LA RABBIA E L’ORGOGLIO DEI GIOVANI DI AN
NON CI SI LIMITI ALLA POLEMICA SULL’ANTIFASCISMO… SI RITORNI A DISCUTERE DI POLITICA NELLE SEZIONI… BASTA CON CAPI, CAPETTI E CAPORALI DI GIORNATA… HA RAGIONE VENEZIANI: FINI CON LA DESTRA NON C’ENTRA PIU’ NULLA… UNA DESTRA VERA NON HA SUBALTERNITA’ NE’ VERSO LA SINISTRA NE’ VERSO IL CENTRO… CONTANO LE IDEE NON LE POLTRONE
Anche una rappresentazione teatrale o lirica con un rigido copione cui attenersi può riservare dei fuori programma. Mai sottovalutare gli umori della platea: ne sanno qualcosa illustri e osannati cantanti lirici, cui il loggione della Scala non risparmiò sonore contestazioni. Spesso il dissenso arriva dai più modesti, da coloro che strappano un biglietto a basso costo, mentre i notabili vicini al palco abbozzano un timido applauso di convenienza. Non a caso c’e’ chi ha il posto in prima fila da conservare in abbonamento perenne e chi si accosta alla musica per amore e passione del suono e della vocalità spirituale che esterna.
Il pubblico di AN ha assistito in silenzio e composto a tante stecche, a tanti cambi di tonalità inadeguati, a un “regime totalitario” che ha impedito ogni dibattito interno sulla linea da seguire, persino privato di un Congresso a scadenza statutaria.
Nemmeno nel Msi di Almirante si negavano i Congressi, erano lacrime e sangue talvolta, ma se ne usciva con una rinnovata passione ideale. Non c’era nulla da spartirsi, solo sprangate sottocasa da evitare, solo emarginazione nelle amicizie, nella vita, per molti anche sul lavoro, ma quella Comunità umana che si contrapponeva ai Congressi aveva sangue nelle vene, disinteresse, ideali e stile di vita, soprattutto in periferia.
Siamo diventati forti e determinati nella sofferenza e nella discriminazione, abbiamo conosciuto l’antifascismo militante, i cori “uccidere un fascista non è reato, viva la giustizia del proletariato”, siamo maturati e siamo ancora qua.
Magari anche stimati dagli avversari, senza aver avuto bisogno di sputare sulle tombe dei nostri coetanei ammazzati come cani che, grazie all’antifascismo, il nostro percorso di vita non l’hanno potuto fare.
Non c’e’ alcun nostalgismo in queste parole, chi mi conosce lo sa, solo consapevolezza delle nostre radici. Senza cultura, senza un confronto di idee, senza radici non si va da nessuna parte.
La politica è riuscire ad affermare e diffondere idee, non una volata al Giro d’Italia dove si sta sempre dietro le ruote di qualcuno per poi sfruttarne la scia per il rush finale.
Non ha importanza vincere in politica se poi non si sa che idee applicare.
Per tenere in ordine i giardini di una città o i conti di un Comune bastano un bravo burocrate e un commercialista. Non si può ridurre la politica alla gestione ordinaria dei bagni comunali per far contento una parte di elettorato. Bisogna realizzare i sogni di una vita, le idee, i progetti, le speranze di un popolo. Altra cosa volare alto, rispetto a polemiche sterili.
I ragazzi di Azione Giovani, per bocca del presidente romano Federico Iadicicco, si sono ribellati al conformismo che sta annientando AN e hanno sottolineato ” Noi non possiamo essere, non vogliamo essere, non saremo mai antifascisti. Non possiamo stare dalla parte di chi ci ha sempre insultato e discriminato”.
Aveva colto nel segno l’analisi di Marcello Veneziani nei giorni scorsi quando ha scritto: ” Non fischiate Fini. Ormai è un altro. Ha cambiato opinione, e che lo faccia per convenienza o per carriera personale non muta la sostanza. Se dubitate della sua fede di antifascista ora, potete dubitare pure della sua convinzione fascista di ieri: forse davvero non credeva in niente, ieri come oggi. Va tutto bene: ora, tolto lo scudo protettivo dell’appartenenza, Fini sarà giudicato per quello che vale lui e per cosa fa in concreto. Ma sia chiaro che Fini con la destra non c’entra più nulla, con qualunque destra, a cominciare da An, abbia la lealtà di dirlo chiaro e forte. Perchè una destra vera, libera, moderna e democratica, ma anche conservatrice, libertaria e tradizionalista non si definisce antifascista e non giudica il fascismo come male assoluto, ma reputa morto il fascismo insieme all’antifascismo e considera il fascismo un fenomeno complesso da affrontare sul piano storico”.
A nostro parere non ci si deve fermare a questa polemica, sarebbe un errore di valutazione minimalista.
Occorre andare oltre, affermando innanzi tutto che una destra vera non accetta subalternità ideologica verso la sinistra. Una destra vera e moderna rimane Destra e si allea col centro, una destra libera fa del dibattito interno di idee motivo di orgoglio e di crescita, una Destra popolare mette in atto misure economiche e sociali adeguate, non tutela le 4 alte cariche dello Stato ma tutela i cittadini, una destra nazionale non accetta ricatti da arroganti guardie degli egoismi di una parte della nazione Italia, una destra ideale non ha bisogno di capi, capetti, capomastri e caporali di giornata eterni e immarcescibili.
Se interpretano la base bene, altrimenti a casa. I ducetti lasciamoli ai partiti più vecchi e decrepiti che tali rimangono anche in camicia verde o in blazer d’ordinanza.
Vogliamo una destra con sezioni animate, con centri sociali nei quartieri popolari, con presenza quotidiana nelle strade di periferie a macinare polvere e sudore, capace di ascoltare, di rappresentare, di interpretare il nostro popolo.
Vogliamo una destra che legga, che studi, che approfondisca, che abbia idee, che occupi spazi culturali, che avanzi nelle scuole e nelle università con la leggerezza del pensiero e la determinazione di un cingolato.
Non vogliamo culi appoggiati alle poltrone, vogliamo menti e cervelli. Non posti di potere per piazzare la confraternita, ma tagliare con la scimitarra le caste partitiche.
Vogliamo che avanzino la meritocrazia e la passione politica, non i signori delle tessere.
Ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa in tal senso, ognuno nella sua città e nel proprio paese può segnare una svolta.
Ritrovate la rabbia e l’orgoglio, sappiate lottare per realizzare il sogno di una vita, sappiate soffrire senza nulla chiedere.
I sogni si conquistano anche combattendo le ingiustizie e il conformismo del nostro ambiente. Cominciate a farlo: almeno vi sentirete uomini liberi. E non servi.
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