LA LE PEN E IL MELENCHON UNITI CONTRO MACRON:LA “DUCIONA” DI FRANCIA STACCA LA SPINA AL GOVERNO BARNIER, CHE SI REGGEVA SULL’ASTENSIONE DEL RASSEMBLEMENT NATIONAL, E SI DICE PRONTA A VOTARE LA MOZIONE DI SFIDUCIA DELLA SINISTRA
TERRORIZZATA DALLA POSSIBILE CONDANNA PER APPROPRIAZIONE INDEBITA, LE PEN ALZA L’ASTICELLA E INSIEME ALLA GAUCHE PUNTA A FAR DIMETTERE MACRON. MA MACRON RESTERÀ INCOLLATO ALLA POLTRONA FINO ALL’ULTIMO (È IL SUO SECONDO E ULTIMO MANDATO)
Si apre la crisi di governo e la Francia entra in «terra incognita », come ha paventato ieri Michel Barnier. In un solenne appello al parlamento, il premier ha allertato invano sui rischi di una sfiducia contro di lui, nel mezzo dell’approvazione della legge di Bilancio, sotto la vigilanza di Bruxelles e dei mercati finanziari.
Nel suo discorso, il premier ha lanciato un’ultima concessione a Marine Le Pen sul taglio ai rimborsi dei farmaci, dopo aver già arretrato su altre misure nei giorni scorsi. Troppo poco, troppo tardi per la leader dell’estrema destra che ha annunciato il voto per la sfiducia contro il governo, che sarà presentata domani in risposta alla scelta del premier di usare l’articolo costituzionale 49.3 per varare la legge di Bilancio.
l Rassemblement National di Le Pen convergerà sulla mozione della sinistra. «L’importante è far cadere questo governo», ha spiegato la leader che fino a qualche settimana fa sembrava preoccupata di accreditarsi come una forza di governo responsabile. Ora invece non esita a unirsi alla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
«Tutte le manovre per salvare il governo Barnier sono fallite. Cadrà. E Macron, unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene», ha commentato Mélenchon che da giugno punta a una presidenziale anticipata.
Il cambio di strategia di Le Pen è giustificato ufficialmente con l’impopolarità della Finanziaria di Barnier, oltre 60 miliardi di euro. Dietro le quinte, ha pesato il processo sui fondi europei in cui la leader rischia l’ineleggibilità (sentenza a marzo). Barnier ha denunciato l’agguato di una «coalizione dei contrari». L’ex Mr. Brexit dell’Ue che si vantava di essere un bravo negoziatore è stato travolto dalla Signora francese del sovranismo
Nominato il 5 settembre, il suo esecutivo diventerà il più breve della Quinta Repubblica. Uno shock politico per la Francia. È dal 1962 che un governo non viene sfiduciato. L’ultimo precedente è quello del premier Georges Pompidou, più di 60 anni fa. Allora de Gaulle riuscì a nominare di nuovo Pompidou ma questa volta è improbabile che Macron punti di nuovo su Barnier, che comunque resterà in carica per gli affari correnti.
In un ingranaggio che sembra ormai difficile da fermare, il prossimo bersaglio è lui. Ora che il governo Barnier ha le ore contate, Emmanuel Macron finisce sotto la pressione delle opposizioni, nella morsa infernale di Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, leader su sponde opposte accomunati però da un comune obiettivo: obbligare il capo dello Stato alle dimissioni e ottenere una presidenziale anticipata prima del 2027.
«Niente e nessuno può costringere Macron alle dimissioni» precisa il costituzionalista Jean-Philippe Derosier. Rieletto nel 2022, il Presidente quarantenne ha un mandato di cinque anni che intende portare a termine. «Resterò fino all’ultimo minuto» ha promesso Macron a luglio quando, davanti al risultato disastroso delle elezioni politiche anticipate, in cui ha perso più di cento deputati, già cominciavano ad alzarsi voci in favore di un suo possibile passo indietro.
Solo che adesso a urlare “Macron démission” non sono più solo i militanti dell’estrema sinistra in piazza, ma anche rappresentanti della destra più moderata, come l’ex ministro Jean-François Copé o l’influente relatore centrista al Bilancio del parlamento, Charles de Courson.
Il capo dello Stato, atterrato ieri a Riad per una visita di tre giorni, cerca di adottare uno stile presidenziale all’italiana, tenendosi sopra alla mischia e rimandando la responsabilità del caos ai partiti. «Il Presidente ha sempre detto di volere la stabilità. Spetta al parlamento garantirla » hanno fatto sapere con flemma dal suo entourage.
L’Eliseo però non è il Quirinale. E nel sistema semi presidenziale voluto dal Generale De Gaulle, tutto il sistema politico ruota intorno alla figura di monarca repubblicano. Se dopo un primo voto di sfiducia, ce ne sarà un altro su un nuovo esecutivo, e così via, la paralisi istituzionale potrebbe diventare insostenibile. Con l’aggravante che non si possono convocare nuove elezioni legislative prima del luglio 2025.
Il viale del tramonto è cominciato la sera del 9 giugno, pochi minuti dopo il risultato delle elezioni europee. «Ho deciso di sciogliere l’Assemblée Nationale» aveva detto Macron a sorpresa in tv, spiazzando tutti, persino il suo premier Gabriel Attal che non era stato informato
Niente lo obbligava a farlo, ma il Presidente ha calato l’asso. E ha perso. Le elezioni politiche anticipate a luglio hanno rovinato l’effetto della grande festa per i Giochi di Parigi. E ora la crisi di governo spazzerà via il successo della riapertura di Notre-Dame che sarà celebrato tra pochi giorni
Come sempre quando inizia il crepuscolo, si moltiplicano veleni e malignità sul capo dello Stato. Qualcuno ha ironizzato sulle sue piccole manie di grandezza, come far decorare la sua poltrona all’Eliseo con le iniziali “R” e “F” (République Française) ricamate in oro. È l’inizio di un ammutinamento che prepara già il dopo Macron.
(da La Repubblica)
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