LA LEGA E IL RASSEMBLEMENT NATIONAL FRANCESE ADERIRANNO QUASI SICURAMENTE AL NUOVO GRUPPO FONDATO DA ORBAN: SE I POLACCHI DEL PIS ABBANDONASSERO ECR, COME SEMBRA, LA DUCETTA SI RITROVEREBBE IN UN RUOLO DI DOPPIA IRRILEVANZA
ISOLATASI AL CONSIGLIO EUROPEO PER NON VOTARE LE NOMINE, MA ANCHE IN PARLAMENTO (I CONSERVATORI DIVENTEREBBERO IL SESTO-SETTIMO PARTITO)
Giorgia Meloni sapeva. E lo sapeva dal 12 giugno scorso. Quel giorno, mentre lei era alle prese con gli ultimi preparativi del G7, in un hotel di Bruxelles si sono incontrati Matteo Salvini e Marine Le Pen, e con loro gli altri leader di Identità e democrazia (Id), il gruppo deciso a far pesare la nuova ondata di destra in Europa e il trionfo della regina degli ultranazionalisti in Francia. Da allora, in meno di venti giorni, Meloni ha visto sgretolarsi le possibilità di mantenere la presa salda sui sovranisti.
Ora sta accadendo quello che più temeva. Essere prigioniera della sua stessa duplice condizione: leader di un partito saldamente piantato a destra dei popolari, fuori dalla maggioranza che governa l’Europa, e presidente del Consiglio di un Paese fondatore e terza economia dell’Unione.
Le conseguenze potrebbero essere molto peggio di quelle che si aspettava: dopo il doppio no sulle nomine dei vertici europei e l’astensione tattica sul bis di Ursula von der Leyen alla Commissione, Meloni rischia di rimanere isolata a Bruxelles e politicamente indebolita, alla testa di un gruppo, i Conservatori e riformisti (Ecr) che sta per scivolare al sesto-settimo posto tra le famiglie dell’Europarlamento.
Manca solo l’annuncio, ma – da quanto filtra – la Lega di Salvini entrerà a far parte della nuova famiglia dei Patrioti, battezzata ieri a Vienna. I padrini sono Viktor Orbán, premier ungherese e leader di Fidesz, allontanato dal Ppe e lasciato fuori da Ecr, Herbert Kickl, ex ministro dell’Interno austriaco e capo del Partito della Libertà (FPÖ), fuoriuscito da Id, e Andrej Babis, ex premier ceco, leader dei liberal-populisti e fuoriuscito dall’Alde.
Di fatto sarà una sorta di ri-brandizzazione di Identità e democrazia (Id), o un suo spin-off, si sta decidendo in queste ore.
Di certo si tratterà di un allargamento e all’interno del nome ci sarà la parola “patrioti”. Altra beffa per Meloni: proprio lei che in Italia ha quasi proprietà esclusiva sul termine, ora dovrà sentirlo in bocca a un ex secessionista come il capo della Lega. Salvini ha aspettato la conferenza stampa di Vienna per rivendicare un progetto che sente come suo e su cui lavora da molto mesi, in accordo con Le Pen.
La nuova creatura sembra nascere con una studiata coincidenza: nel giorno in cui Marine Le Pen porta il Rassemblement National a confermarsi primo partito, al primo turno delle legislative, e alla vigilia dell’inizio della presidenza di turno ungherese dell’Ue.
Orbán celebra così il semestre in cui guiderà l’Unione, forte di una strategia che ha fatto leva sulla mancata adesione ad Ecr. Nonostante l’amicizia, l’intesa storica e la simpatia, Meloni e Orbán non hanno unito i loro destini. Ha pesato la variabile filorussa e i tentennamenti del primo ministro di Budapest nel sostegno alla resistenza di Kiev.
Così la premier ha potuto lasciare spazio nei Conservatori al partito romeno che nel suo statuto ha dichiarate ostilità verso gli ungheresi. Un po’ poco per sperare di stabilizzare un gruppo, Ecr, che rischia di svuotarsi, se anche il PiS (Diritto e Giustizia) dell’ex premier polacco di Mateusz Morawiecki porterà via la sua truppa di oltre venti eurodeputati.
Resta l’ostacolo delle affinità di Orbán con Mosca, mal sopportate in Polonia, ma i sovranisti di Morawiecki ci stanno pensando. E questa, nelle prossime ore, potrebbe essere una delle grandi novità a cui alludeva Kickl, assieme all’annuncio di Salvini e all’arrivo di Le Pen. La Madame degli ultranazionalisti vorrebbe aspettare il secondo turno delle elezioni in Francia prima di formalizzare la partecipazione alla nuova sigla dei Patrioti, dove il Rassemblement sarebbe il partito più forte e lei il punto di riferimento naturale.
Un ruolo di guida della destra nazionalista che verrebbe scippato a Meloni. Non solo: se si confermeranno gli auspici e le previsioni di Orbán, Babis, Kickl e Salvini – e se si uniranno anche alcuni partitini dell’estrema destra estone e greca – la casa dei Patrioti potrebbe rivelarsi molto attrattiva e diventare la terza più affollata dell’Europarlamento. I Conservatori di Meloni crollerebbero dietro due spinte opposte: i più moderati attratti dal Ppe, e più radicali sedotti dai nazional-populisti.
(da La Stampa)
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