LA RABBIA PER LA MORTE DI GEORGE FLOYD INFIAMMA GLI STATI UNITI, DEVASTATO IL COMMISSARIATO DI MINNEAPOLIS
ANCORA NESSUNA MISURA PER GLI AGENTI CRIMINALI CHE SONO A PIEDE LIBERO… ORA TRUMP MINACCIA DI SPARARE SUI MANIFESTANTI
Le proteste dopo la morte dell’afroamericano di 46 anni George Floyd a Minneapolis arriva al terzo giorno di scontri e devastazioni, e si allarga in altre città degli Stati Uniti, con arresti a New York e tensioni a Denvers.
Dopo la richiesta di aiuto al governatore del Minnesota del sindaco di Minneapolis, è intervenuta la Guardia nazionale per fronteggiare il ripetersi di violenze attorno alle proteste per il caso che vede la polizia locale sotto accusa.
I manifestanti sono tornati davanti al commissariato di polizia dove lavoravano gli ormai ex agenti coinvolti nella morte di Floyd.
All’esterno è esploso un incendio, che ha costretto gli agenti ad abbandonare l’edificio. Secondo i media locali, diversi manifestanti sono riusciti a entrare nel distretto di polizia, vandalizzando gli uffici e appiccando un incendio anche all’interno.
A surriscaldare il clima di scontro si aggiungono le notizie sul fronte delle indagini a carico degli ex poliziotti coinvolti nel caso. I quattro hanno deciso di non collaborare con gli investigatori, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Al momento non è stato emesso nessun capo d’accusa per gli agenti licenziati. Nell’inchiesta è intervenuta ora anche l’Fbi, che sta visionando tutti i video disponibili relativi al fermo nel quale Floyd viene schiacciato per terra con il ginocchio da un agente mentre dice: «Non riesco a respirare».
Proteste scoppiano anche a New York, dove sono scese in strada a Manhattan centinaia di persone. 30 sono state arrestate, dopo che vicino alla sede del municipio è partito un lancio di bottiglie e vari oggetti contro la polizia.
L’agente Derek Chauvin, in 19 anni di carriera era stato protagonista di numerosi altri episodi razzisti e violenti,
“No Justice, No Peace”, nessuna pace senza giustizia: i quattro poliziotti che hanno gestito l’arresto finito in tragedia sono ancora a piede libero mentre nei loro confronti si sta conducendo un’inchiesta. E sono in tanti a chiedersi il perchè.
Donald Trump invece di cercare di placare gli animi, attacca i manifestanti, già bollati come “criminali”. “Se iniziano i saccheggi noi dobbiamo iniziare a sparare”, minaccia su Twitter. Sparare sulla folla. Come se di caos, in America, in questo momento, non ce ne fosse già abbastanza.
Ma lo stesso social network ha segnalato il post del presidente americano perchè viola le regole di Twitter sull’esaltazione della violenza. “Questo tweet ha violato le regole di Twitter sulla esaltazione della violenza. Tuttavia, Twitter ha stabilito che potrebbe essere di interesse pubblico che il tweet rimanga accessibile”, afferma l’avviso.
(da agenzie)
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