LA PINOTTI IN RETROMARCIA SI DICE “FRAINTESA”: E FRENA SUL TAGLIO DEGLI F35
“IL MIO ERA UN RAGIONAMENTO COMPLESSIVO”… SMENTITO ACCORPAMENTO POLIZIA-CARABINIERI… “COME SI FACCIA A RISPARMIARE 2,5 MILIARDI SULLE FORZE DELL’ORDINE SU UN BILANCIO REALE DI 800 MILIONI DELLA POLIZIA, LO SA SOLO COTTARELLI”
Si fa presto a dire: tagliamo gli F35.
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in Parlamento ha difeso con veemenza il «suo» bilancio: «Abbiamo un problema di spesa pubblica, è vero. Ma complessivo. Guai se passa l’idea che la Difesa sia un bancomat da cui prelevare liberamente. La Spending review bisogna farla in tutti i settori dello Stato, altrimenti sarebbe una sperequazione».
E i cacciabombardieri della discordia? Renzi non ha già annunciato un taglio al programma e lei stessa non s’era sbilanciata nello stesso senso?
«Io – scandisce – non ho mai parlato di un singolo programma d’arma. Io faccio sempre un ragionamento complessivo. Prima dobbiamo ripensare la Difesa, poi rivedere i programmi, quindi ridurre». Sono i media che «hanno esteso al singolo programma una valutazione complessiva».
Era prevedibile. La Difesa non ci sta a passare per l’agnello sacrificale della Spending review.
Il ministro ribadisce la sua disponibilità a nuovi tagli, ma senza dimenticare che una riorganizzazione è in corso, gli effettivi scenderanno da 190 a 150 mila, si rinuncerà a 385 caserme e basi.
Tutto il resto andrà discusso. Lo strumento a cui la Pinotti si affida si chiama Libro Bianco. Sarà un poderoso documento che prenderà in esame le minacce future per l’Italia e gli strumenti adatti a fronteggiarli.
Dice Pinotti: «Ci impegnerà i prossimi mesi. Ritengo che sarà pronto entro dicembre. Non prima, perchè sarebbe la fotografia dell’esistente. Non dopo, perchè c’è l’esigenza di decidere».
E quindi, per come la vede lei, che su questo percorso ha avuto l’appoggio delle commissioni parlamentari e oggi chiederà la condivisione del Consiglio supremo di Difesa con il Capo dello Stato, è rinviato al 2015 ogni discorso sull’F35, ma anche sull’assetto della Marina, e sui programmi dell’Esercito.
Resterà deluso il commissario straordinario Carlo Cottarelli, insomma, che sulle spese militari ipotizzava un risparmio di 1,8 miliardi già nel 2015 e 2,5 nel 2016.
Altre spine per il commissario alla Spending review vengono dall’Interno.
Nonostante la sua cautela («Non si può ridurre il livello di sicurezza, è un settore delicato. Si parla infatti di sinergie tra i diversi corpi. Altri Paesi come la Francia lo hanno fatto») i sindacati della polizia sono scesi in guerra contro il taglio di 300 presidi della Ps.
E non solo loro. Anche il Cocer dei carabinieri ha tuonato: «Per via di una Spending review insensata, l’Arma ha dovuto chiudere, accorpare e rimodulare diversi presidi, ai danni non solo delle comunità locali ma anche dei carabinieri che vi prestavano servizio».
Per di più s’è sparsa la voce che il governo medita su un accorpamento tra Carabinieri e Polizia. Il governo s’è precipitato a smentire.
Dice il ministro Angelino Alfano: «Quello sull’unificazione dei corpi di pubblica sicurezza è un dibattito che va avanti da decenni: dal mio punto di vista non è mai stata una mia richiesta».
Gli fa eco Roberta Pinotti: «Mai discusso di accorpamento in sede di governo. Non è all’ordine del giorno. Semmai un miglior coordinamento».
Eppure i sindacati di polizia Siap e Anfp attaccano: «Il ministro Alfano non consenta che logiche meramente ragionieristiche dettino l’agenda della sicurezza».
Ricordano: la Ps costa 7,3 miliardi. Tolti gli stipendi, restano 800 milioni per le indennità di missione, l’ordine pubblico, l’armamento, la formazione, gli automezzi, la benzina, le pulizie, il riscaldamento, la manutenzione, e gli affitti. Come risparmiare 2,5 miliardi in due anni, allora?
Francesco Grignetti
(da “La Stampa”)
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