LA NOTTE DA SALVATORE DELL’EUROPA DEL PREMIER CHE PIACE ALLA MERKEL
DUE MESI FA AVEVA 12 SEGGI DI SVANTAGGIO SU WILDERS, HA VINTO CON 13 SEGGI IN PIU’… IL COLPO DI RENI SULLA VICENDA ERDOGAN DOVE HA REAGITO DA STATISTA
«Dopo la Brexit e il voto americano, l’Olanda ha detto no al populismo. È una serata importante per tutta l’Europa».
Da due ore gli exit poll mandano tutti lo stesso messaggio: l’anti-Wilders è Mark Rutte.
Solo a quel punto, dopo tre rilevazioni e tanti messaggi di congratulazioni che arrivano dalle cancellerie europee, il premier salta sul palco davanti ai suoi sostenitori sulle note di «Uptown funk». Quella di Mark Rutte contro Geert Wilders era diventata una sfida sì personale, ma giocata su un terreno illuminato dai riflettori europei.
Una sfida al «cattivo populismo», per usare l’espressione del premier, da cui il Partito della Libertà esce sconfitto.
Da domani Rutte potrà tornare in Europa e vantarsi di aver frenato l’ondata populista che minaccia di disintegrare l’Ue. E di aver riportato tanta gente alle urne in un’epoca di disaffezione verso la politica: ha votato l’82% degli aventi diritto, cinque anni fa solo il 74,6%. «Una festa per la democrazia – ha alzato le braccia al cielo il capo del governo – non accadeva da anni».
Esulta Berlino, esulta Bruxelles con Jean-Claude Juncker: «Un voto per l’Europa contro gli estremismi».
Un ruolo determinante nell’arrestare Wilders lo hanno giocato anche i cristiano-democratici, ma soprattutto i liberali di sinistra (D66) e i Verdi.
Tutte forze marcatamente pro-europeiste.
«È vero, gli altri partiti hanno guadagnato seggi rispetto a cinque anni fa – ammette Klaas Dijkhoff, segretario di Stato per l’immigrazione -, ma siamo felici di essere ancora il primo partito».
La mossa contro Ankara
Il colpo di reni di Rutte è arrivato negli ultimi giorni. La sfida alla Turchia ha permesso al leader dei liberal-conservatori di scavare il terreno sotto i piedi dell’estrema destra.
Il volto di questa battaglia non ha la chioma bionda bensì gli occhialini da Herry Potter di Rutte. Pur senza mostrare pubblicamente entusiasmo, nessun altro partito si è azzardato a criticare la mossa del premier. Nemmeno da sinistra. Con un elettorato così sensibile al tema, sarebbe stato troppo rischioso.
Rutte l’ha capito e così ha guadagnato credibilità , mostrandosi un capo di governo sicuro di sè e protettivo nei confronti del Paese.
I risultati dicono che c’è riuscito, nonostante i cinque anni di governo abbiano lasciato parecchie cicatrici. I numeri dicono che i deputati persi sono almeno dieci. Ma poteva andare molto peggio.
L’uomo di Stato
Cinquant’anni, single, il premier Rutte è riuscito a presentarsi come un uomo di Stato. Il suo governo ha saputo trovare la ricetta per la ripresa, che ha portato la disoccupazione ai minimi (meno del 6%) e il tasso di crescita attorno al 2%.
Certo le misure di austerità hanno lasciato sul campo parecchi feriti, soprattutto nelle classi più povere. Ma Rutte è stato molto abile nel far pagare il conto politico agli alleati laburisti. Il partito del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans è crollato al 6% e gli exit poll dicono che non dovrebbe portare in Parlamento più di 9 deputati (erano 38 nella scorsa legislatura).
«Un colpo durissimo, un graffio sulla nostra anima» ha detto un Dijsselbloem affranto ieri sera dal quartier generale del Pvda. «Ci dispiace molto che l’elettorato vi abbia puniti per il lavoro fatto insieme» ha provato a consolarlo Halbe Zijlstra, leader dei liberal-conservatori in Parlamento.
(da “La Stampa”)
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