LA GUERRA FUORI PORTA NEL PD, TUTTI AI BANCHETTI
IL TIMORE DI CONTESTAZIONI
“Non ci faremo chiudere dalla paura. Tutti fuori, il 5 e 6 dicembre in piazza con mille banchetti #Italiacoraggio”.
Mai tweet del Pd parlò a nome di tutti, renziani e non renziani, giglio magico e minoranza. Domani e dopodomani Matteo Renzi riesce a portare proprio tutti nelle piazze d’Italia.
I banchetti saranno addirittura duemila, il doppio rispetto all’aspettativa iniziale.
E’ un’iniziativa annunciata non a caso dopo gli attentati del 13 dicembre a Parigi, all’ombra di eventi più grandi e pericolosi che di colpo mettono la sordina alle tensioni mai sopite sulla legge elettorale, le critiche ai tagli delle tasse in legge di stabilità , i dubbi dei non renziani su amministrative e partito della Nazione.
Tutto cova sotto la cenere di una tregua, cementata intorno alla linea di prudenza che smarca il governo italiano dai bombardamenti francesi in Siria.
L’appuntamento in piazza è al buio: al quartier generale Pd è alta l’attenzione su possibili contestazioni. Tanto che lo stesso Renzi potrebbe decidere di giocare in casa e visitare solo i banchetti di Pontassieve. E’ tregua anche con il paese?
E’ la prima volta che Renzi e i ministri Dem e tutto il partito del premier scendono in piazza.
“L’ho detto in direzione che apprezziamo la linea del governo sulla guerra”, ci dice Roberto Speranza mentre è in viaggio per la sua Potenza dove anche lui sarà in piazza ai banchetti col Pd.
“E questo dimostra che non siamo ‘contro’ a prescindere”, aggiunge l’ex capogruppo Dem alla Camera.
L’idea di farsi vedere in piazza per il Pd di Renzi cade in una fase di bonaccia, ispirata dai fatti francesi e dalla risposta italiana. “Certo, la linea Renzi è in continuità con la vocazione italiana a essere paese-cerniera tra nord e sud, est e ovest”, precisa Speranza. Della serie: il governo non ha scoperto nulla di nuovo. Ecco: però i banchetti in piazza cascano a pennello per celebrare questo momento di unità .
“Continuo a credere che il partito è forte laddove non parla solo per bocca del capo in tv o della dirigenza sempre sui media — specifica Speranza — Nel weekend il partito parlerà a più voci e in piazza, a tu per tu con la gente. Questo è un bene. Anche se le differenze rimangono”.
Restano, per esempio sull’eliminazione della tassa sulla prima casa. Eppure domani tutto il Pd sarà in piazza a parlarne, facile prevedere accenti diversi da piazza a piazza, da renziano a non renziano. Il volantino però è unico, naturalmente.
Se Speranza sarà a Potenza, Pierluigi Bersani sarà nella sua Piacenza, Gianni Cuperlo a Roma come anche i ministri Paolo Gentiloni e Marianna Madia e il capogruppo al Senato Luigi Zanda. Giuliano Poletti e Dario Franceschini saranno a Bologna. Maria Elena Boschi è l’unica ‘inviata’ del governo al sud: il ministro per le Riforme sarà a Ercolano. Maurizio Martina sarà a Milano, dove c’è anche Lorenzo Guerini che poi si sposta a Lodi. Debora Serracchiani a Pordenone e Palmanova, in provincia di Udine. Graziano Delrio a Reggio Emilia, Roberta Pinotti a Sestri e Sanpierdarena, in provincia di Genova. Luca Lotti sarà in Toscana, Matteo Orfini tra Ostia e Tor Bella Monaca, Andrea Orlando a La Spezia e Sarzana, il capogruppo alla Camera Ettore Rosato a Muggia, nel triestino.
Renzi invece deciderà all’ultimo momento.
Per motivi di sicurezza, timori di contestazioni. L’opzione più probabile è Pontassieve, a casa. Altra possibilità è Roma prima di partire per la Toscana.
Scartata la carta Milano, opzione pur considerata. Del resto, il capoluogo lombardo è l’epicentro del primo braccio di ferro di queste amministrative.
Quello tra il sindaco uscente Giuliano Pisapia e la sua candidata alle primarie Francesca Balzani, vicesindaco, contro Renzi e il suo candidato, Giuseppe Sala, manager Expo.
“Noi pensiamo che sia il tempo del coraggio. Proviamoci, insieme”, scrive il premier nella lettera presente su un volantino che sarà distribuito ai duemila banchetti in piazza. “Dopo anni di delusioni finalmente l’Italia sta cambiando. È finito il tempo delle chiacchiere, adesso le riforme si fanno davvero”, “i primi risultati si vedono” ma serve “l’aiuto di tutti”.
Intorno a questa due-giorni tutto il Pd è mobilitato. L’Unità tv online ha preso accordi con i parlamentari che invieranno mini-video da pubblicare sul sito.
Tutta la “Pd community” — così si chiama in epoca renziana — sarà al lavoro per rilanciare sui social quanto succede in piazza. E’ chiaro che l’appuntamento è senza rete, test che appurerà se alla tregua nel partito corrisponde una sintonia totale con il paese.
Anche perchè comunque nel Pd ci si chiede quanto durerà , la tregua interna.
“Ci sono delle differenze e si vedranno il 12 dicembre, quando al Teatro Vittoria di Roma si ritroverà un’altra idea di Pd e di centrosinistra”, ci dice Speranza sempre dal suo viaggio verso la Basilicata.
Il riferimento è all’iniziativa organizzata insieme a Gianni Cuperlo, cui parteciperà anche Bersani, mentre Renzi e renziani saranno a Firenze alla Leopolda.
Un weekend di unità sarà seguito da un weekend da separati in casa. Ma per ora lo scontro non è vivo. Tanto che l’iniziativa della minoranza era prevista per domani: è slittata al 12 proprio per partecipare ai banchetti unitari, con grande apprezzamento di Renzi nell’ultima direzione Dem. “Vedremo se d’ora in poi si lavorerà per un Pd unito che eviti la deriva del Partito della Nazione…”, conclude Speranza.
Il punto è sempre lì.
(da “Huffingtonpost”)
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