accordo sulla difesa della Groenlandia, con cui l’isola diventava un protettorato de facto di Washington, che iniziò a costruire basi militari.
L’«aiuto» avrebbe dovuto cessare con la fine della minaccia tedesca. Il 27 aprile 1951 il governo danese ratificò però un nuovo accordo, stavolta in chiave antisovietica, e accettò la costruzione della base aerea di Thule, un’enclave statunitense in terra inuit, oggi chiamata base spaziale di Pituffik.
Il braccio di ferro Trump non ha escluso l’uso della forza per controllare la Groenlandia, territorio che in quanto parte della Danimarca è protetto dall’ombrello Nato. È interessato alle vaste riserve di terre rare, essenziali per le industrie high-tech, e alle rotte commerciali che si aprono nell’Artico a causa del riscaldamento climatico. La posta più alta in gioco, però, è il controllo geostrategico dell’isola, che si trova lungo il percorso più breve dall’Europa al Nord America, vitale per il sistema di allarme missilistico balistico degli Usa.
(da agenzie)
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